Olimpiadi Letterarie

Una stupida ossessione

7- AryaSophia - thriller - scala

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  1. Arya Sophia
     
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    Devo ucciderla… quei colori… tutto quel viola…devo ucciderla. Solo a vederla mi fa impazzire.
    Il sole illuminava i palazzi bianchi, evidenziandone le crepe. La puzza di piscio e di droga mi causò un conato di vomito che trattenni a stento. Odiavo quel posto, ma ci andavo solo per vedere Mirko.
    Come sempre, mi innamoravo della persona sbagliata. Questa volta era un ragazzo con la pelle macchiata, niente in contrario ai tatuaggi, anzi ne avevo alcuni anche io, ma erano nascosti e mio padre non lo sapeva o mi avrebbe diseredato.
    Mirko, il tatuato, così lo avevo soprannominato, uno stronzo colossale che aveva fatto breccia nel mio animo, lo avevo conosciuto proprio in un negozio di tatuaggi. Tutto normale, se non fosse per le mie solite brutte figure. Ero inciampata in un cestino che non avevo visto e gli ero caduta tra le braccia, un ottimo modo per conoscere una persona penserete, ma non è finita qua. Dopo essermi scusata per la mia goffaggine, arrivò il mio turno. Mi distesi sul lettino e sopportai il dolore dell’ago che macchiò il fondo schiena, creando un tribale. Uscendo dalla stanza, un conato che trattenevo dall’inizio della seduta ritornò a bruciarmi la gola e quella volta, non riuscii a mandarlo giù. Risultato? Finii col vomitare addosso al tatuato.
    Avrei dovuto saperlo, sarebbe stato meglio se mi fossi vestita di azzurro come ogni venerdì, senza rompere il rituale in favore del viola. Ciò che accadde al negozio di tatoo fu un ulteriore conferma: non avrei più indossato quel detestabile colore viola.
    Finalmente arrivai all’appartamento e, salendo le scale, incrociai una donna alta, con occhi grigi e capelli rossi, vestita di viola e giallo. “Cielo, ma come si fa ad associare due colori del genere?”. Perfetto, era anche venerdì, la giornata non prometteva affatto bene.
    La lasciai passare, poi mi voltai un’ultima volta a guardarla.
    Devo ucciderla…
    Le scale sembravano non finire mai come quella di Penrose, un paradosso. Già, un paradosso come quello in cui mi trovavo: io che non credevo nelle relazioni, mi ritrovavo ad attraversare tutta la città solo per vedere il tatuato.
    Quei colori… tutto quel viola…devo ucciderla.
    Scossi la testa cercando di dimenticare la melodia che risuonava nella mia testa.
    Improvvisamente vidi le pareti tingersi di viola e sangue. Un ghigno beffardo spuntò sulle mie labbra.
    So quello che devo fare.
    Tentai di non ascoltare quella voce, nonostante continuasse a perforarmi i timpani. Continuai a salire, gradino dopo gradino.
    Risi di gusto. Suonai, Mirko mi aprì. Indossava solo il pantalone della tuta e la sigaretta tenuta tra le labbra strette.
    L’odore di alcol e marijuana era nauseabondo, ma sicuramente più sopportabile di quello che invadeva le strade del quartiere.
    Rimasi sulla soglia per qualche istante poi mi attirò a sé e si avventò sulle mie labbra. Un bacio esigente, in cui le lingue affondavano alla ricerca del vero piacere.
    I vestiti finirono sulle bottiglie di birra sparse sul pavimento mentre con il suo corpo avvinghiato al mio, mi sbatteva contro i muri per placare il bisogno di unirci.
    Devo ucciderla…
    Raggiungemmo la stanza da letto, Mirko mi gettò sul materasso e mi prese.
    Quei colori…devo ucciderla.
    Più ignoravo quella voce più si faceva più forte. “Cielo sta zitta, vocina del cazzo”
    So quello che devo fare.
    Non la sopportavo. “Sta zitta!”
    Tutto quel viola…devo ucciderla.
    Una cantilena che continuava a risuonare, finché non mi addormentai tra le braccia di Mirko.

    Quella donna continuava a salire e scendere le scale, passandomi ogni volta accanto come a volermi intaccare con il suo cattivo gusto.
    Tutto quel viola…so quello che devo fare. Poi abbinato al giallo…
    Guarda, come mette in mostra quel vestito.
    Le scale si muovevano in modo che potessi vedere sempre la sua sfilata silenziosa.
    Alle scale piace cambiare.
    "Maledette scale!" Una risata isterica si propagò per tutto il palazzo. La palpebra dell’occhio sinistro iniziò a chiudersi e aprirsi in modo convulso e costante.
    Vedi quello che mi fa? La devo uccidere!
    Tutto quel viola…

    “Sta zitta! Zitta!” Mi tirai i capelli. La donna continuava a scendere e salire i gradini e le scale a muoversi.
    Quell’ancheggiare…dio, come la odio!

