Olimpiadi Letterarie

Prince Of Persia - Il seguace di Ormazd

Gruppo Cuori, genere fanfiction

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  1. Blacksteam
     
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    PRINCE OF PERSIA
    Il seguace di Ormazd




    Il cielo non prometteva nulla di buono, ormai era un dato di fatto. Da lontano intravedeva i primi oscuri presagi di una tempesta di sabbia, doveva sbrigarsi. Scosse delicato le briglie dell’asina e quella aumentò l’andatura. Osservò poi una bussola rudimentale, ma che non aveva ancora fatto cilecca, e sfilò la mappa dalla cintura. Il tragitto somigliava a un serpente dalla vena ballerina, tante curve in grado di far perdere la direzione anche al più abile dei cercatori di tesori. Lui era in grado di cavarsela, ci era abituato. Non per nulla lo chiamavano il Principe dei ladri, o ladro di tombe, ma quest’ultimo non lo preferiva. Di principe in verità aveva ben poco. Era un titolo che si era guadagnato negli anni grazie alla sua fama di mano lesta sia nei furti che nell’arte della spada. In verità era un vagabondo, un lupo solitario senza una casa vera e propria perché non era capace di fermarsi, voleva vivere il momento sempre e comunque.
    Così eccolo di nuovo in sella all’asina di nome Farah, diretto verso un puntino nero disegnato su di una mappa non proprio sua, verso l’ennesima peripezia.
    Avanzò fino a quando il sole calò dietro alle dune di sabbia, lasciando il posto alle tenebre che gli impedivano di procedere oltre. Giusto quando il dolore allo stomaco, per colpa della fame, si fece più difficile da sopportare, intravide le luci tremolanti di alcune fiaccole accese in lontananza.
    Attraversò il villaggio con Farah al seguito, circondato dagli sguardi attenti degli abitanti di quel piccolo regno isolato. Più osservava quella gente più si accorgeva che la maggior parte erano vecchi. Di bambini solo due, gli stessi che correvano e saltavano giocando a inseguirsi. Lo stomaco del principe si fece rumoroso.
    «Che stai cercando?» La voce di un vecchio fermò il passo del Principe, che si chiese se si stesse davvero rivolgendo a lui.
    «Qualsiasi cosa sia commestibile» rispose, guidato dalla fame.
    «Non cerchi solo del cibo, vero straniero?» Il principe a quel punto lo osservò bene: sapeva che si stava riferendo alla tomba. Per qualche motivo aveva capito che non si era trovato a girovagare da quelle parti senza un preciso scopo, che l’oro l’aveva portato a intraprendere quel viaggio e in quel momento si chiese se si capisse il suo intendo solo osservandolo.
    «Cerco una tomba» ammise, curioso della sua risposta.
    «Ahh la tomba del Re! Cerchi invano straniero, nessuno l’ha mai trovata e dubito che esista davvero. Comunque se vuoi perderti come gli altri fai pure, la vita è tua, ma prima che ne pensi di assaggiare un po’ di capra al curry?»
    Il Principe non se lo fece ripetere e lasciò che gli portassero la coscia di capra più grossa che avesse mai visto, adatta per qualcuno affamato com’era lui. La ingurgitò in poco tempo sotto gli sguardi attoniti dei presenti radunati attorno al fuoco, dove altri pezzi stavano raggiungendo la giusta cottura. Tutti erano simili in quel villaggio, vecchi, con segni neri impressi sulla pelle di varie forme, come simbolo di appartenenza alla loro gente, gli Ahura, sempre meno numerosa. Una figura però era fuori dal coro, come i due bambini, si trattava di una ragazza dagli occhi di un nero intenso e i capelli legati da decine di treccine. Il Principe restò a fissarla tutta notte, fino a quando crollò sulla propria asina, decidendo di concedersi il riposo di cui aveva bisogno.
    A svegliarlo la mattina dopo fu l’intenso odore dell’asina che aveva usato come giaciglio, non era neanche la prima volta che lo faceva, e lo strofinare delle mammelle contro i lombi delle sue orecchie. Si alzò di scatto grattandosi i lombi, sperando che Farah non avesse i pidocchi, e controllò sulla mappa dove doveva dirigersi.
    «Non ci posso credere!» esclamò, sbigottito, ravanando nei pantaloni alla ricerca del prezioso papiro. Certo, non erano modi di un Principe nascondere le cose nelle braghe, ma non c’erano posto più sicuro. Almeno credeva.
    Un fischio attirò la sua attenzione e gli fece dirigere lo sguardo verso la stessa ragazza che aveva osservato fino allo svenimento. Stava sventolando quella che sembrava la sua mappa.
    «Hei quella è mia!» fece lui, realizzando poi il tutto. «Aspetta, vuoi dire che…»
    Lei sorrise, il Principe notò anche una certa espressione appagata, poi salì sul cavallo e si diete alla fuga.
    «No ferma! Ridammela!» Saltò in groppa a Farah e le colpì il ventre, mettendosi all’inseguimento della fuggiasca dalla mano lesta che a quanto pare non stava aspettando altro. Di certo però, una volta usciti dal villaggio, non c’era granché posto per tentare la fuga a meno che non decidesse di nascondersi dentro alla sabbia. Il cavallo iniziò presto a distanziarli, essendo più atletico, ma Farah aveva la stoffa dell’atleta e cercò in tutti i modi di stargli alle calcagna.
