Olimpiadi Letterarie

A (Antonio Borghesi)- Divagando sull’ol-real, il remote-vision e altre bazzecole.

Racconto fantascientifico utilizzando tutte le foto inclusa la copertina

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  1. Antonio Borghesi
     
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    C’eravamo finalmente riusciti. I nuovi computer neuronali (neuro-comp), nella loro complessità subatomica dei Q-bit, compivano egregiamente il compito loro richiesto: copiare alla perfezione il cervello umano. Osservando i neuro-comp nella loro dimensione quantistica, con quel groviglio multicolorato di neuroni e sinapsi, ci si accorgeva come somigliassero straordinariamente a delle pitture astratte di un’epoca ormai lontanissima (3A). Li avevamo impiantati nell’ultima generazione di androidi rendendoli così ancor più simili a noi umani.
    C’era voluta una guerra però. Quelle macchine, cosiddette intelligenti malgrado avessero ancora il vecchio cervello, si erano ribellate ed erano riuscite a imprigionarci quasi tutti (12B); a volte incatenandoci in piccole celle (16A), a volte deportandoci, deridendoci, in lunghe file sotto il controllo delle loro armi (7B), per rinchiuderci in orribili campi di concentramento. Pensavano di farci cadere nella disperazione dell’impotenza (6B) ma ovviamente il loro pensiero non si era concretizzato.
    L’astuzia umana di un gruppetto di scienziati, sfuggiti all’imprigionamento, aveva escogitato un sistema per bloccare quelle maledette macchine. Utilizzando le onde radio con le quali esse comunicavano, erano riusciti a penetrare nei loro computer cerebrali disconnettendoli, dopodiché avevano sostituito il loro vecchio apparato encefalico con il neuro-comp a Q-bit, rimettendole poi nuovamente in attività e asservendole completamente ai nostri comandi. Questo loro servilismo, in effetti, è oggi l’unico tratto per cui si possono distinguere da noi umani.
    Gli androidi dei nostri giorni sono perfino differenziati tra i due sessi o addirittura asessuati, così che possano soddisfare chi ancora avesse qualsivoglia desiderio di quel tipo.
    Non che ce ne siano rimasti comunque molti, tra di noi, a compiere ancora l’atto dell’accoppiamento fisico. In effetti, dopo l’ultima insensata guerra nucleare, che aveva ridotto la popolazione mondiale a solo qualche milione di persone e, quella con gli androidi che ci aveva ancor più decimati, era stata messa allo studio la creazione di un sistema di realtà virtuale, ora in fase di test finale, che avrebbe soddisfatto tutti i desideri, denominato ol-real che, assai più complesso dell’originale basato solo su vista e udito, includeva anche tutti gli altri sensi, uguagliando la realtà fisica e riuscendo così ad appagare ogni fantasia. Meg, la mia compagna e io facciamo parte del team di progettisti.
    Pensate ai vostri sogni più strani. Io l’ho fatto: mi sono tramutato in un enorme scarafaggio che strisciava sul muro di casa (6A). Lo so che si riferisce a un antico autore chiamato Kafka! Me l’ha detto Ruby, il mio androide personale che è collegato con Veri-pedia, il contenitore di tutto lo scibile umano. La mia fantasia mi ha anche portato a sbarcare su di una Luna dal viso umano, lanciato da un grosso proiettile che gli si è piantato in un occhio (7A). Fantasia non mia, mi ha detto Ruby che conosce un certo Jule Verne. Oppure, sempre per restare in tema lunare fantasioso: una barchetta a remi che attraversava lo spazio davanti alla luna piena degli innamorati, con a bordo la mia ragazza e me stesso, tramutato in un orso, a causa del mio carattere un po’ ombroso, (16B). In un altro sogno sorvolavo delle rovine, sbattendo delle buffe ali artigianali da pipistrello da me stesso costruite (18A). Stile Leonardo da Vinci, dice Ruby gratificando la mia immaginazione. Mi sono anche visto tuffare da un’altissima roccia sovrastante un placido laghetto, librandomi con grazia nell’aria (18B). Ruby tace. Non sa fornire spiegazioni sulla località. Alla fine mi sono immaginato gabbiano (4B) mentre trasvolavo immense distese d’acqua con pochi battiti delle mie immense ali. Ruby dice che è normale. Tutti quei sogni erano relazionati al volo e ormai credevo di saper volare, aggiungendo, nel suo pragmatismo di macchina senz’anima, che comunque non erano altro che il comune desiderio dell’uomo di poter volare come gli uccelli. Che il mio Ruby si fosse trasformato in psicologo? Probabile avesse assimilato anche quella scienza e ora pensava di poter dare delle spiegazioni? Forse una visita di controllo gli avrebbe fatto del bene!
