Olimpiadi Letterarie

Ilsegreto del ghiaccio

Gruppo picche Genere noir

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  1. caipiroska
     
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    La notte cadde sul villaggio inciampando contro il monte.
    Nelle case si accesero le luci, mentre le insegne della via principale facevano guizzare il manto nevoso di bagliori colorati e nervosi.
    Chi si trovava ancora all’esterno si affrettò a rincasare. Nessuna superstizione, nessuna paura, solo che di notte a Hyulander il freddo diventava talmente pungente che in un attimo i baffi si congelavano e chi non era ben riparato vedeva i propri capelli trasformarsi in ghiaccioli luccicanti pronti a spezzarsi con uno schiocco secco.
    Un freddo impegnativo che cingeva per gran parte dell’anno il piccolo villaggio in un abbraccio egoista, che toglieva a tutti il fiato. Ma la bellezza! La bellezza di quel luogo isolato e puro era una delle poche cose che ancora riusciva a meravigliare i cuori corrotti degli uomini.
    A frotte i villeggianti salivano per le impervie vie del monte, fino a scovare la piazzetta con la fontana perennemente ghiacciata, pronti a respirare a pieni polmoni l’aria fine della zona.
    Perché si diceva che il ghiaccio di quel posto fosse terapeutico, e aiutasse a rimanere giovani.
    Sciocchezze, dicevano gli abitanti che il gelo ce l’avevano anche nel sangue, sono solo dicerie. Ma intanto la gente incuriosita veniva al villaggio e l’economia girava fiorente
    Chissà se solo per il ghiaccio o anche per ‘quell’altra cosa’ …
    Ma di ‘quell’altra cosa’ nessuno parlava, nessuno sapeva niente. Nessuno voleva sapere niente.

    Quella sera mentre gli abitanti si affrettavano a rincasare, il portone rosso della casa di Elida si aprì e lei uscì in strada. Chi la incontrava voltava lo sguardo da un’altra parte, cercando di dimenticare subito di averla vista. La donna imbacuccata nel suo giaccone chiuse la porta a due mandate e s’incamminò fuori dal villaggio: nel cielo la luna immensa sorrideva malefica bagnando con la sua luce bianca e tetra ogni cosa. Elida uscì velocemente dal villaggio e s’inerpicò tra le rocce con un’agilità impensabile per quella che sembrava essere una donna in avanti con gli anni. Molto in avanti.
    Andava a controllare che tutto fosse a posto.

    Aveva un segreto, Elida. Un segreto così ingombrante che alle volte le sembrava di non riuscire a nascondere bene, che trapelasse in qualche modo da lei. La gente sapeva, ne era sicura: sospettavano, azzardavano ipotesi, dei frammenti, certo, perché il disegno completo era talmente vasto che non ne vedeva nemmeno lei la fine. O il senso. Smettila, si diceva sempre più spesso, ma ormai in lei si era innescato un meccanismo talmente malsano che non avrebbe mai più potuto fare marcia indietro. Era ciò che solo lei sapeva fare, era per quello che al tempo stesso la temevano e la stimavano. Era necessario. Era croce e delizia di tutta la sua vita. Era un capolavoro… Elida sogghignò alle braci rossastre del camino: si sentiva appagata, immortale, potente: alla fine non esisteva davvero un motivo valido per smettere.
    Era estremamente sbagliato? Oppure quasi giusto? Elida non sapeva archiviare da nessuna parte quello che stava facendo, anzi, aveva smesso da tempo di pensare all’etica della cosa. Se c’era. E lei era convinta di sì. Altrimenti perché così tanta gente la cercava supplicandola quasi di aiutarla?
    Si sistemò meglio sulla poltrona accanto al fuoco. Le fiamme nella loro danza antica e ipnotica ricoprivano il viso della vecchia con strani bagliori rossastri cambiandole i lineamenti, trasformandola in qualcosa di diverso, ambiguo, pericoloso.
    Forse sarebbe andata all’inferno, ma alla fine la cosa non le importava un granché.

