Olimpiadi Letterarie

LA VOCE DEL SILENZIO

Sfida 9 Joyopi vs Angy C. Genere: fiaba Tema: silenzio 6784 caratteri spazi inclusi

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  1. Angy C.
     
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    La voce del Silenzio



    C’era una volta un Paese, di nome Sbrago, circondato da alte montagne e boschi incantati.
    Qui vivevano Rumore, proprietario della Valle, e Silenzio padrone indiscusso delle alte cime tempestose.
    Il nome di questo luogo magico era dovuto a un fatto che accadde un giorno di tanti, tanti, anni fa: i suoi abitanti, parlando senza sosta e tutti insieme nella Piazza, fecero franare una slavina che arrivò dritta sul campanile della chiesa. Ancora oggi è visibile la grande crepa che segna la torre campanaria e parte della corte interna. I residenti di Sbrago, però, non cambiarono abitudini.
    Per le strade del Paese era sempre tutto un vociferare, urlare, grugnire, cantare, sbattere di porte.
    La notte, quando il Silenzio desiderava entrare in paese, non ci riusciva mai: chi russava, chi beveva e faceva baldoria fino al mattino, chi piangeva o rideva. Il rumore era grasso, ostentato, villano; l’unico strumento che aveva per abbassare i toni era il brusio, dolorosamente incessante.
    Il Silenzio, dopo averle provate tutte, si sentiva depresso.
    Anche il bosco sembrava più vivace del solito: i rami degli alberi scricchiolavano, le foglie frusciavano al vento, i topi squittivano, le rane gracidavano, i lupi ululavano, le ghiande cadevano, gli uccelli cinguettavano. Per non parlare del North che, certe notti, si insinuava agitato tra gli alberi e fischiava. Dio, che quarantotto che faceva!
    Nessuno si fermava un momento ad assaporare il Silenzio e il guaio era che le persone non dialogavano più, ognuno era troppo occupato ad ascoltare se stesso. Come Giacinto, il becchino del paese. Era un ragazzo alto e allampanato, con una grande massa di capelli rossi e il sorriso sempre stampato in volto. Quel sorriso, che sembrava grottesco visto che la bocca non la chiudeva mai, gli conferiva un’aria ebete.
    Lui parlava sempre e, spesso, a sproposito. Il Silenzio non aveva mai visto qualcuno sputare parole a quella velocità.
    Sembrava una mitragliatrice: sparava vocali e consonanti che si univano l’una all’altra, quasi per caso, formando frasi che potevano ferire seriamente. Come quella volta che domandò alla Signora Lelli, il cui marito era in terapia intensiva, se i medici le avessero detto quanto tempo gli restava da vivere. La povera donna scappò via in lacrime a causa di tanta insensibilità. I paesani lo comprendevano: povero Giacinto, sempre solo in mezzo ai defunti.
    Ma il Silenzio era stanco, rivoleva il posto per il quale, all’inizio del mondo, aveva lottato tanto e che, ora, era occupato da troppi suoni. In più aveva ricevuto le proteste di centinaia di persone e le minacce delle anime estinte: se non ritorni da noi emigreremo! Dove, poi, il Silenzio non lo sapeva e non osava immaginare una diaspora di migliaia di fantasmi.
    Lo scrittore Pedro non aveva più immaginazione, sopraffatto dalla mole di parole che pesavano come un macigno sulla sua testa, andava bene al farmacista che non aveva mai venduto così tanti cachet come ora. Il musicista si lamentava di avere perso l’orecchio a causa della cacofonia di suoni. La Signora Maria era sull’orlo di un esaurimento nervoso, avendo sette figli che litigavano sempre e non le davano ascolto. La postina, a forza di spettegolare su tutti gli abitanti, rischiava il posto di lavoro. Il cantante doveva alzare il volume della sua voce per sovrastare quella del pescivendolo e gli era venuta una spaventosa raucedine.