    Tornando al vero oggetto di queste divagazioni si stava dicendo che: voi con la vostra immaginazione potrete sognare qualsiasi fantasia ma sarà l’ol-real a farvi partecipare da protagonista, immerso in una realtà olografica che vi apparirà però esattamente tangibile come quella vera. Beh sì, la potrete anche toccare. O meglio proverete le stesse sensazioni come se le percepiste veramente con le vostre dita o attraverso la vostra pelle. Potrete perfino sentire il gusto del vostro piatto preferito e apprezzare il profumo che più vi aggrada.
    Ne dubitate? Vedrete quando saranno distribuiti a livello planetario!
    So comunque esattamente quello di cui scrivo perché Meg ed io, insieme, abbiamo come dicevo, non solo partecipato allo sviluppo degli ol-real ma li abbiamo anche usati.
    Chi siamo? Una coppia di apparentemente romantici sognatori (15A) ma con piedi da scienziati ben piantati per terra.
    Meg è quella dottoressa in scienze spaziali, all’origine del famoso warp engine funzionante a generazione di black-&-white-holes che ha permesso i primi viaggi spaziali a una velocità prossima a quella della luce.
    Io, che qui divago, sono Tony, laureato in fisica quantistica e conosciuto per essere all’origine del remote-vision; quello strumento che permette di raccogliere le onde e/o particelle quantistiche luminose, trasformandole in immagini. Vi faccio un semplice esempio: è come ricomporre l’integrità di un’immagine dai minuscoli frantumi di uno specchio (8B).
    Le nostre due creature, istallate su delle piccole sonde spaziali, permettono il loro posizionamento, a una distanza spazio-temporale ben precisa, nell’orbita di un qualche pianeta situato nella fascia abitabile di una stella e la trasmissione alla centrale terrestre, sfruttando l’immediatezza della proprietà quantistica dell’entranglement , delle immagini storiche di quel determinato periodo, dando così la possibilità di capire se su quel pianeta ci sia realmente una vita e, se c’è, a quale livello sia e quindi se opportuno, per noi umani, visitarlo.
    La prima volta che abbiamo testato il remote-vision, Meg ed io, abbiamo inviato verso la Luna una sonda spinta dal suo motore, posizionandola alla distanza spazio-temporale del 20 luglio 1969, alle ore 20:18 GMT (o UTC per la precisione di allora) e così abbiamo visto Armstrong scendere la scaletta del LEM e mettere piede sul suolo lunare. Non avevamo ancora l’immediatezza della ricezione dell’entanglement ma, quella di 1,28 secondi delle onde radio fu più che sufficiente per ricevere, quasi in tempo reale, quel famoso evento. Posso assicurarvi che l’impronta del suo scarpone è proprio quella che è rimasta stampata nella polvere lunare (2B) così come immagini storiche ci avevano mostrato.
    Nel viaggio di ritorno della sonda, Meg ed io, ci siamo divertiti a posizionarla in alcuni spazio-tempo terrestri ricevendo, solo per nostra curiosità, l’immagine del 1932, di un buffo antenato di Meg, che a New York si esibiva come esperto equilibrista (3B) e una di un mio tris-trisavolo mentre, nel 1940, passeggiava tranquillamente tra la folla (5A). Spostandoci all’11 giugno 1963 ne vedemmo una terrificante di un monaco che bruciava come una torcia accesa (17B). Non comprendendone il significato l’abbiamo inviata al nostro archivio storico Ol-pedia. Orribile. L’uomo si immolava per far valere dei diritti pacifici! Assistemmo a un delitto avvenuto nel 1793 o meglio alla sua raffigurazione in un quadro esposto in una mostra del 18 settembre del 2017, nel chiostro del Munch Musset di Oslo. Ol-pedia c’informò rappresentare l’uccisione di un certo Marat (12A) da parte di una donna: Charlotte Corday. Avvenne a Parigi. Avevamo posizionato scientemente le nostre coordinate spazio-temporali ma costatammo che di avvenimenti criminali ce n’erano a ogni minimo movimento della sonda. Cessammo ogni indagine e la facemmo rientrare. Per noi il test era stato sufficientemente valido. Ora sarebbe toccato agli altri… divertirsi.
    Moltissime piccole sonde vennero inviate in seguito nello spazio-tempo terrestre e ci fu un’immensa revisione di quella che era stata la storia del nostro mondo. Furono scoperte moltissime incongruenze ed effettuate le opportune modifiche. Il nuovo archivio a partire dai 4 miliardi e mezzo di anni fa, data d’apparizione della vita sul nostro pianeta, fino ai nostri tempi, è oggi non solo completo ma soprattutto veritiero. In effetti da Ol-pedia è stato rinominato Veri-pedia.
