Olimpiadi Letterarie

Carnivoro

Girone Fiori - Black comedy

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  1. Giovievan
     
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    «Oh mio dio!»
    Lo sussurra con la voce vibrante d’entusiasmo. Nei suoi occhi brilla la luce soffusa delle candele che risplendono sulle mensole, sui mobili, persino sul pavimento tutt’intorno.
    «Ma è meraviglioso» pigola, stavolta guardandomi. Io mi richiudo la porta alle spalle e le sorrido, cercando di trasmetterle tutto ciò che provo per lei… ma so che non potrà mai percepire la mia esaltazione.
    «È meraviglioso come te, tesoro mio.»
    Si toglie il cappotto, impaziente, e lo appende all’attaccapanni assieme alla borsetta. Mi sorprendo di questa confidenza, in fondo non è mai stata qui prima di stasera.
    «Nessuno mi aveva mai preparato una cena così romantica. Mi fai sentire in colpa… scusa se ti ho detto quelle cattiverie, prima. Non penso davvero che tu sia uno stronzo.»
    «Non preoccuparti, tesoro» la rassicuro. «È acqua passata, ormai. Non potrei mai lasciarti scappare… tengo troppo a te.»
    Lei mi bacia, salendo sulle punte dei piedi per giungere al mio viso. Il suo profumo mi inebria… non vedo l’ora che questa serata si concluda.
    Le indico il suo posto e lei si accomoda, mentre io servo la cena che ho preparato con cura: involtini di lattuga con ripieno di couscous agli aromi, cacciucco di ceci, gazpacho di peperoni e zucca, cavolini di Bruxelles saltati al vapore e altra di quella merda vegetale che la fa impazzire così tanto. Mi dispiace sul serio che si perda il piatto forte.
    Sono solo tre settimane che ci frequentiamo e ho già dovuto spendere cinquecento euro in ristoranti vegani, gluten-free e non insozzati dalla presenza di qualsiasi ingrediente che derivi, anche solo alla lontana, da un essere dotato di un cervello e un cuore. Ecco perché, almeno quella sera, non la assecondo e mi gusto un bel piatto di ragù e la mia bistecca al sangue, senza toglierle gli occhi di dosso.
    Lei mi vede mangiare carne, ma stavolta non pare volerne fare un dramma. Forse, però, si sta solo trattenendo per non replicare la vergognosa scenata di qualche ora fa.
    «Sai, se mi avessi incontrata l’anno scorso non ti avrei nemmeno guardato» mi dice addentando un broccolo, con la bocca piena di semi di lino. «Ero così radicale che non avrei esitato a chiamarti assassino. Pensa che, quando due anni fa ho scoperto il veganesimo, ero fidanzata con un uomo, il mio ragazzo storico. Avremmo compiuto sei anni assieme dopo qualche giorno, ma lui non voleva rinunciare a conservare cadaveri nel mio frigorifero, quindi l’ho lasciato.»
    Alza le spalle, come se quella fosse una cosa normale. Per fortuna queste stronzate non mi interessano.
    «Non mi sembra che tu sia cambiata, allora. Se ti sei fatta venire un infarto per un hot dog…»
    Lo dico sorridendo, ma lei non ricambia. Leggo nei suoi occhi del risentimento nei miei confronti, ma si sta frenando, ora ne sono certo.
    «Non era necessario, è solo questo che dico. Se invece di comprare un hot dog ti fossi portato un’insalata da casa…»
    «…la bancarella di hot dog avrebbe venduto il mio al grassone dietro di me in fila. E comunque te l’ho detto: arrenditi. Non rinuncerei mai a mangiare carne.»
    Scuote il capo mentre il tovagliolo mi si macchia di sangue sulle labbra. Le mie papille gustative fremono al sapore della carne, gustoso, lievemente speziato. No, per nulla al mondo rinuncerei al mio carnivorismo, come lo chiama lei.
    «Questo l’ho capito, sai. E comunque servirebbe a poco. Se volessi cambiarti, prima ancora di puntare alla tua dieta, dovrei farti licenziare.»
    Questa mi fa ridere per quanto è contorta.
    «E perché? Non gestisco mica la macelleria. Io mi occupo di salumi e formaggi.»
