Olimpiadi Letterarie

Mare nero

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  1. luis22
     
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    Mare Nero

    Durante il conflitto della seconda guerra mondiale, Yuri era un bambino sconvolto dagli eventi. Ora, i bombardamenti stavano devastando la zona e lui non riusciva più a dormire.
    Rimasto solo con la nonna alla morte dei genitori e alla deportazione delle due sorelle, trascorreva giornate di angoscia cercando del cibo. Andava setacciando Yalta, affacciata sul Mar Nero.
    La nonna non riuscì a superare quella situazione, il suo cuore era stato già messo alla prova da lunghi anni di avversità. Infatti, una sera che Yuri tornò a casa, la trovò priva di vita. Povero bambino, aveva nove anni e fu colto da una profonda disperazione.
    A Livadja, cittadina poco distante da Yalta, vivevano alcuni zii, fratelli di suo padre. Così, Yuri decise di raggiungerli sperando potessero ospitarlo o dargli un po’ di conforto. Camminò tutto il giorno e la notte si riparò in un anfratto roccioso a picco sul mare.
    Gli aerei avevano continuato a perlustrare la zona. Sebastopoli, era stata assediata dai tedeschi.
    Aliosha, lo zio più giovane, accolse il nipote con gioia. Della famiglia era rimasto lui solo, gli altri fratelli si erano allontanati da molto tempo.
    «Sono felice che tu sia qui, andremo a pescare insieme.» promise il giovane a Yuri, per risollevargli il morale. Sapeva che sarebbe stato molto difficile a causa delle flotte navali e delle incursioni aeree, sempre pronte a fare fuoco e bombardare qualsiasi imbarcazione sospetta stesse navigando sulle acque profonde del mare.
    Qualche giorno più tardi, Aliosha e Yuri si accordarono con il comandante di un peschereccio, per fare la traversata del Mar nero e raggiungere le coste turche.
    «Zio, ho paura è buio! Ci scopriranno.» «Tranquillo ragazzo, ritroveremo la pace e ricominceremo da capo.» lo rasserenò.
    Nel buio della notte, quando il mare è nero come la pece e riflette i bagliori circostanti, una raffica di colpi e una immensa esplosione fecero saltare l’imbarcazione mettendo fine al sogno di due giovani vite innocenti che, navigando, volevano tornare a vivere.

    Edited by luis22 - 13/9/2017, 00:11
     
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  2. Olimpiadi Letterarie
     
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    caratteri 2003
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    Vessatore di pterodattili

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    E' scritto strano, molto.. legnoso?
    Meritava più pathos, più grinta, piuttosto tralasciando la prima parte della storia e concentrandosi sulla seconda (le cose che scoppiano hanno sempre un certo fascino emotivo).
    Anche il narratore è troppo onniscente, stona, secondo me.

    Non posso dire che mi sia piaciuto, purtroppo; per quanto l'argomento mi intrighi è troppo grezzo, ci voleva una decisa pennellata di colore in più. :)
     
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  4. Ulisse67
     
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    L'ambientazione storica risulta da principio molto interessante, poi la narrazione è un po frettolosa quasi asettica, anche io avrei preferito un finale più narrato colorato. Forse colpa dei pochi caratteri a disposizione ... L'idea rimane buona magari si potrebbe ampliare in seguito.
     
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  5. stefia
     
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    E' un racconto molto particolare con uno stile narrativo un po' freddo, che mi ha ricordato una radiocronaca. Il "povero bambino", all'inizio, non sono riuscita ad apprezzarlo perché mi è sembrata una forzatura, quadi una cosa che "si deve dire" per convenzione sociale. Non mi ha convinto, mi spiace.
     
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  6. luis22
     
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    Avete ragione, devo riprendere l'allenamento nello scrivere. Tuttavia, duemila e poco più battute sono poche per raccontare una storia, per altro vera, quel bambino freddo sarebbe stato mio zio. Forse è questo, non si può narrare parte delle proprie radici in così poche battute. Grazie per l'attenzione. :Emoticons%20(321):
     
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  7. Antonio Borghesi
     
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    Hai fatto una cronaca più che un racconto. Peccato. C'era molta stoffa.
     
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  8. luis22
     
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    Ho avuto fretta Antonio. Hai ragione, dovevo aspettare, ma avevo bisogno di essere punzecchiata da voi, per scuotermi da questo blocco. Spero vada meglio la prossima occasione. Grazie. :Emoticons%20%28340%29:
     
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  9. caipiroska
     
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    Ciao luis22,
    secondo me il tuo brano non fa centro perché è molto raccontato e poco partecipato.
    Non credo nemmeno che basti infilare una persona in una barca nelle ultime tre righe per far rientrare il racconto nel tema "navigando" (per esempio se fossero stati su un treno l'effetto sarebbe stato lo stesso...).
    Basandoti su una storia vera avresti dovuto concentrarti di più sul finale, tralasciando la prima parte del racconto ( che sono nozioni importanti per te, in quanto coinvolta dalla storia, ma che il lettore percepisce come intrusi devianti) e concentrarti di più sullo sconvolgente finale: da qui forse poteva partire la "navigazione" del tuo protagonista fra le stelle alla ricerca dei suoi cari, o attraverso il tempo, fino a te...
     