    Il bussare insistente al portone la fece svegliare dal suo pisolino sulla poltrona. Si guardò intorno senza riuscire a capire che ore fossero, anche se dalle imposte socchiuse entrava senza troppa convinzione la luce del giorno.
    “Arrivo” disse alla casa vuota andando ad aprire.
    “Buongiorno Elida, posso scambiare due parole con lei?” la faccia pallida dalle rughe scolpite di Hanna le apparve nel riverbero della luce del primo mattino. Elida la fissò senza espressione e poi si fece da parte.
    “Certo Hanna, entra pure. Prego entrate tutti” alle spalle del comandante della polizia locale c’erano due giovani uomini in uniforme. Quando entrarono Elida chiuse la porta e li fece accomodare vicino al camino.
    “Posso offrirvi da bere? Del tè?”
    “Grazie Elida, meglio di no. Vorremo solo farle qualche domanda” Elida sorrise.
    “Quanti riguardi Hanna! Ti ho vista nascere, penso che possiamo darci del tu!” Hanna guardò la vecchia e sospirò.
    “Certo, hai ragione.” E poi calò uno strano silenzio.
    “Dimmi pure, cara” Elida formulò la domanda con voce dolce e calda e Hanna si sorprese a sospirare.
    “Ci sono delle voci in paese. Su di te”
    “Sì?” Elida alzò appena un sopracciglio, sinceramente sorpresa “Che genere di voci?”
    “Che tu… che tu fai sparire la gente” Hanna si sentì incredibilmente ridicola a dire quella frase. Elida invece a quelle parole scoppiò in una sonora risata.
    “Oddio che sciocchezza! E come farei, scusa: tipo abracadabra e pof, la gente se ne va?” e rise fino a tossire. Hanna guardò la vecchia sempre più in imbarazzo.
    “Qualcosa del genere.” Elida si ricompose lentamente poi si allungò e posò la sua mano rugosa sul ginocchio della poliziotta.
    “Ascoltami Hanna. La gente è strana s’inventa le cose e…”
    “Tutto il paese ti teme, Elida” la interruppe Hanna. “Ci sono dei sospetti su di te riguardo alla scomparsa di due persone. Ti hanno vista. La settimana scorse Mattias” e indicò uno dei poliziotti in piedi dietro di lei “ti ha seguita su per il sentiero verso il ghiacciaio.” Elida si mise comoda sulla poltrona e sorrise.
    “E cosa hai visto, Mattias?” chiese al giovane, ma Hanna non lo fece rispondere.
    “Elida la tua posizione non è chiara, sono qui in veste di tua amica per dirti che presto verranno persone da fuori per interrogarti. Se hai qualcosa da dire ti prego di farlo adesso, con me.” Elida scosse la testa e sorridendo guardò la donna con un velo di tenerezza e compassione nello sguardo.
    “Come sei sciupata, Hanna!” sospirò. La donna presa alla sprovvista sgranò gli occhi fissandoli infuocati su quelli della vecchia.
    “Ma cosa…”
    “Riesci a dormire, cara? O pensi sempre alla piccola Claire?” a quella parole Hanna scattò in piedi come una furia e si avvicinò minacciosa alla vecchia.
    “Ascoltami bene! Non so cosa stai tramando, vecchia pazza, ma sta sicura che lo verrò a sapere e, giuro che ti toglierò quel sorrisetto che hai sul viso! Capito?” Elida non si scompose di un centimetro continuando a fissare la donna direttamente negli occhi. Hanna con il volto in fiamme si diresse verso la porta seguita dai suoi colleghi.
    “Max va sempre a fare le sue camminate in montagna, vero?” la voce di Elida si arrampicò sui muri del corridoio raggiungendo Hanna mentre afferrava la maniglia del portone.
    “Và con lui la prossima volta, ti farà bene! Digli che te l’ho detto io!” Il tonfo violento del portone annunciò che gli ospiti avevano lasciato la casa.

