Olimpiadi Letterarie

Il richiamo del mare

Girone PICCHE - Genere REALISMO MAGICO

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  1. Mari.q
     
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    IL RICHIAMO DEL MARE

    Ho un legame speciale con il mare, siamo uguali io e lui: sempre in movimento, a volte burrascosi, altre volte calmi. Possiamo restare a sfiorare la sabbia pacatamente per giorni e poi, all’improvviso distruggere tutto con il nostro carattere impetuoso. L’acqua è il mio elemento, da sempre. Qualunque cosa mi affligga, mi basta una passeggiata a riva o una nuotata, per sentirmi subito meglio. Fin da quando ero piccolo, passo ogni istante libero sulla spiaggia, davanti al porticato della casa mia e dei miei nonni paterni. Mia madre non l’ho mai conosciuta, dicono sia morta di parto e non c’è giorno che non pensi a lei. La amo incondizionatamente solo per il fatto di aver sacrificato la sua vita per mettermi al mondo. Non ho nemmeno un ricordo o una sua vecchia foto sbiadita su cui versare le mie lacrime. Abbiamo gli stessi occhi verdi e gli stessi capelli neri indomabili, me lo dice sempre la nonna. Questa somiglianza mi ha sempre dato gioia.
    Ricordo quel giorno in cui tutto ebbe inizio come se fosse ieri: avevo otto anni, stavo piangendo sul bagnasciuga per la perdita di mio padre, morto da qualche giorno. Ero rimasto orfano, mi restavano solo i miei nonni. Ero disperato, non so come io abbia fatto a metabolizzare tanto dolore, ero così piccolo! Ma stare in riva al mare mi dava conforto, era l’unico posto che non mi facesse sentire solo al mondo.
    Fu quella mattina che scoprii di avere una specie di superpotere. Riuscii a sentire il cambiamento del tempo, percepii un evento catastrofico. Non capivo esattamente cosa sarebbe successo, ma ero certo che l’intera isola fosse in pericolo e non sapendo cosa fare, chiesi consiglio ai nonni. Loro non esitarono un attimo, diedero l’allarme a tutti gli abitanti dell’isola, spiegando cosa avevo detto loro. A parte alcuni amici fidati dei nonni, nessuno ci credette. Erano tutti pescatori e profondi conoscitori del mare e io solo un moccioso di otto anni. Il cielo era terso, non c’era nemmeno una nuvola e nell’aria nessun segno che preannunciasse né una tempesta, né un piccolo temporale. Era tutto talmente assurdo che anche io dubitai di me stesso. I nonni no, presero alcuni generi di prima necessità e mi condussero in cima al vulcano spento posto al centro dell’isola. Con noi venne un piccolo gruppo di parenti e amici, una ventina in tutto. Salimmo fino in cima e ci accampammo in una radura. In cielo ancora nemmeno una nuvola.
    Il mattino seguente fummo svegliati da un boato e facemmo giusto in tempo a vedere una gigantesca onda invadere l’isola, seminando morte e distruzione. Tutto venne spazzato via come se si trattasse di ramoscelli. Nessuno degli abitanti rimasti a valle si salvò. Solo noi e il gruppetto di amici avemmo l’ingrato compito di seppellire i corpi restituiti dalla marea nei giorni successivi al cataclisma.
    Da quel giorno nessuno dubitò più di me, anzi, vengo ancora oggi interpellato prima di ogni battuta di pesca o di un viaggio in mare. Mi considerano strano ma mi guardano come a uno sciamano, una sorta di divinità. Da allora sento ogni piccolo cambiamento di tempo, marea o pressione atmosferica; non so come avviene, continuo a credere che sia una specie di dono. Non ho delle visioni, non faccio sogni premonitori, né altre di diavolerie da chiaroveggente: semplicemente sento come cambia il tempo almeno un giorno prima che accada.
    Oggi siamo in agitazione, io e il mare. Come le onde sbattono irrequiete contro la riva, così io non riesco a stare fermo. Ho la sensazione che accadrà presto qualcosa, ma non riesco a identificare cosa. Domani compirò diciotto anni, magari è solo l’inquietudine della maggiore età, di sicuro ho nostalgia di mio padre e di mia madre. Mi capita spesso di fantasticare di vivere in mondi lontani, di prendere il largo e lasciare quest’isola che comincia a starmi un po’ stretta, ma dove potrei mai andare? Non conosco che questo isolotto semi disabitato in cui vivo.
