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Joyopi.
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C'era una volta, in un mondo incantato
un re tanto buono e così rispettato.
Viveva tra i colli in un grande castello,
di tutti gli stemmi, aveva il più bello:
né falchi né draghi, né tigre o leone
il simbolo fiero era un bel uccellone.
Sì mio lettore, un passero cheto
perché la casata, dal tempo più vieto,
così come il passero amava il bel canto
di acuti e tenori faceva un gran vanto.
Tra tutte le voci, tra tutti i mortali,
però la miglior, senza dubbi o rivali,
fiorì nella gola regale e graziosa
di tal principessa di nome Gioiosa.
Ad ella, la figlia del re tanto amato,
il fato benigno avea già regalato
non solo musino e visino da incanto
ma pur le movenze in un corpo da schianto.
In più a aumentar le virtù della donna
la voce sinuosa da vera madonna.
Bastava una nota, un piccolo assolo,
e tutti i maschietti finivano al suolo.
Non c'era né Giorgia né Laura Pausini
di un poco vicina a quei canti divini.
Però c'era pure nel bosco lì accanto
la strega cattiva che odiava il bel canto.
Si narra, al contrario, che fosse invidiosa,
che odiasse soltanto la bella Gioiosa.
Così presto fatto, in un mattino grigio,
si mise al lavor su meschin sortilegio.
Due lingue di Pupo, un giallo Malgioglio,
fior di San Remo e fu pronto l'intruglio.
Lo bevve in un sorso col ghigno da topa,
risata agghiacciante poi via sulla scopa.
Dall'alto del ciel sul borgo reale:
il tuono potente di un rutto bestiale!
Così, si capisce, agì la fattura,
nessun si salvò dentro e fuori le mura.
La strega gridò su tutta la valle:
“Così v'imparate a scassarmi le palle!
Or basta coi flauti, mai più una canzone!”
aggiunse ridendo con soddisfazione.
Su tutto il reame il silenzio calò:
il popolo inter senza voce restò.
Orsù, mio lettore, dov'ero rimasto?
Ah sì, riprendiamo dal grande disastro.
La strega cattiva con odio e ripugno
aveva zittito ogni voce del regno.
Fabbri, regina, li conti e gli alfieri,
nessun più capace ad esprimer pensieri;
Passarono i dì, le quattro stagioni,
figurati tu in qual condizioni!
Senza parole non c'era più gioia,
la vita scorreva tra lacrime e noia.
Ma un dì, sul cavallo, già fiero e orgoglioso
giungeva al castello il bel principe Coso;
viaggiava coi prodi e fidati aiutanti:
un topo parlante e un bel gatto coi guanti.
Il topo indossava un bel mantello rosso,
Il gatto le scarpe e un cappello ortodosso.
Eh sì, questi due, col rango elevato,
amavan vestirsi col capo firmato.
Il principe era un uomo di forza e coraggio,
però, in quanto a genio…nemmeno un ortaggio.
Accolto dal re - che ricordo, era muto -
ci mise un bel po’ per capir l’accaduto.
“Ma sire, che fate, un nuovo giochetto?”
chiese al sovrano...qual principe inetto!
Fu tutto un teatrino di gesta mimate,
il re si esprimea come manco un primate.
Tutto sudato e sì, tutto nervoso,
provò e riprovò nel spiegarsi con Coso:
mugoli, gesti, che fiato sprecato…
“Mf..mh..phff” fu il miglior risultato.
“Sire, cos'era? Parea una puzzetta!”
Il re, poi, avvilito, cercò lavagnetta.
Del triste misfatto riuscì a far disegno,
ma il principe tonto, che testa di legno,
ancor non capiva e sembrava perplesso.
“Principe, è chiaro, qualcosa è successo”
ne uscì fuori il topo, che gran tipo sveglio,
“mi mostri il disegno, poi capirò meglio.”
Così, da vicino, guardando un minuto,
die’ prova lampante di splendido intuito:
“Certo, è sicuro, è stata una strega!”
Per poi spiegar tutto a quel grande stratega…
“Ohibò, cos’ha fatto, che malignità,
vi ha tolto la voce, qual malvagità!”
Il principe Coso gonfiò così il petto:
“Ci penserò io, sire, ve lo prometto!”
Così, dopo un bacio alla bella Gioiosa,
e l'ovvia richiesta di prenderla in sposa,
il principe intonso sul bianco destriero
tosto s’incamminò su per nero sentiero.