    La situazione era seria, così seria che il Silenzio decise di scendere dai monti.
    Arrivato al limitare del bosco già si sentiva meglio. Aveva zittito le cascate, i fiumi, il vento, addentrandosi nel folto degli alberi ricoprì con la sua presenza tutti gli animali.
    “Ah… che meraviglia…”, mormorò il Silenzio.
    Avanzò fino all’entrata del villaggio e finalmente la pace l’accolse. Il Silenzio si prese la sua meritata vacanza.
    Non durò a lungo. L’intervento fu troppo radicale.
    Anche il Silenzio aveva i suoi metri di misura e quando lo si portava al massimo diventava assordante, non si sentiva altro che il battito del proprio cuore. Un po’ come vivere in eterno dentro una stanza insonorizzata. Sì, qualcuno beneficiava di questa situazione: lo scrittore che aveva appena finito la stesura di un romanzo promettente o la maestra, che, ora, scriveva alla lavagna gli argomenti trattati e gli alunni dovevano per forza stare attenti e ricopiare.
    Anche l’oste Diego non ascoltava più le liti degli avventori, al massimo se le davano di santa ragione ma, tutto questo, in silenzio.
    Altri, invece, ebbero grossi danni: il cantante e il musicista persero il lavoro e si trovarono sull’orlo di una crisi isterica senza la musica; il taglialegna, non sentendo il richiamo che avvertiva della caduta alberi, finì con una gamba schiacciata sotto il peso di un pino.
    Carmelo cadde dal tetto, non aveva sentito che una tegola si era spostata, e rimase un mese all’ospedale con un forte trauma cranico.
    A causa della cera, che stendeva sempre con molta cura, nonna Teresa scivolò in casa e poiché dalle loro gole non usciva più alcuna voce né dagli oggetti alcun suono, rimase sola e sofferente per ben tre giorni prima di essere soccorsa da una vicina.
    Cosa peggiore di tutte: gli animali del bosco stavano morendo di malinconia.
    No. Non poteva permetterlo. Come doveva fare? Non serviva a nulla ritirarsi sui monti e fare ritornare tutto come prima se gli abitanti di Sbrago non comprendevano la lezione. Doveva farsi ascoltare, era suo dovere insegnare alle persone ad amarlo e a trarre benefici dai suoi insegnamenti.
    Quindi, per la prima volta in migliaia di anni, il Silenzio si ruppe da solo: praticò una piccola incisione nel suo mantello impenetrabile cosicché le orecchie del popolo, solo le orecchie, si sarebbero aperte e lui avrebbe potuto farsi ascoltare. Scivolò fra le strade, bussò alle porte sussurrando a tutti: “Ascoltate la mia voce!”
    Gli Sbraghini, ovvero la gente del paese, compresero, sulla propria pelle, che parlare spesso non serve a risolvere le questioni, figuriamoci litigare; che le parole hanno un peso e possono causare molti problemi o diventare un balsamo sulle ferite, se pronunciate in modo giusto.
    Impararono che il silenzio unisce, tramite l’empatia, ogni anima; che favorisce il pensiero, che si dorme meglio e la mente è più riposata.
    Per non parlare della felicità degli amanti che, nel silenzio, sussurrano dolci parole d’amore e dei bambini, che si fanno raccontare fiabe e storie prima di andare a dormire. Soprattutto compresero che, ogni notte, lo spettacolo della natura è meglio di un concerto o di un bel film se si sa ascoltare la voce del silenzio. Messer Silenzio, felice di aver concesso abbastanza di se stesso agli uomini per farsi sentire, tornò sulle cime dei suoi monti pregustando già molti secoli di giusto riposo.

