Olimpiadi Letterarie

Lo specchio dell'anima

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  1. MyaMcKenzie
     
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    Lo specchio dell'anima

    Guardo gli occhi di mio marito e vedo sollievo,
    fisso il mio ventre ormai piatto e sento un vuoto incolmabile.
    Scorgo i miei due figli trottare per casa felici,
    ma è una vitalità che ora non sopporto.
    Non più, non dopo aver perso il mio piccolino.
    È il secondo che se ne va, che mi lascia sola.
    Pensavo che questa fosse la volta buona
    Invece non ce l’ha fatta neppure lui,
    e io mi sento morire.
    Ho bisogno di uscire, di vedere gente, di non pensare.
    Lo prego di portarmi fuori, ma stasera lui è stanco, non se la sente.
    Cerco di giocare con i bambini, di lasciar scorrere il tempo,
    ma sorridere è sempre più difficile,
    mi sento soffocare,
    devo andarmene.
    Guido senza una meta
    non so dove potrei trovare la pace stasera.
    Entro nel primo centro commerciale,
    guardo le luci sfavillanti,
    vedo le persone indaffarate,
    mi accorgo dei sorrisi entusiasti dei piccoli,
    e mi sento peggio.
    Il mio non saprà mai cos’è il Natale
    non riceverà mai un dono
    non conoscerà il mio amore.
    Non trattengo le lacrime, fuggo, torno alla macchina
    e ricomincio a guidare, ancora una volta senza meta.

    Mi ritrovo sulla statale che porta al mare,
    miraggio e ricordo di giorni felici.
    È tardi, dovrei tornare a casa, ma il richiamo è troppo forte,
    forse in fondo spero che, almeno lui, riesca ad alleviare le mie pene.
    È buio, non vedo cos’ho dinnanzi
    ma lo sento,
    è agitato e greve, ruggisce rabbioso,
    mi ricorda un mostro dalle fauci scure,
    che fagocita ogni cosa.
    Il vento scompiglia i capelli,
    asciuga le guance,
    screpola le labbra,
    mi ricorda che io sono viva,
    mi rigetta nello sconforto più totale.
    Il mare d’inverno non guarisce,
    il mare d’inverno è un tormento,
    il mare d’inverno è un nemico che non avrei dovuto affrontare da sola.


    È la luce che mi ridesta,
    è il canto dei gabbiani che mi convince ad aprire gli occhi.
    Stamattina la distesa d’acqua, oltre il parabrezza, è tranquilla,
    ma pur sempre grigia.
    La tempesta è passata, ma il cielo è cinereo,
    malinconico,
    sembra sul punto di piangere.
    La spiaggia è deserta,
    esco a fare due passi,
    cammino a piedi nudi,
    ho bisogno di un contatto terreno.
    Il mare è pungente,
    ma mi accarezza appena,
    come dita premurose
    di un amante preoccupato.
    Mi fa dono di due conchiglie,
    di quelle che piacciono a me,
    con le costole in rilievo.
    Subito il pensiero va ai due piccoli che mi aspettano a casa,
    erano loro a raccoglierle per me l’estate scorsa,
    e mi chiedo se sia un segno,
    il modo che l’universo ha scelto
    per dirmi che dovrei accontentarmi di ciò che ho.
    Avanzo ancora, con il capo chino,
    cerco una traccia,
    un’impronta,
    un barlume di speranza,
    qualcosa che mi restituisca la fiducia nel futuro.
    Un’onda più robusta delle altre mi avvolge completamente i piedi
    in un abbraccio che significa molto,
    o che forse non vuol dire niente.
    Il mare d’inverno è dispettoso, mi prende in giro.
    Il mare d’inverno è sibillino, non lo capisco.
    Il mare d’inverno è egoista, non ha nient’altro in serbo per me.


    La spiaggia comincia a riempirsi,
    il vento è sparito,
    il cielo è velato e il sole si affaccia timido.
    Ho trovato altre due conchiglie, ma non belle quanto le prime.
    Sono piatte, pallide, incomplete,
    ma non riesco a separarmene.
    Le tengo nella destra, divise dalle altre,
    pesano come macigni nel mio pugno,
    sul mio cuore.
    Mi siedo su un tronco,
    la gente mi passa davanti e sorride compassionevole.
    Qualcuno si ferma
    prova a distrarmi con chiacchiere banali,
    rispondo per cortesia,
    ma il mio pensiero resta a quei gusci vuoti che stringo nel palmo.
    Il mare d’inverno si è ritirato, non vuole più giocare con me.
    Il mare d’inverno è lontano, fa in modo che sia io a decidere cosa fare.
    Il mare d’inverno è come tutti gli altri, mi lascia sola.


    Strida di uccelli, guaiti di cani.
    Chiacchiere di adulti, risate di bambini.
    Uno in lontananza chiama a gran voce papà,
    un paio invece gridano mamma, arrivandomi dritti al cuore.
    Volto le spalle all’acqua, guardo in faccia la vita.
    Li vedo trottare verso di me,
    i capelli biondi svolazzano,
    le braccia si tendono, le gambotte zompettano,
    le bocche si allargano, i sorrisi affiorano.
    Mi inginocchio, li aspetto,
    li accolgo e li avvinco.
    Li bacio entrambi, sono tutta la mia vita.
    Apro la mano sinistra, lascio che ognuno prenda la propria conchiglia.
    Ritorno a guardare l’acqua grigia, lascio vagare lo sguardo lontano,
    schiudo il palmo ancora serrato,
    discosto le dita, permetto alle ultime due di scivolare via.
    Il mare d’inverno le ricopre e le porta con sé.
    Il mare d’inverno ne avrà cura.
    Il mare d’inverno mi guarda, piatto e inespressivo.


    Ora ho entrambe le mani libere.
    Due mani, due bambini.
    Afferro le loro, le stringo nelle mie.
    Li accompagno lungo il cammino,
    li ascolto, li rassicuro:
    non li lascerò più.
    Loro hanno bisogno di me,
    io di loro.
    Mi volto un’ultima volta.
    Il mare d’inverno…
    adesso è solo mare.
     
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  2. Achillu
     
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    :Emoticons%20(125): :Emoticons%20(135): :Emoticons%20(132):
    Da brividi...

    Brava Mya. Mi hai steso.
     
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  3. Aima
     
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    Wow!
    Caspita, che dire? Colpita e affondata.
    Molto brava davvero.
     
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  4. MyaMcKenzie
     
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    Grazie ragazzi, sono contenta che vi abbia emozionato.
    :wub:
     
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3 replies since 2/10/2017, 20:21   49 views
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