Eccoci, allora, seguiamo nel bosco,
il trio proseguir nel fogliame più fosco.
Ma ormai la megera, da vera canaglia,
e pronta di già a procurarsi battaglia.
Eh sì, mio lettore, in pochi secondi,
fu tutto un creato di esseri immondi.
Ma il principe e i due, eroi navigati,
mai si fermaron, mai spaventati.
Quante fatiche, quali avventure,
un dopo l'altra le prove più dure:
Prima l'attacco di truci giganti,
“Gatto, fai presto, usa i tuoi guanti”.
Devi saper, caro, infatti che il micio
si er guadagnato un gran bel beneficio:
con il sol tocco del guanto mancin
potea trasformar cosa grande in piccin.
Solo un problema, potrai immaginare:
a cosa toccava attenzione prestare…
te lo figuri, in momento d'ormone,
dimenticarsi? Che brutta questione!
Bando alle ciance, torniamo allo scontro…
dopo i giganti er già bello che pronto
un mostro a due teste dal fiato focoso.
Ma senza paura il bel principe Coso,
gli andava incontro con grosso spadone:
“Ti spiezzo in due, oh, mostro fellone!”
Non ci fu scampo, il mostro fu ucciso,
perché, mi par ovvio, era molto indeciso,
puoi ben capir che due teste, ohibò,
nel metter d'accordo, ci vuole un bel po’!
Finito il mostro, fu il turno degli orsi,
di lupi, uno zombie, zanzare - e che morsi! -
frotte a decine di belve mostruose,
bestie feroci e sì pericolose.
Ma è inutile ora farti la lista completa,
il principe Coso, che splendido atleta,
col sol contributo dei suoi due aiutanti,
sempre preziosi, sempre presenti,
uno dopo l'altro, da dove venuti,
li spinse a pedate in ben pochi minuti.
“Bravi davvero, i miei complimenti!”
disse la strega agli eroi sorprendenti.
“Siete riusciti a far fuori ogni belva
ma adesso, è un consiglio, lasciate la selva!”
Ma il principe fiero non ebbe timore:
“Noi non ce ne andremo” esclamò con vigore,
“se prima, megera, a posto non metti
il brutto fattaccio di quei poveretti!”
La strega infingarda, di tutta risposta:
“Giammai, damerino, sai quanto mi costa?
E tutta la vita che passo a ascoltare
quei pazzi stonati, sempre e solo a cantare!”
Così, detto questo, lanciava in extremis
l'estremo incantesimo: “Drago Drakaris!”
Un drago, dal nulla, col pelo biondino,
comparve di colpo incendiando il felino.
Il principe Coso, sorpreso dal fatto:
“Ah, che fellone, hai ucciso il mio gatto!”
La lotta del prode col drago meschino
fu lunga e pesante, fin quando il topino,
che sempre d’ingegno era bello campione,
gridò “fermi tutti, ecco la soluzione!”
Il drago, ferito, Coso, semisvenuto,
si fermaron così a riposare un minuto.
“Strega, ora ascolta, ce l'hai un po’ di cera?”
“Boh, vedi lì, dentro l’insalatiera.”
Il topo trovò due candele già vecchie,
ne fece due tappi da usar per le orecchie.
“Con questi puoi stare per sempre tranquilla,
una bella tisana, o se vuoi camomilla,
li metti e in un botto sei sola soletta,
che vita tranquilla, strega cara, ti aspetta!”
La strega così, felice e appagata,
decise di andar, la stessa nottata,
sul suo drago grosso a rifarsi del male,
“Ritorni la voce, ancor più speciale!”
Con quelle parole il silenzio spariva
per tutto il reame, la voce fioriva.
Infin, per rimedio al suo drago assassino,
ridiede la vita al fumante gattino.
Il principe Coso fu accolto al castello
con grida festanti: “Evviva! Che bello!”
Ci fu il matrimonio, poi cori, sonate,
che belle le grida, che belle risate.
Gioiosa tornava a incantar con i canti
E in luna di miele…che acuti potenti!
Per tutta la notte a echeggiar deliziosi
li canti d’amor della coppia di sposi.
Lo stemma del regno, dal giorno gioioso,
al passero aggiunse i due amici di Coso.
Perché, grazie al topo ed il gatto coi guanti…
vissero tutti felici e cantanti.. -
Luna§.