    «Forza bella!» la incitò, provando ad avvicinarsi di più… solo qualcosa in più… Vide in lontananza una duna di sabbia: quella sarebbe stata la sua rampa. La ragazza aumentò il passo e starle dietro divenne più difficile, ma poteva ancora farcela. Si preparò: quando raggiunsero la duna, e il cavallo iniziò a scendere, piantò i piedi sulla sella di Farah e spiccò un balzo nel vuoto. Notò la ragazza voltarsi verso l’asina per constatare che non c’era più nessuno a guidarla. Fece in tempo a capire cosa le stava per succedere un attimo prima che il Principe le piombasse addosso, disarcionandola, e iniziando a rotolare assieme lungo l’immensa discesa dorata. Mangiarono sabbia, si lanciarono gomitate cercando di distanziarsi ma a ogni giro si ritrovavano sempre appiccicati, che lo volessero o meno. Quando raggiunsero il piano la ragazza si rialzò e riprese a correre, con il Principe alle calcagna.
    «Fermati!» le gridò, con il fiatone, nella speranza che facesse qualcosa di sensato. Quando all’improvviso si arrestò lui non era pronto: le finì ancora addosso e caddero assieme sulla sabbia rovinando di nuovo verso il basso per un paio di metri.
    «Non avevo programmato tutta questa ginnastica!» ammise, ansimando. Lei se lo spostò di dosso senza dire una parola e si rialzò. Il Principe si preparò a un’altra fuga, che però non si verificò. La ragazza rimase in piedi, ferma, a osservare quello che aveva tutta l’aria di essere una grossa tomba perfettamente mimetizzata nella sabbia, grazie al suo colore molto simile alla distesa di nulla che la circondava.
    «La tomba del Re» annunciò il Principe. «Chissà quanto oro ci può stare là dentro…» A quella frase i due si guardarono e capirono che erano finiti lì per lo stesso identico motivo. Si diressero di corsa verso l’enorme porta che sigillava la tomba, la spinsero fino a riuscire a passare e poi entrarono.
    La tomba si estendeva in una sola camera dalle pareti ricoperte di ogni oggetto d’oro possibile e immaginabile, un sarcofago di pietra bianca levigata troneggiava al centro su di un piedistallo rialzato. Sul coperchio era stata intagliata in rilievo, con tanto di spada e corona, il Re che era stato sepolto al suo interno circa tre secoli prima. Numerose erano le scritte impresse sulla pietra, molte richiamavano il dio Ormazd, signore della luce, invocando la benedizione per l’uomo deceduto. La ragazza si mise a spingere il coperchio del sarcofago e il Principe si aggregò al gesto, curioso come lei nel sapere che tesori proteggeva. All’interno però non c’era granché, solo la corona, che venne arraffata quasi subito dalla ragazza, e un guanto d’armi appartenente a una mano ormai diventata polvere. Era molto grosso, fatto di piastre di ferro e cuoio, ogni piastra era elaborata con intricati disegni il che lo rendeva molto particolare. Lo afferrò, rovesciò la mano ossea del defunto Re nella bara e indossò il guanto: gli calzava a pennello. Iniziò poi a riempire dei sacchi come stava facendo la ragazza, seguendo uno strano patto taciuto per spartirsi l’oro che riuscivano a portare. Le loro diatribe iniziali erano scomparse dal momento in cui si erano trovati davanti alla mèta, volevano l’oro e lì ce n’era in abbondanza per tutti e due.
    Quando uscirono dalla tomba con i sacchi colmi di ogni cosa valesse qualcosa, di ogni forma e dimensione, si ritrovarono davanti a tre guardie imperiali dalla sciabola sguainata e gli sguardi severi.
    «Posate l’oro, da questo momento è proprietà del sovrano.»
    «Avanti, non potremmo parlarne?» cercò di intermediare il Principe, passando la mano sull’elsa della spada che portava al fianco. «No, eh?» La sguainò in tempo per parare un colpo, gli abbassò la lama contro la sabbia e la usò per issarsi sopra di lui. Con una capriola in aria gli finì alle spalle, spingendolo contro gli altri con un calcio sulle natiche.
    «Andiamo, è tutto qui quello che sapete fare?» Uno di loro si fece avanti con la spada alzata oltre la testa, il Principe la bloccò in aria con il guanto, gliela sfilò di mano e lo colpì al volto facendolo caracollare. Altri due si fecero avanti ma a quel punto si sentì nitrire e un cavallo spiccò un salto sopra di loro, che si abbassarono appena in tempo mentre la ragazza fuggiva con l’oro e un sorriso stampato in volto. Il Principe approfittò dell’occasione e fece lo stesso, issando i due sacchi sull’asina per poi allontanarsi il più in fretta possibile.
    Quando fu abbastanza lontano e al sicuro decise di fermarsi. Fece riposare Farah, stanca dopo la corsa, facendole bere un po’ d’acqua dalla borraccia. «Brava bella» le disse, osservando la distesa di sabbia che lo circondava da ogni punto in cui guardasse. Aveva dovuto abbandonare la tomba, e anche se l’oro era sufficiente per vivere bene per qualche anno avrebbe preferito averne di più. Purtroppo s’accorse troppo tardi che la ragazza era fuggita con l’unica mappa in grado di condurre a quell’immensa fonte di ricchezza e per giunta la tempesta di sabbia si era avvicinata di molto. Afferrò le briglie di Farah e iniziò a camminare nella direzione opposta, il guanto del Re ancora addosso, unico simbolo di quell’avventura che sarebbe rimasto, e la sensazione che quella capra al curry gli sarebbe rimasta sullo stomaco.
     