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  10. luis22
     
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    Ero io a navigare nei ricordi di quanto raccontato da mia madre, ecco il motivo dell'effetto cronaca. Non ho infilato a caso due perone in un peschereccio, stavano fuggendo da una guerra con la speranza di trovarsi un futuro, un po' come gli emigranti che sbarcano sulle nostre coste. Ho già ammesso di dover "riprendere" a scrivere e forse non sono ancora pronta del tutto. Grazie, i consigli aiutano. :(
     
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  11. liliana tuozzo
     
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    Forse troppe poche battute, ma a me è rimasto il ricordo del bambino e dello zio in quel mare nero con una profonda tristezza. Riprendilo ampliandolo, un abbraccio.
     
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  12. *SHORY*
     
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    A differenza del resto, mi ha coinvolto assai l'ultima parte che è anche la più a tema: peccato occupi pochissimo spazio.
     
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  13. Mioalterego
     
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    Credo che il racconto avrebbe dovuto avere una lunghezza ben maggiore per poter essere apprezzato nello sforzo descrittivo di descrivere le zone di guerra. Infatti la prima metà è fagocitata da questo sforzo descrittivo che, alla fine, sembra piuù una cronaca di guerra che un racconto. La seconda parte viene quindi compressa in poche righe che non riescono a fare uscire tutto il personaggio del bambino e la sua paura e tristezza. Da rivedere e rieditare.
     
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  14. MyaMcKenzie
     
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    Ciao Luis22, concordo con chi ha commentato prima di me.
    In più, mi permetto di farti notare un paio di cose sperando di farti cosa gradita (per quanto mi riguarda, preferisco mi si indichi il punto esatto del problema piuttosto che parlare in generale)

    Hai scritto
    [...]Durante il conflitto della seconda guerra mondiale, Yuri era un bambino sconvolto dagli eventi. Ora, i bombardamenti stavano devastando la zona e lui non riusciva più a dormire.
    Rimasto solo con la nonna alla morte dei genitori e alla deportazione delle due sorelle, trascorreva giornate di angoscia cercando del cibo. Andava setacciando Yalta, affacciata sul Mar Nero.[...]
    La parte che ho colorato, secondo me, stona in quel punto. L'avverbio "ora" presuppone un tempo presente, di certo non tanto passato quanto quello che lo precede e quello che lo segue.

    Idem qui:
    [...]Nel buio della notte, quando il mare è nero come la pece e riflette i bagliori circostanti, una raffica di colpi e una immensa esplosione fecero saltare l’imbarcazione mettendo fine al sogno di due giovani vite innocenti che, navigando, volevano tornare a vivere.[...]
    Perché siamo passati al presente ("il mare è nero")?
    Mi sarebbe andato bene se fosse stata la visione (attuale e ricorrente) di un episodio del passato, tipo: "ancora oggi si vedono le luci e si sentono i suoni di ciò che accadde".
    Ma messa così come l'hai scritta non va, perché c'è quel "fecero" che mi riporta ancora al passato.
     
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  15. luis22
     
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    In effetti "stona" ... la mia è una visione del tutto personale e, a questo punto, sgrammaticata se si seguono le regole. Ora, per me, sostituisce "in quel preciso istante", mentre stava avvenendo tutto quanto. Non è corretto, ma per me è una licenza poetica. Idem per la tua osservazione "nel buio della notte, quando il mare è nero come la pece e riflette i bagliori circostanti" dovevo chiuderlo tra due parentesi. Intendevo dire "nel momento in cui il mare, ancora oggi assume quel colore nella notte". Il Mar Nero, ha questo nome proprio a causa della profondità andrebbe interpretata come una licenza poetica. Riconosco la scorrettezza, se vista in modo classico. Sarà che scrivere poesie mi ha abituata ad volare fuori dalla realtà.
    Ti ringrazio per l'analisi approfondita e il tempo dedicato. Mi è molto utile: ho bisogno di essere spronata, per ritrovare la mia verve.
    Buona serata. :Emoticons%20(317):

    CITAZIONE (Mioalterego @ 12/9/2017, 16:03) 
    Credo che il racconto avrebbe dovuto avere una lunghezza ben maggiore per poter essere apprezzato nello sforzo descrittivo di descrivere le zone di guerra. Infatti la prima metà è fagocitata da questo sforzo descrittivo che, alla fine, sembra piuù una cronaca di guerra che un racconto. La seconda parte viene quindi compressa in poche righe che non riescono a fare uscire tutto il personaggio del bambino e la sua paura e tristezza. Da rivedere e rieditare.

    Come ho giù detto, mi spiace, avete ragione sarei dovuta uscire dal "personale" pensando di scrivere qualcosa di più approfondito. Cercherò di rimediare, grazie. :)

    CITAZIONE (*SHORY* @ 12/9/2017, 12:38) 
    A differenza del resto, mi ha coinvolto assai l'ultima parte che è anche la più a tema: peccato occupi pochissimo spazio.

    Ti ringrazio, è un coro unanime ormai. Provvederò a rivederlo a votazione avvenuta. Buona serata. :)

    CITAZIONE (liliana tuozzo @ 12/9/2017, 09:23) 
    Forse troppe poche battute, ma a me è rimasto il ricordo del bambino e dello zio in quel mare nero con una profonda tristezza. Riprendilo ampliandolo, un abbraccio.

    Sei gentile Liliana, ti ringrazio molto. Lo riprenderò, iniziando dal finale, forse funzionerà di più. Ricambio l'abbraccio. :Emoticons%20(143):
     
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27 replies since 11/9/2017, 16:14   209 views
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