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Joyopi, per me hai scritto una genialata xD ahahah è bellissima i personaggi restano nel cuore, persino la strega xD . -
Anna Maria Galluzzi.
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Un gran bel lavoro, degno delle filastrocche di Rodari. Si legge in un amen, non ho trovato forzature, è un testo lineare e ben costruito, oltre che una storia piacevole e divertente. Le due fiabe che si scontrano in questa gara sono molto diverse tra loro e le apprezzo entrambe. Sarà una dura lotta, ma chiunque di voi due la spunterà, nulla toglierà all'altro/a perché avete fatto entrambi un lavoro eccellente. Bravissimo e in bocca al lupo. . -
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Scrivere un intero racconto in rima, per giunta bello e divertente, è di sicuro un'impresa da elogiare,ma devo confessarti una cosa: odio le rime :Emoticons%20%28317%29: per questo ho faticato un po' a leggerlo. Comunque bravissimo. A rileggerti (non in rima magari 🙈) . -
Mari.q.
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Ehi che lavorone hai fatto! Apprezzabile lo sforzo e anche il risultato. Solo un paio di rime sono un po' forzate, ma sinceramente hai fatto un grandissimo pezzo. Complimenti. . -
MyaMcKenzie.
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Ciao Joyopi
La lettura in rime mi ha messa a dura prova ieri sera, lo confesso.
Però rileggendolo adesso e arrivando alla fine, beh, devo farti i complimenti.
"E vissero tutti felici e cantanti" è una vera chicca
Bravo!. -
Befana Profana.
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La tua fiaba mi è piaciuta davvero tanto. Quella della fiaba credo sia davvero una sfida a armi pari, sono entrambe molto belle.
La tua composizione in rima è davvero deliziosa e la pozione a base di Pupo e Margioglio soaventevolissima. Brrrr, mette i brividi. -
Angy C..
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Ciao Joyopi, complimenti per la filastrocca, simpatica e divertente. Non è il mio genere perché ci sono troppe rime, ho fatto fatica ad arrivare in fondo, ma l'ho apprezzata. In bocca al lupo . -
Aima.
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Eccotelo come promesso.
Sappi che io e la rima e i versi non ci parliamo ma ho fatto un tentativo di commentarti al meglio.CITAZIONEC'era una volta, in un mondo incantato
un re tanto buono e così rispettato.
Non è meglio
C'era una volta, in un mondo incantato
un re tanto buono e assai rispettato.
il "così" mi farebbe attendere un qualcosa dopo e invece c'è il punto.CITAZIONESì mio lettore, un passero cheto
perché la casata, dal tempo più vieto,
così come il passero amava il bel canto
di acuti e tenori faceva un gran vanto.
Mi suonerebbe meglio:
Sì mio lettore, un passero cheto
perché la casata, dal tempo più vieto,
di acuti e tenori faceva un gran vanto
così come il passero amava il bel canto.CITAZIONEIn più ad aumentar le virtù della donnaCITAZIONECosì presto fatto, in un mattino grigio,
si mise al lavor su meschin sortilegio.
Ma fan rima grigio e sortilegio? Sicuro sicuro?CITAZIONEIl topo indossava un bel mantello rosso
questa mi sembra fuori metrica, meglio "manto"?CITAZIONEil principe intonso sul bianco destriero
tosto s’incamminò su per nero sentiero.
anche qui qualcosa non quadra, forse va tolto "tosto"?CITAZIONEDevi saper, caro, infatti che il micio
si er guadagnato un gran bel beneficio:
Qua niente di sbagliato ma la frase proprio non scorre. Forse dovresti cercare un'altra formula.
La favola è molto classica e mi ha ricordato tanto uno dei racconti de "Lu cunto de li cunti" che, ahimè, non ho mai finito di leggere.
I miei complimenti per la forma della fiaba in rima, non sarei capace neanche di scrivere mezzo capoverso così. In più hai inserito ottimamente l'ironia. Davvero bravo!. -
caipiroska.
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Bravissimo, complimenti davvero!
Sei stato geniale, originale e... tante altre cose, Bravo!. -
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Che tu sia bravo, lo sapevo. Sai quanto ti stimo. Ma che tu sia pure recidivo, no, mi hai sorpreso. Bella la fiaba in rime, originale, ma soprattutto sei riuscito a farmi ridere. Bravo. Complimentoni. .