    «A parte che i salumi rientrano nel vietato; anche se non grondano sangue sono pur sempre carne. Ma poi hai il banco macelleria di fronte. Ogni volta che vengo a trovarti al market sono costretta a passarci davanti… e poi fattelo dire, quando esci di lì puzzi sempre di animale morto.»
    «Tu sei pazza» sorrido, per smorzare la mia serietà, e non so nemmeno perché lo sto facendo. In fondo dell’apparire, in questo momento, non m’importa proprio nulla. Che percepisca pure il mio disprezzo!
    È incredibile come siano tutti uguali. Per un attimo penso che se non fossi costretto ad avere a che fare con questa gente sarei di certo meno turbato dall’idiozia umana, ma anche meno ricco di tutte le stronzate che dicono. In fondo un pregio ce l’hanno: sono divertenti.
    Stappo la bottiglia di vino e la verso nel suo calice con un gesto delicato e fluido. Il vino rosso, nero come sangue, zampilla sulle pareti scure del bicchiere e lo riempie fino a metà. Ho intenzione di divertirmi con lei.
    «Quindi suppongo che tu abbia lasciato il tuo lavoro, quando sei diventata vegana.»
    «Perché avrei dovuto?» scuote la testa, confusa, portando il calice alle labbra.
    «Anche tra le tue mani gli animali muoiono… non credo che tu riesca a salvarli tutti.»
    «Ma che c’entra!» si agita. «Io almeno ci provo, a salvarli. Poi se muoiono non è colpa mia. Di certo non li macello spontaneamente per metterli, senza alcuna necessità, in mezzo a un panino.»
    «Sì, certo.»
    Mi godo il primo sorso di vino, sentendolo scendere nella mia gola delicato e fruttato. Un buon rosso e carne di qualità: questa sì che è una cena perfetta. Non capirò mai chi sceglie di rinunciare a tutto ciò.
    Terminiamo il nostro pasto perdendoci tra chiacchiere inutili che hanno l’unico effetto di svuotarmi la testa e riempirla di una sola cosa, una sola ossessione: il corpo nudo di questa donna alla mia totale mercé. L’eccitazione cresce in me al solo pensiero.
    Quando beve l’ultimo sorso di vino le sorrido.
    «Allora, com’è andata la cena?»
    «Tutto squisito» dice, portandosi le mani al petto. «Sai davvero come rendermi felice!»
    Poi si alza, ripulendosi il vestito da qualche briciola del pane integrale al pepe nero che mi è costato un occhio della testa.
    «Posso usare un attimo il bagno?»
    «Certo che puoi. Prima porta a sinistra» dico, indicandole il corridoio.
    Mentre lei si avvia, io mi alzo. Il momento è giunto.
    Due passi e sono alla porta d’ingresso; giro la chiave nella serratura, poi me la infilo in tasca. Infine mi poggio con le spalle alla porta e attendo.
    Uno.
    Due.
    Tre.
    Un urlo.
    Urla sicuramente meglio di come parla.
    Mi chiedo se correrà subito in salotto o si serrerà in bagno. In ogni caso non ha scampo. So che il suo cellulare è nella borsa appesa all’attaccapanni, io non ho telefoni e tutte le altre porte sono chiuse a chiave. Il bagno non ha finestre… e mi è capitato solo una volta che una donna ci si chiudesse. Immagino che non debba rappresentare un’alternativa piacevole.
    Esita, non ritorna, dentro di me cresce l’adrenalina. Non mi muovo. Ho ancora qualche minuto, anzi, lei ce l’ha.
    Alla fine ritorna, ansante, con il bel visino imperlato di sudore e gli occhi iniettati di sangue. Si fionda verso la cucina aprendo tutti i cassetti, cercando disperatamente qualcosa da usare contro di me, ma deve avermi considerato un idiota se pensa che le abbia lasciato qualche arma in giro.
    Quando capisce di essere in trappola mi rivolge uno sguardo pieno di terrore. Sorrido.
    «Forse hai ragione, sai? Forse gli animali in gabbia lo sanno che a breve finiranno a fette. Dovresti essere lieta che ti lasci provare lo stesso brivido: non ti senti ancora più vicina a loro, adesso?»