    Furono tentate anche molte incursioni per ottenere informazioni ancor più dettagliate ma si scoprì che erano inutili. Tutti quei tentativi furono come osservare, tramite uno spioncino, una porta chiusa (14A). Il remote-vision non poteva vedere attraverso i tetti o le mura. Un gruppo di nostri scienziati, aiutati dai loro androidi personali, sta però mettendo a punto le giuste combinazioni di onde radio Uwb che, permettendo la visione attraverso i muri, saranno abbinate ai nuovi remote-vision perfezionandoli così per il loro compito. Non so però se otterranno successo. Il nostro popolo è ormai talmente avanzato intellettualmente che nessuno presta alcun interesse a quelle possibili invasioni della privacy. Sarà però un ottimo strumento per migliorare ancor più il nostro archivio storico, non più però geo-localizzato su reti o antichità come i server. Il Veri-pedia è a livello sub-atomico gestito dalla quantistica, impossibile perciò parlare di limitazioni spaziali alla memorizzazione di dati.
    Meg ed io siamo diventati inseparabili. Pensate che la comunità scientifica ci ha soprannominato spiritosamente: i Megatony. Nome che sembrerebbe avere a che fare con l’energia nucleare e con le vecchie esplosioni atomiche, ormai ritenute cose d’altri tempi.
    In effetti una certa relazione c’è. Noi facciamo l’amore come si usava prima della guerra nucleare. A volte ci ispiriamo persino ad antiche foto erotiche (11B).
    Personalmente però preferisco raffigurarmi le belle donne di un tempo che si lasciavano immortalare sia nude (8A) che vestite succintamente in forma sexy (11A). La loro antica diversità è per me un fattore erotico scatenante.
    Meg, che io amo più per i suoi sentimenti che per la sua scelta di essere una bellezza eterea (1B), abbastanza comune per chi come lei abbia voluto, al momento del passaggio al mondo maturo, modificare il suo DNA al fine d’ottenere quei tratti somatici propri delle sue origini ebree (19B), ha però anche lei le sue strane preferenze e non sono poche.
    S’immagina spiata dagli occhi perversi di un qualcuno appollaiato su di un muro (5B) o che l’osservano attraverso il buco di una serratura (17A) mentre, nuda di schiena, osserva un tramonto (10A).
    Mi son sempre domandato il perché di queste sue strane frenesie. Forse merito anche di quelle strane pillole (14B) che assume, dice lei, per eccitare più disordinatamente le sue sinapsi. Dice che sono come porte che si schiudono alla luce (13B) al fine di produrle visioni più complesse di quelle che un ol-real, come quello che sta testando, possa offrirle. Dice che ha imparato questo sistema da pittori visionari del passato che riproducevano su tela (Copertina) le loro allucinazioni, ottenute dopo l’assunzione di forti stupefacenti o semplicemente fumando (9A) erbe dai nomi strani.
    Lei, che ama enormemente l’acqua al punto di volerla accarezzare (10B) come se fosse una compagna di vita, immagina di esservi completamente immersa con le forme di una di quelle fantasiose sirene (9B) della storia passata o di nuotare, adolescente spensierata, con altri ragazzi in un mare che li accoglie benevolo (2A) oppure di stare sotto una pioggia battente con le gocce che le scivolano voluttuosamente su tutto il corpo (4A) o circondata da quelle impalpabili di una soffice nebbia che avvolge una silenziosa foresta (1A). L’acqua è decisamente la sua fantasia preferita.
    Meg ha però smesso di colpo con quelle pillole il giorno che, improvvisamente, le era apparso un uomo con la testa da coniglio (15B) e non era riuscita a capire né perché le fosse apparso e nemmeno il fatto che quella apparizione le si sia mostrata per tutta una giornata. O peggio quella volta, per lei che adora l’acqua, che si era vista rinchiusa come un pesce rosso in un boccale, (13A) costretta a girare in torno senza requie con la vista su di un mare che non poteva raggiungere.
    Da quel momento aveva iniziato a usare il suo ol-real di test, dove almeno era lei a comandare le sue visioni: un carosello, la vecchia giostra coi cavalli che ruotavano al suono di un antico motivetto (20A) o il bellissimo mausoleo del Taj Mahal che si specchiava in una rosea luce dell’alba nelle tranquille acque delle sue piscine (20B) erano per lei diventati le sue immagini rilassanti preferite. Come lo era quella della ragazzina che ballava nel film “C’era una volta l’America” (19A) consapevole di essere spiata, proprio come piaceva anche a lei, dal timido ragazzino.
    La mia narrazione mi ha portato un po’ al di fuori di quello che mi ero prefissato. Raccontarvi dei neuro-comp, i futuri ol-real, il remote-vision e il warp black&white holes engine. Ne sono quasi sicuro ma credo di aver scritto molto di più su Meg. Sapete com’è il cuore. Comanda lui.
    Scusatemi se ho messo troppa carne al fuoco, come si diceva ai vecchi tempi, ma d’altronde erano divagazioni.
     