    Edited by violaliena - 29/9/2017, 23:17
     
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  2. Andrea2890
     
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    Come Fiaba è veramente carinissima. Scritta veramente bene. Sotto questo aspetto non posso che farti i complimenti. Devo pero dirti che, salvo rarissimi spunti, non ho trovato una chiave ironica forte.
     
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  3. Angy C.
     
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    Grazie Andrea del tuo commento :)
     
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  4. Achillu
     
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    Ciao Angy. Non ho trovato una logica nel comportamento del Silenzio e questo è un problema mio. Però scrivi benissimo, questo sì. :)
     
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  5. Angy C.
     
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    Grazie Achillu, in effetti è una fiaba e nelle fiabe spesso non c'è una logica stringente. Vi si narra di mondi fantastici, di mostri, fate, entità che non esistono e che, spesso, hanno poteri soprannaturali. Io, per rimanere strettamente connessa al tema, ho personificato il silenzio come fosse un'entità che esce dal suo torpore per riequilibrare l'armonia sonora del mondo. E, alla fine, c'è anche una morale. Come nelle fiabe :)
     
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  6. Iena Plinsken
     
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    Una bella fiaba e come ogni fiaba che si rispetti ha la sua morale, che bisogna zittirsi ogni tanto e saper ascoltare, sia che si tratti di persone o dell'ambiente che ci circonda. E questo è uno dei temi, secondo me, che uno scrittore dovrebbe cercare di far passare il più possibile al giorno d'oggi. Brava.
     
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  7. Angy C.
     
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    Grazie mille, Iena :)
     
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  8. Salvatore Russotto
     
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    La fiaba c'è, nello stile e nella morale. L'ironia l'ho vista un po' meno ma c'è anche quella (forse nella misura che ci si attende da una fiaba).
    Mi è piaciuto molto. Complimenti.
     
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  9. Angy C.
     
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    Grazie Russotto per essere passato a leggere e commentare :)
     
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  10. Eudes
     
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    Trovo che questo racconto abbia qualcosa in comune con quello di altre tue colleghe. Tu, come altre, avete preparato bene la possibilità di includere spunti ironici, ma senza poi sfruttarli davvero. Per esempio, quando cala il silenzio su tutto Sbrago avresti potuto parlare della contentezza del marito che non doveva più sorbirsi gli assilli della suocera o cose del genere, invece ti sei mantenuta su un livello più serio.

    In sé non è un vero problema, la fiaba funziona lo stesso ed è gradevole da leggere (e un po' di ironia, per quanto latente, ce la vedo lo stesso) però trovo curioso questo prepararsi la strada per quella che era una delle richieste del contest, lasciandola poi un po' inutilizzata.

    Unica piccola critica a quella che comunque resta una buona storia.


     
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  11. Angy C.
     
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    Ciao Eudes, grazie del commento ^^ Sai che la frase di cui parli l'avevo pensata? Poi, forse per la banalità insita nella stessa l'ho lasciata per strada. A volte una 'battuta' trita e ritrita non aggiunge nulla a un testo, anzi, potrebbe svilirne lo stile. Volevo che fosse fiaba, contenente la parola silenzio, che facesse scaturire un sorriso più che una risata. Per le mie colleghe, beh devo essere sincera come lo sono sempre: i loro testi sono più divertenti di quelli di molti dei concorrenti uomini. Ovviamente è solo il mio punto di vista. :)
     
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  12. Eudes
     
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    Mi sa che l'ironia delle donne sia troppo sottile affinché gli uomini la percepiscano. D'altro canto, quella degli uomini è spesso sguaiata e, a tratti, fin troppo volgare affinché le donne possano apprezzarla.
     
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  13. Angy C.
     
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    Verissimo Eudes :)
     
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  14. Joyopi
     
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    Avversaria, complimenti, bella fiaba! Ho apprezzato la morale e lo stile delicato, adatto al genere. Il tema è senza dubbio centrale. Come qualcun'altro (in particolare sono d'accordo con ciò che ha detto Eudes) ammetto che non ho trovato grande ironia o comicità, ma è un problema secondario, il testo funziona perfettamente così com'è. Brava, sarà una bella lotta e vinca il migliore!
     
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13 replies since 29/9/2017, 22:11   124 views
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