    Max era inquieto, non le credeva.
    “Sei sicura che sia stata Elida a dirti di venire con me?” Hanna guardava suo marito attonita e sorpresa: non si era davvero aspettata quella reazione da Max.
    “Certo. È stata lei a suggerirmi di venire con te. Ma perché sei così sconvolto? Cosa c’è lassù che io non so?” ma suo marito continuava a tenersi la testa tra le mani e a scuotere la testa.
    “Oddio!” Hanna si spaventò “Forse sei suo complice in qualcosa, forse tu…”, ma a quel punto Max allarmato le andò incontro abbracciandola stretta.
    “No amore mio, no” e la baciò con una dolcezza tale che Hanna si preoccupò ancora di più.
    “Ti prego, Max… dimmi cosa…” ma lui le tappò la bocca con un altro bacio e Hanna vide che sul suo viso invecchiato era apparso uno strano sollievo, una strana serenità che da molto non vedeva su quel volto.
    “Domani. Domani saprai tutto!”

    Hanna arrivò sul ghiacciaio completamente sfinita: era da molto che non faceva una scalata e si ritrovò senza fiato prima di quanto si aspettasse. Max camminava davanti a lei ammantato di una misteriosa felicità che le stava dando sui nervi. Poco più avanti lasciarono il sentiero e si inoltrarono in una suggestiva fessura della roccia.
    “Vieni” le disse suo marito tendendole la mano, con un sorriso così bello che lei stentò a riconoscerlo. Hanna allungò la mano e prese quella di Max e insieme sparirono nel buio della montagna.
    Mentre camminavano suo marito parlava, diceva tante cose, le chiedeva scusa di qualcosa, rideva di qualcos’altro, ma Hanna ormai non lo ascoltava più. Camminava tra le pareti di ghiaccio senza parole, incantata dalla bellezza di quel luogo inaspettato e magico, e quando suo marito puntò la torcia verso un lastrone di ghiaccio, sapeva già in cuor suo cosa avrebbe visto.
    Prima vide una manina.
    Poi il vestito, quello azzurro con le margherite.
    Poi i capelli biondi che sembravano svolazzare ancora vivi intorno al capo.
    Poi vide Claire, la sua bambina.
    Hanna sentì lentamente il suo corpo svuotarsi e si ritrovò in ginocchio per terra.
    Claire, la sua Claire che se ne stava in piedi con gli occhi socchiusi e la linea morbida di un sorriso sulle labbra rosate. Claire, la sua bambina. Morta diciotto anni prima.
    Hanna guardò Max. La testa le girava con violenza.
    “Ma cosa…” sussurrò appena.
    “L’ho portata qui il giorno dopo del… del funerale. Elida disse che si poteva ancora fare. E io l’ho fatto.”
    Hanna alzò una mano verso quella che la bimba le tendeva e per un attimo fu come se si fossero toccate per davvero. Il suo cuore palpitava con una frenesia incontenibile, e gli anni di dolore che aveva vissuto le scivolarono magicamente via. Hanna sorrise. Rimase a guardare il corpo della figlia congelato in un blocco di ghiaccio per un tempo infinito mentre dentro di lei una tempesta di emozioni contrastanti furoreggiava.
    Claire…
    Intorno a lei altre decine di donne uomini e bambini la fissavano con il loro sguardo velato di ghiaccio.

    Quella notte non dormì. Max al suo fianco russava leggermente e aveva sul viso un sorriso sereno che lo rendeva bellissimo.
    Claire…
    Aveva rivisto sua figlia.
    Rimase a fissare il buio cercando di capire cosa provasse veramente. Nell’uragano di emozioni che stava devastando il suo cuore e facendo a pezzi la sua anima, uno spiraglio di lucidità si fece timidamente strada. Quello che aveva scoperto era un abominio, una cosa sbagliata, ingiusta, orribile.
    Aveva promesso a suo marito che non avrebbe rivelato il segreto del ghiaccio di Huylander, ma si accorse soltanto ora della pazzia di quella promessa.
    Elida. La mente. E tutti gli abitanti consapevoli, pronti a proteggerla e difenderla. Impauriti e al tempo stesso affascinati.
    Claire…
    Era stato bello rivederla, ma era solo il riflesso della sua bambina.
    Quando capì fino in fondo cosa era successo, si alzò e corse in bagno a vomitare.
    Poi prese il telefono e denunciò cosa stesse accadendo a Huylander ai suoi superiori.

    Edited by violaliena - 21/9/2017, 00:11
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