    «Lasciami andare!» grida, la voce alterata dalla disperazione. «Pazzo assassino! Maniaco! Lasciami andare! Aiuto!» si getta sul pavimento, contorcendosi tra le lacrime. «Ti prego, lasciami andare, io non ti ho fatto niente di male, perché…»
    Alzo le spalle. «Non puoi capire. Sei vegana.»
    Urla ancora, frasi sconnesse che non ascolto. Non vedo l’ora che questo strazio finisca, più per la mia sanità mentale che per la paura che qualcuno possa sentirci; ovviamente uso la villa di campagna per queste cose.
    Per fortuna non dura molto; dopo una manciata di secondi di disperazione, con lentezza, si spegne come un robot con le batterie scariche. Si accascia scomposta sulle piastrelle e, finalmente, torna il silenzio. Non aspettavo altro dall’inizio di questa discutibile serata.
    Mentre mi avvicino le faccio i complimenti. È stata brava, in fondo, devo ammetterlo: molte urla, molta scena, ma almeno non ha cercato di aggredirmi. Considerando ho dovuto persino sfondare la porta del bagno per recuperare la precedente, direi che stavolta non posso lamentarmi.
    Le afferro la testa per i capelli, tirandola indietro. Addormentata come un agnellino. Ed è proprio a un agnellino che penso mentre pochi attimi dopo la sgozzo con un unico taglio netto, preciso. Ormai sono diventato abbastanza abile; all’inizio non sapevo come gestirmi, e quando si agitavano ero costretto a colpirle in posti non adatti quando erano ancora sveglie. Poi ho capito che conviene addormentarle, prima di agire, e il vino mi è amico anche in questo.
    Il sangue fluisce ordinato nello scarico della vasca da bagno, come seguendo un binario; quello che schizza via dalla carotide va a macchiare il corpo che ho appeso proprio lì accanto a scolare, quella mattina. Appenderò anche lei, tra poco, ma per ora la lascio nella vasca e afferro il secondo corpo, tremando per i brividi a causa della bassa temperatura della mia cella frigorifera. Me l’ero scelta con criterio, quella: bene in carne, soprattutto sui glutei e sui fianchi. Chissà come faceva a mantenersi così sostanziosa nutrendosi di piante, semi e merda.
    La stendo sul piano da lavoro mentre vado a recuperare i miei coltelli, già pregustando il minuzioso lavoro che dovrò fare per sfilettarla. È difficile e richiede tempo, ma ne vale la pena. Da quando ho scoperto questa particolare variante mi godo la carne mille volte di più. Ed ecco il secondo e ultimo pregio di questa gente: la carne vegana ha un non so che di gustoso, lievemente speziato…
     
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  2. MyaMcKenzie
     
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    Grande Gio, complimenti per la crudeltà, una black comedy coi fiocchi.
    I vegan ci danno molta ispirazione ;)
     
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  3. Giovievan
     
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    Grazie Mya :wub:

    CITAZIONE
    I vegan ci danno molta ispirazione ;)

    Che poi anche l'anno scorso, sempre nelle OL, ho dedicato una black comedy ai vegani... poverini, nulla contro di loro, ma mi ispirano troppo quando si tratta di queste cose :')
     
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    complicatrice

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    Mi piace il tuo stile asciutto, preciso, cadenzato.
    Hai molta cura per i dettagli e questo è un aspetto importante per una buona scrittura.
    Ottimo lavoro.
     
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  6. Giovievan
     
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    Che bello Fante, sono contenta che si noti perché ci tengo molto... sono ossessiva su ogni parola dei miei scritti 😂
    Grazie infinite ❤
     
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5 replies since 30/9/2017, 22:49   52 views
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