Olimpiadi Letterarie

Non avrai il mio perdono

Monologo - girone quadri

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  1. Arya Sophia
     
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    Quel vestito rosso...l'ondeggiare dei tuoi fianchi. Le tue gambe, invito proibito. Devo assaggiarle.
    Rilassati...respira...divertiti...so che anche tu lo vuoi.

    Il rumore del mare che s’infrange sulle scogliere, è un richiamo di quelle parole poco prima di profanare il mio corpo. Come se ascoltassi una vecchia canzone che non ho mai dimenticato.
    Il sole si riversa sulle acque increspate. Per un istante ritorno a quella notte.
    È una sera di luna piena. Il cielo è talmente limpido che si possono scorgere le stelle nonostante i lampioni che illuminano la strada. La giornata era stata particolarmente stressante: i clienti non facevano altro che lamentarsi e il capo non smetteva di sommergermi di lavoro. Prendo le cuffie dalla borsa e mi metto ad ascoltare della musica, poi mi incammino verso casa. Passo davanti alla vetrina della mia libreria preferita, sperando di scorgere qualche noir nuovo. Mi accorgo di un’ombra. Ritorno a osservare i libri poi, prima di proseguire, riguardo nel punto in cui avevo visto quella sagoma nera. Niente, è sparita.
    Continuo a camminare, affrettando il passo, sperando che sia frutto della mia immaginazione. “È solo un isolato… cosa può succedere?”, tentando di rassicurarmi. Arrivata a un bivio, opto per una strada secondaria, è più breve e farò prima ad arrivare a casa.
    Mi sento afferrare un braccio. Il cuore manca un battito. Mi volto e un uomo avvolto in un cappotto nero, porta una mano alla mia bocca. Provo a urlare, a muovermi, ma sono paralizzata.
    So cosa sta per succedere e senza che me ne accorga le lacrime iniziano a rigare il mio viso. Mi trascini verso una porta. Provo a scalciare, a urlare ma le tue braccia mi tengono avvinghiata a te. Con un calcio apri la porta.
    «Zitta! Non ti sentirà nessuno!». Uno schiaffo che mi fa cadere a terra. Provo a stringere le gambe ma il tuo peso me lo impedisce Inizi ad accarezzare tutto il mio corpo, sono creta che plasmi a tuo piacimento. Ti cibi del mio dolore mentre prendi il tuo piacere.
    La luce accesa mi impedisce di capire che ore sono e la musica rock che rimbomba tra le pareti copre le mie urla. Mi arrendo al tuo tocco, sperando che tutto finisca presto.

    Rimasi in quello scantinato a guardare la porta, crogiolandomi nel senso di colpa. Sì, pensavo che fosse colpa mia e di quel vestito che tanto mi piaceva. Ci ho messo un po’, ma alla fine l’ho capito: la colpa è solo tua, lurido mostro succhia anima. Mi hai porto via la vita, avvelenandomi goccia dopo goccia con l’odio.
    Improvvisamente, io, che di parole mi cibavo avidamente e le lasciavo scorrevano dalla mia bocca come un fiume, non ne avevo più. Non ho mai raccontato a nessuno di quella notte, lasciandomi divorare dall’odio.
    Mi sono autodistrutta per colpa tua. Sono arrivata a non provare nulla. Ho lasciato che ansia e vergogna mi divorassero lentamente, facendogli prendere la parte migliore di me. Sì, mi hai portato via l’allegria, la gioia, i sogni.
    Prima che mi contaminassi con le tue dita, vivevo tutto al massimo. Ero sempre pronta a provare nuove emozioni e a superare i miei limiti. Tu mi hai portato via tutto, rendendomi un essere apatico che si trascina lentamente nei giorni vuoti e prova solo repulsione verso il proprio corpo.
    Mi hai reso una cinica incapace di amare, una vera opera del disincanto. Se prima ero preda di facili illusioni, ora pondero ogni cosa, ancorandomi completamente alla realtà. Sognare mi è concesso solo attraverso i libri.
    Volevo lasciarmi consumare dalle fiamme dell’inferno in cui mi avevi fatto sprofondare. Mi sembrava l’unico modo per pulirmi da tutto lo sporco che mi si era incollato addosso. Non volevo più vivere. Qualcosa dentro me si era spezzato e non sapevo come aggiustarlo poi ho trovato la soluzione: odiarti.
    Odio, un sentimento a me sconosciuto. Lo consideravo meschino, un’inutile perdita di energie. Tu mi hai fatto odiare prima me poi te. Quel sentimento, si faceva largo sempre di più nel mio animo impedendomi di vedere quanta bellezza mi circondava. Ora, l’odio ha anestetizzando tutto e ha coperto la vita e luce.
    Nemmeno i tagli con cui cercavo di togliere il tuo tocco, portavano via la sensazione di sporco. Non importava quanto sangue si riversasse sul pavimento, lo sfiorare delle tue dita e l’odore di sigaretta rimanevano.
    Passo un dito sull’ultimo taglio che mi sono fatta. È più visibile degli altri e percorre il braccio dal polso al gomito. Posso sentire il sangue che scorre, il tuo tocco che viene portato via. Finalmente mi sentivo libera, più la vista si offuscava più sapevo di essere lontana dalla prigione che avevi creato. Avevo trovato il modo per dormire a comando e lasciarmi avvolgere dall’oscurità, scappando da me stessa e da quanto stava accadendo.