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  3. Fabrizia
     
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    Che bella avventura! "Prince of Persia", un videogames d'altri tempi, quanti ricordi, lo adoro. Inoltre ti sei saputo destreggiare molto bene nelle scene d'azione. Complimenti.
     
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    Vessatore di pterodattili

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    A me piace molto Prince of Persia, anche se non ho giocato la versione "storica" ma solo i suoi recenti remake.
    Il racconto è simpatico e scritto bene, ma non sono riuscito a collocarlo: il contesto è quello del videogame originale?
    Io ero rimasto che Farah fosse la principessa indiana. :P
     
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  5. Blacksteam
     
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    Grazie Fabrizia per il commento :)
    Fante scelto, il racconto è tratto dal gioco POP del 2008, dove c'è Elika per capirci. Il principe indossa un guanto in quel gioco, io ho scritto come lo ha trovato basandomi su un suo dialogo con Elika dove dice di aver perso l'asina dopo una tomenta di sabbia e che era piena d'oro dopo averlo preso da una tomba. Dice anche delle guardie e che ne avrebbe potuto prendere di più se non fosse stato per loro. Il guanto, presumo l'abbia trovato lì. Ho dovuto rigiocare un po' per ricordarmi la storia, che comunque merita tantissimo. Grazie per il commento e spero di averti invogliato a giocare al 2008 ;)
     
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  6. Blacksteam
     
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    Ps: Farah è sì la principessa del primo leggendario POP, ma in quello del 2008 è curioso il fatto che abbia usato in nome di Farah per un'asina xD infatti lo dice all'inizio, parlando con Elika: lei gli chiede chi è la Farah che chiamava e lui gli dice che non è la sua ragazza ma l'asina xD geniale.
     
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    Vessatore di pterodattili

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    Eh quello del 2008 non lo conosco.
    Il migliore per me rimane Le Sabbie del Tempo: troppo simpatico, piacevole, affascinante. E col finale da colpo di scena, almeno per me.
    Quelli successivi sono diventati troppo dark, non li ho più apprezzati appieno.
     
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  8. Blacksteam
     
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    Sì, decisamente il primo era l'inizio perfetto, leggero, coinvolgente e simpaticissimo. Il secondo, spirito guerriero, era il più dark di tutti, li ho apprezzato infatti il alto brutale del principe. I due troni più easy e da giocare per apprezzare il fatto delle due anime del principe. Quello del 2008, quindi il 4, tutt'altra storia invece: Il principe non credo sia proprio lo stesso, nel libretto del gioco dicono che nasce da una famiglia qualunque e accenni alle sabbie del tempo zero. Però te lo posso giurare è fantastico. un Open space potrebbe definirsi, per nulla dark ma molto leggero come il primo, i dialoghi tra lui e elika sono (secondo me) da prendere esempio per dei racconti perché sono coinvolgenti, sempre costanti, simpatici, ironici e comunque anche seri. Sei con lei sempre, puoi parlare con lei quando vuoi e il rapporto tra i due, intendo nei movimenti per avanzare nel gioco, è quasi soave. Ti consiglio dei video di gameplay su youtube, merita davvero tanto, parola mia.
     
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    Vessatore di pterodattili

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    Ormai mi hai incuriosito, ci darò un'occhiata. ;)
     
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  10. Blacksteam
     
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    E poi fammi sapere ;)
     
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    Non sono una patita dei videogiochi, però ne ho sentito parlare. Il racconto, scritto molto bene e dall'atmosfera favolosa, mi ha praticamente rapito. Ora sono anche curiosa di vedere com'è questo gioco. Bravo! Piaciuto.
     
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10 replies since 20/9/2017, 22:15   79 views
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