Olimpiadi Letterarie

Un viaggio nel mare onirico

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  1. Simone Volponi
     
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    Mi parlo troppo, specie di notte, col risultato di finire dentro i sogni dei morti.
    È come se il mondo finisse sottosopra, e il buio del cielo diventa il mare dove navigo sdraiato di schiena sul dorso pallido di Moby Dick. Moby nuota sempre in avanti, mezza immersa e mezza no, come fosse uno scafo capovolto. La coda si muove in slow motion, la pinna gigantesca è la pista da ballo per il lesbo show di scatenate amazzoni e valchirie nude.
    A volte fa freddo, a volte caldo, comunque me ne sto con le mani dietro la testa e osservo lassù le nuvole di lamiera che corrono e s’addensano. Ci sono lampi di esplosioni rosse, dopodiché piovono cadaveri, a pezzi. Soprattutto volti, una pioggia di volti conosciuti e sconosciuti, tutti morti.
    Le facce piovono e finiscono assorbite dal mare buio, e quelle che colpiscono la schiena di Moby scoppiano in mille gocce di carne onirica.
    Navigo nel mezzo della vita e della morte, con in testa una quantità di parole che sono tante quanti i secondi vissuti dalla Terra. Mi tormentano, poi scivolano dal mio corpo sotto forma di strisce elicoidali che si intrecciano in tanti DNA deformi. Ne sono avvolto, sono dolorosi. Anche una parte della balena è avvolta, ma da vecchie funi, e se mi giro a destra posso vedere lo scheletro di Achab, con la barbetta ancora attaccata all’osso mascellare, che si scuote tra i flutti col teschio chino. Brutto morire per un’ossessione, vero capitano?
    Mi parlo e sogno, mi parlo e sprofondo, mi parlo e finisco perduto.
    Mi giro a pancia in giù sulla pelle dura di Moby, così da osservare il getto opalescente spruzzato fuori dal suo sfiatatoio dalla forma di due tette che si aprono e chiudono, e lo spruzzo raggiunge la cima del mondo capovolto. Ci scorgo miliardi di immagini, ma solo una si ripete in evidenza. E non importa se qui, nel mare fatto di notte, tra onde ripiene di stelle, posso respirare aurore boreali e anticicloni d’enfasi, mordere cosce calde e bere esistenze plurime.
    Lei mi si imprime nell’anima come una stigmate infuocata.
     
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    complicatrice

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  3. Simone Volponi
     
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    Thanks
     
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    Vessatore di pterodattili

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    Fuori di testa, nel senso buono del termine.
    Apprezzato molto, mi piace l'estro creativo quando prende pieghe coraggiose.
    Mi spiazza solo la frase finale, mi è sembrata fuorviante.
     
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  5. Achillu
     
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    Ciao Simone.

    Forma: virgola congiunzione, punto congiunzione. Può piacere oppure no. Il resto mi sembra a posto. Trama e personaggi: c'è un secondo evidente livello di lettura che purtroppo non colgo per mia ignoranza o per l'ora tarda; piaciuta l'interpretazione del tema. Stile: il narratore protagonista è distaccato e questo dà un effetto straniante; credo che sia l'effetto desiderato e quindi bravo!
     
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  6. *SHORY*
     
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    Proprio all'inizio c'è una ripetizione:

    CITAZIONE
    col risultato di finire dentro i sogni dei morti.
    È come se il mondo finisse sottosopra

    Io l'ho interpretato come un navigare tra i sogni propri: l'idea è azzeccata perché dentro ci sta tutto, immagini e considerazioni.

    Però, se ho ragione, mi sfugge il senso di questa frase:
    CITAZIONE
    Mi parlo troppo, specie di notte, col risultato di finire dentro i sogni dei morti.

    L'espressione "mi parlo troppo" è interessante: non l'avevo mai sentita.
     
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  7. Ulisse67
     
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    Tutto racconto è lucido nella sua follia. Non amo il genere ma sai scrivere. Il finale invece come un colpo di coda mi è piaciuto molto.
     
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  8. patti@
     
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    ciao Simone
    cavolo! mi sono rimaste sensazioni molto forti e non mi va di commentarti.
    ma già questo è un commento.
    mi è piaciuto moltissimo e, anche se non lo apprezzerai (forse) è un concentrato di poesia purissima.
    complimenti
     
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  9. MyaMcKenzie
     
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    Sei troppo avanti per me, non riesco ad apprezzare il racconto come dovrei.
    Però hai una buona penna, questo si capisce. Bravo
     
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  10. liliana tuozzo
     
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    Un interpretazione molto personale del tema, riuscito il racconto, forse con qualche battuta in più avrebbe regalato più emozioni. Mi piace l' aspetto onirico, le immagini di morte un po meno. Un ottimo lavoro .
     
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  11. Angy C.
     
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    Piaciuto molto. Sembra quasi un viaggio in trance ( navigo nel mezzo della vita e della morte) per cui tutte le visioni sono assurde, anche cruente o sexy. O forse desidera morire. Mi è parso evidente che il protagonista è ossessionato da qualcuno/qualcosa e questa sua ossessione gli si è impressa, come una stigmate, nell'anima. Nulla può salvarlo. Molto bravo :)
     
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  12. Antonio Borghesi
     
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    Simone li mortac.... ma non potevi navigare in un mondo più allegro. Da rileggere per qualche correzioncella.
     
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  13. Aima
     
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    Mi ha ricordato un numero di Dylan Dog: visionario e un po' fumato. So che lo spazio è breve ma manca qualcosa che tiri le somme ti tutto sto casino onirico, la figura di una "lei" non mi è sembrata abbastanza forte come conclusione.
    Un giorno mi dovrai dare il numero del tuo spacciatore.
     
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  14. caipiroska
     
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    Ah, però!
    Questo mini non me l'aspettavo davvero!
    Con l'esordio del tuo "Mi parlo troppo..." avevi già catturato tutta la mia attenzione, ma di sicuro mai e poi mai mi sarei aspettata di fare questo viaggio!
    E devo dire che mi è piaciuto assai!
    Forte, visionario, eccessivo, disturbante... un po' sconclusionato forse, ma il delirio c'è tutto!
     
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  15. Mari.q
     
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    Be' che ti devo dire?
    Solo un mi sei mancato!
    Di sicuro non è il mio genere e lo sai, ma sono felice che sia il tuo. Leggerti è sempre un viaggio molto bello.
    Grazie Simone
     
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14 replies since 17/9/2017, 22:29   109 views
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