    Un brivido percorre il mio corpo mentre le pareti bianche e asettiche ricoperte da strati di muffa, prendono forma davanti ai miei occhi, coprendo il meraviglioso paesaggio che ho di fronte. Il battito inizia ad accelerare, i polmoni non accolgono più ossigeno come se fossero stretti di una morsa. Un attacco di panico, pronto a ricordami che sarò per sempre prigioniera di quelle mura.
    Sai cosa si prova ad avere continuamente attacchi di panico? A non potersi fidare più di nessuno? No, i mostri sono sordi e muti, quindi non lo puoi sapere. Non puoi lontanamente immaginare cosa si prova a non essere liberi di amare. Un demone che ritorna, nelle notti fredde e buie, a danzare nei pochi sogni ritrovati o rimasti, devastando il cuore.
    Ti vedo in ogni persona che incontro, anche in me stessa quando mi sono specchiata per la prima volta; il mio viso ovale e i miei occhi verdi si trasformano in un viso squadrato con occhi neri come la pece. Per questo in casa, l’unico luogo in cui mi senta al sicuro, non tengo specchi, li ho rotti quella stessa notte.

    Per mostri come te non c’è posto nemmeno nell’Inferno, alla fine brucerai tra le fiamme del rimorso di aver avvelenato una vita innocente.
    Presto, molto presto, avrò la mia vendetta. Non sarai più tu a tormentare i miei sogni ma io i tuoi. Ti farò pentire di quello che mi hai fatto nell’oblio di quello scantinato. Come tu mi hai privato dell’anima, io ti priverò della vita ricordandoti tutto quello che mi hai fatto.
    A nulla servirà chiedermi perdono, masticherò il tuo dolore come hai fatto tu. Non importa quanto sarà amaro il piatto della vendetta, l’unica cosa che mi importa è farti provare il vuoto che per mesi mi ha divorato. Quando questo accadrà, forse il mio cuore potrà ricominciare ad amare e danzerò libera dalle catene con cui mi hai legato a te; mi vestirò con una pelle priva del tuo tocco perché saprò con certezza che non mi potrai più intaccare.
    Solo in questo modo potrò lasciar dissolvere il fardello della tua presenza ingombrante. Solo in questo modo potrò ricominciare la corsa verso la felicità che tu hai interrotto.
    Mi incammino verso casa tua. Ti ho trovato, finalmente.
    Seduta su un muretto, ti osservo mentre fai il solletico a tuo figlio. Lui ride e tu non sembri lontanamente un mostro. Arriva una donna, ti alzi, le accarezzi lieve una guancia, avvicini il suo viso al tuo e la baci per poi sussurrarle qualcosa all’orecchio. Probabilmente sono parole d’amore.
    Il piccolo ti tira un pantalone. Ti volti, lo prendi in braccio, lo stringi a te. Lo culli e poco dopo si addormenta tra le tue braccia. Sembri così affettuoso ma conosco la tua vera natura, loro non ti meritano.
    Distolgo lo sguardo da quella finestra e mi metto a osservare l’orizzonte.
    Il mare con la risacca notturna risucchia, la sabbia avvicinandosi ai miei piedi. Sembra quasi che mi voglia trascinare nelle sue profondità, risparmiandomi la luce amara di un altro giorno trascorso pensando a te.
     