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  2. Ulisse67
     
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    Meraviglioso, semplicemente stupefacente! Mi hai conquistata con la quantistica e tutte le sue fantastiche invenzioni! l'ol-real (CREDIBILISSIMO IL FATTO CHE TU NE SIA L'INVENTORE) :emoticons%20lavoro%20%2826%29: , il remote-vision che adoro! Ho sempre immaginato e desiderato viaggiare nel passato e poterlo fare senza interferire negli avvenimenti storici è geniale oltre che eticamente corretto. Mi piace come nel racconto tu sia riuscito a usare tutte le immagini, perfino in maniera poetica, bravo. Fino a oggi, è il mio racconto preferito. :emoticons%20hobbies%20%2818%29:
     
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  3. Antonio Borghesi
     
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    Grazie mille Ulisse67. La quantistica è il mio dada preferito. Tutto o quasi quello che la riguarda è incomprensibile però funziona. Io che sono un programmatore anziano (o anziano programmatore) ho sempre dovuto usare la logica e i quanti mi fregano, così come facevano i vecchi calcolatori a valvole dei miei tempi. Dopo venti anni li ho capiti e spero, me lo auguro, che sia così anche per i quanti.
     
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  4. Angy C.
     
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    Un racconto fantastico, hai usato tutte le foto :) con gran fantasia. Poi hai inserito anche il lato romantico della storia. Bravissimo :Emoticons%20(276):
     
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  5. Antonio Borghesi
     
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    Merci Angelique. Sono sempre stato affascinato dalla fisica quantistica e dalle possibilità incredibili che ci offrirà la sua, sempre maggior, conoscenza nel futuro. Nei miei racconti cerco, a volte, d'infilarci qualche oggetto plausibile e compatibile con quelle leggi delle quali conosciamo i risultati ma non le spiegazioni di come si ottengono. Je t'embrasse. A presto.
     
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4 replies since 19/9/2017, 19:49   47 views
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