    L’angoscia sale mano a mano che le ore passano e, mentre guardo il sole tuffarsi nelle acque rossastre, mi sale un brivido che parte dai piedi e che mi dà l’impulso di tuffarmi in mare. Mi spoglio al volo e mi getto tra i flutti delle onde. Mi ritrovo a nuotare come mai avevo fatto prima. In acqua mi sono sempre sentito bene, sin da quando ricordi, ma questa sera provo sensazioni nuove e sconosciute. Nuoto a lungo e non sento minimamente né fatica né affanno. Ho la sensazione che qualcosa non vada nel mio corpo. Galleggio sul dorso e, osservandomi, mi rendo conto di cosa sta accadendo. Al posto delle gambe ho un’enorme coda da tritone, bellissima, luminosa e iridescente. Provo a muoverla e lo faccio come se l’avessi sempre avuta, senza impaccio, senza alcuna fatica. Allora mi immergo sott’acqua, respiro liberamente come se fossi sopra la superficie: è una sensazione magnifica. Non mi sono mai sentito me stesso come in questo momento. Intorno a me il mare è pieno di vita e centinaia di pesci colorati si avvicinano, mi solleticano, sembrano volermi dare una sorta di benvenuto. Nuoto accanto a una razza, faccio la gara con un pesce scorpione e accarezzo addirittura una murena. Guizzo verso la superficie e spicco un salto come fossi un delfino, mi sto divertendo come non mai. Se è un sogno, vorrei non finisse mai. Non penso a niente, solo a nuotare, a godermi quell’esperienza magnifica senza pormi domande. Mi accorgo, all’improvviso, di non essere solo, accanto a me nuota un gruppo di sirene bellissime, con delle code simili alla mia e con i loro magnifici capelli lunghi che fluttuano tra le onde. Non si avvicinano per non intimorirmi, credo, ma io non sono spaventato, anzi sono attratto inspiegabilmente verso di loro. Mi ritrovo a seguire il branco di sirene. Se anche dovessi morire stasera stessa, sarei felice. Mi conducono verso un fondale molto profondo, ma la pressione dell’abisso non mi dà alcun problema. È un mondo meraviglioso, non ho mai visto tanta magnificenza in tutta la mia vita. Sembra una civiltà sommersa, un mondo sott’acqua. Alcuni esemplari maschi mi accolgono e mi danno il benvenuto alla soglia di quello che sembra un palazzo fatto di coralli e alghe: non immaginavo esistesse nulla di così imponente. Mi rendo conto di essere in grado di capire ogni singolo vocalizzo che emettono, nonostante si esprimano in maniera completamente diversa da quella degli uomini. Sono davvero soavi come narrano le leggende, le loro voci! Il clima è festoso e io mi sento completamente a mio agio, non ho timore di nulla, mi sento a casa. Improvvisamente tutti si fanno da parte e mi rendo conto di essere al centro dell’attenzione e questo sì, mi procura un bel po’ di imbarazzo. Vedo una figura avvicinarsi in maniera sinuosa. Appena si avvicina mi rendo conto che è una bellissima sirena. Si muove in maniera regale, con i capelli neri lunghissimi che si muovono con altrettante grazia. Ha un’espressione dolcissima e mi infonde una gioia indicibile vedere i suoi occhi verdi che mi fissano. Il mio cuore impazzisce. Si avvicina, sembra emozionata anche più di me, mi tocca i capelli, mi accarezza il volto e mi sussurra, con una voce angelica e nella mia lingua umana:
    - Buon compleanno, figlio mio.
    - Mamma? Sei proprio tu? Io non posso credere ai miei occhi! Credevo che… papà mi aveva detto ch…
    - Sssh vita mia, è giunta l’ora. Finora sei stato con gli umani, da oggi starai per sempre con noi, se lo desideri.
    - Non credo di aver mai desiderato di più una cosa in vita mia.
    - Allora seguimi. Abbiamo tante cose di cui parlare.
     
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