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  3. Giovievan
     
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    Un racconto davvero forte, sia nel tema che nelle emozioni che suscita. Mi sarebbe piaciuto leggere un finale più cruento per lui, giusto per soddisfazione. Bello bello.
     
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    Concordo con Gio! Scritto bene e con un forte impatto emotivo. Brava, Ary!
     
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  5. Joyopi
     
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    Piccola premessa:
    A rischio di sembrare cattivo ti evidenzierò più qualche critica che le note di merito (che ovviamente ci sono, ma le lascio agli altri). A volte (anche l'anno scorso) ho l'impressione che in questo contest e nelle OL si sia troppo "buonisti" nei commenti e si evitino le critiche; visto che voglio che i miei racconti siano giudicati in modo severo per trovare punti di miglioramento, farò la parte dello str...
    spero apprezzerai :)

    Il tema è forte, senz'altro, e importante. Quando si sceglie un tema simile si parte con una nota di merito perché scrivere per me vuol dire soprattutto far riflettere su qualcosa. Sulla violenza c'è molto da riflettere, quindi...
    Però, perdonami, è anche un tema che almeno al sottoscritto risulta un po' troppo abusato. Con tutte le tematiche di cui (purtroppo) sentiamo parlare troppo spesso, c'è il rischio di suscitare nel lettore l'effetto opposto a quello desiderato, perché l'emotività si perde nel "già visto".
    Un'altra critica (ma forse è una mia impressione sbagliata) riguarda lo stile: in generale è scritto molto molto bene e ci sono diversi passaggi d'effetto e poetici, però in alcuni tratti ho avuto l'impressione che i tempi ballassero un po'.
    Basta, per il resto è un monologo di tutto rispetto.
    Adesso vieni a vendicarti... :)
     
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  6. Arya Sophia
     
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    CITAZIONE (Giovievan @ 21/9/2017, 13:14) 
    Un racconto davvero forte, sia nel tema che nelle emozioni che suscita. Mi sarebbe piaciuto leggere un finale più cruento per lui, giusto per soddisfazione. Bello bello.

    Grazie davvero per i complimenti :wub:
    Ti dirò fino all'ultimo ero indecisa sul da farsi ;)

    Emy, davvero grazie anche a te :wub:

    Joyopi, apprezzo le tue critiche ;)
    Non hai nulla da farti perdonare, ho scelto questo tema non per partire con punti di merito, ma perché lo trovavo nelle mie corde anche se ho avuto molte difficoltà.
    Sui tempi ti do ragione, rileggendolo a mente più fresca ho notato alcuni errori che potevo evitare e alcuni passaggi che potevano essere scritti meglio.
    Sì, il rischio è quello del già visto e io spero di non esserci caduta.
    Grazie davvero per i complimenti, troppo gentile :wub:
     
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  7. Mioalterego
     
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    E' un racconto costruito a fasi in cui io trovo una incongruenza, non credo che una donna violata odi tanto se stessa (mi viene in mente il monologo teatrale di Franca Rame su questo tristissimo argomento), inoltre l'odio così narrato nella prima parte avrebbe dovuto sfociare in un atto liberatorio finale: io non ho letto nè un omicidio, nè un perdono, forse l'autrice dovrebbe lavorarci meglio su. L'impianto narrativo è abbastanza incalzante anche se c'è qualche incertezza nei tempi verbali, ma tutto sommato è un racconto gradevole. Bene.
     
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  8. Arya Sophia
     
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    CITAZIONE (Mioalterego @ 22/9/2017, 22:26) 
    E' un racconto costruito a fasi in cui io trovo una incongruenza, non credo che una donna violata odi tanto se stessa (mi viene in mente il monologo teatrale di Franca Rame su questo tristissimo argomento), inoltre l'odio così narrato nella prima parte avrebbe dovuto sfociare in un atto liberatorio finale: io non ho letto nè un omicidio, nè un perdono, forse l'autrice dovrebbe lavorarci meglio su. L'impianto narrativo è abbastanza incalzante anche se c'è qualche incertezza nei tempi verbali, ma tutto sommato è un racconto gradevole. Bene.

    Grazie per i tuoi preziosi consigli :D
    Ci lavorerò su ;)
     
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7 replies since 20/9/2017, 22:56   96 views
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