    La sveglia suonò, la spensi con un colpo secco rigirandomi nel letto. Mentre il torpore stava tornando, risuonò fastidiosa. Riluttante, spostai il braccio di Mirko e mi alzai.
    Mi vestii velocemente e uscii da quell’appartamento.
    Scesi le scale in fretta ma un lago rosso scuro, sull’ultimo gradino della rampa, mi obbligò a fermarmi.
    Mi portai una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito e affrettai il passo cercando di allontanarmi nel minor tempo possibile da quel quartiere che puzzava di morte, droga e piscio.
    Doveva essere per forza sangue di una persona quello che avevo visto, ma non mi scandalizzai più di tanto: gli omicidi erano all’ordine del giorno nella periferia.

    Mi spogliai, lasciai che il getto d’acqua della doccia portasse via l’orrore della visione della pozza rossa sulle scale.
    L’ho uccisa… adesso non potrà più passare accanto a me con quei vestiti orrendi.
    “Non è vero, io ero con Mirko!”
    Ho fatto ciò che era giusto.
    “Io non ho fatto nulla!”
    Se lo meritava! Continuava a passarmi accanto sbandierando il suo cattivo gusto.
    “Sta zitta! Zitta!”
    La palpebra ricominciò a chiudersi e aprirsi convulsamente mentre il volto si deformava in un ghigno malefico.
    L’acqua non risolse la cosa, anzi la peggiorò iniziando a tingersi di rosso.
    “È solo frutto della mia immaginazione”
    Brava, laviamo via le tracce.
    “Io non ho nessuna colpa!”
    Sì, continuerò a mentire.
    Presi una spugna, continuai a fregare.
    Nessuno sospetterà di me.
    “Certo, non ho fatto niente!”
    Avevo tutte le ragioni per farlo.
    Uscii dalla doccia imprecando contro quella stupida vocina. Mi avvolsi nell’accappatoio.
    Vidi i vestiti sul pavimento, presi la camicia bianca e notai la macchia rossa.
    La devo lavare subito.
    Improvvisamente ricordai: il suono della testa della donna che sbattevo contro l’ultimo gradino della rampa, le sue urla e il suo dimenarsi che si affievoliva a ogni colpo.
    Mi guardai le mani, ormai candide, senza traccia di sangue.
    «Tutto quel viola, io odio il viola!» dissi ridendo sonoramente.
     
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  2. Iena Plinsken
     
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    Wow, un thriller psicologico giocato sulla stupida ossessione della protagonista. Grazie al ritmo incalzante il racconto mi ha coinvolto dall'inizio alla fine. Complimenti.
     
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  3. Arya Sophia
     
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    Grazie Iena, troppo gentile :wub:
     
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  4. Andrea2890
     
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    Ciao Arya :D
    Concordo con Iena. E' un buon thriller ma in, tutta sincerità, ho trovato ben pochi spunti comici/umoristici.
    Un saluto :Emoticons%20(408):
     
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  5. Achillu
     
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    Ciao Arya. Ti contesto solo la poca originalità del protagonista che dimentica di essere il colpevole. Ma il racconto l'ho letto d'un fiato. Piaciuto davvero tanto come thriller.
     
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  6. Arya Sophia
     
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    CITAZIONE (Andrea2890 @ 30/9/2017, 16:39) 
    Ciao Arya :D
    Concordo con Iena. E' un buon thriller ma in, tutta sincerità, ho trovato ben pochi spunti comici/umoristici.
    Un saluto :Emoticons%20(408):

    Grazie e ti do ragione, ma ho avuto non poche difficoltà s

    Achillu grazie davvero :D
     
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  7. Salvatore Russotto
     
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    Un bel thriller psicologico, mi hai quasi fatto venire voglia di... scriverne uno :P
    Purtroppo devo dare ragione al mio compagno di squadra Andrea riguardo alla comicità. Per il resto ti faccio i miei complimenti.
     
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  8. Arya Sophia
     
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    Grazie per i complimenti :D
    Sì la comicità non è il mio forte xD
     
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  9. Joyopi
     
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    Condivido i commenti dei miei compagni, bel racconto però poco comico. Sempre solita difficoltà a coniugare generi poco consoni all'ironia (qui il thriller) con la richiesta di comicità.
     
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  10. Eudes
     
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    Quello che avevo da dire sul tuo pezzo te l'ho già detto altrove: penso che la comicità fosse facilmente inseribile nel pezzo che hai creato (alla fine è un dialogo tra sé e la propria voce interiore, bastava qualche rispostaccia).

    Per il resto, il suo dovere lo fa.
     
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  11. Arya Sophia
     
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    Joyopi e Eudes grazie per i vostri commenti e come ho già detto, la comicità non è il mio forte xD
     
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10 replies since 29/9/2017, 21:55   103 views
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