Olimpiadi Letterarie

3017 - PRESIDIO 19

Girone PICCHE - Genere DISTOPICO

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  1. Mari.q
     
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    1 SETTEMBRE 3017 h 4.59 a.m. PRESIDIO 19
    Sono sempre più convinta che ci diano qualcosa, ma non capisco cosa e come facciano. Voglio riuscire a contrastare questa situazione, per me e per gli altri abitanti del presidio. Durante il giorno non mi ricordo mai di fare attenzione al momento in cui, e di questo fatto ne sono più che certa, riescono ad annullare tutti i nostri pensieri. Le idee sfumano inspiegabilmente già all’inizio della giornata per poi riaffiorare a tarda sera e me ne rendo conto solo nelle notti insonni come quella di oggi. Sto scrivendo questa nota affinché, durante la giornata, possa avere memoria di quanto sperimento di notte. Non riesco proprio a spiegarmi perché me ne scordi ogni volta.

    1 SETTEMBRE 3017 h 15.00 P.M. PRESIDIO 19
    Ho trovato questo appunto scritto da me stanotte. Non capisco a cosa mi possa riferire, probabilmente l’insonnia mi ha dato le allucinazioni. Non ricordo di averlo scritto: questa cosa mi preoccupa. Se succederà di nuovo andrò al Centro Medico Centrale per un controllo.

    2 SETTEMBRE 3017 h 4.30 a.m. PRESIDIO 19
    Non andare al Centro Medico Centrale per nessuna ragione! Non sono allucinazioni, sembra più consapevolezza che poi scema durante il giorno. Oggi faremo un esperimento. Digiuneremo. Non assumere né cibi né bevande dal momento in cui vedrai questo avviso: ho il sospetto che ci diano delle sostanze tramite il cibo per farci perdere lucidità. Per essere certa di eseguire il piano, terrò in mano il quaderno e, sulla copertina, scriverò di leggere subito.

    2 SETTEMBRE 3017 h 7.59 a.m. PRESIDIO 19
    Appena finito il trattamento di decontaminazione ho visto l’appunto sul quaderno e ho letto la nota. Inizio il test deciso stanotte: nessuna assunzione di cibo a partire da ora.

    3 SETTEMBRE 3017 h 4.59 a.m. PRESIDIO 19
    Ho appurato che non è il cibo. Domani mangerò il doppio perché questa notte il buco allo stomaco, dovuto alla fame, mi ha impedito di dormire. Proverò a saltare il trattamento di decontaminazione che è l’ultima azione che ricordo di aver fatto ieri mattina.

    3 SETTEMBRE 3017 h 8.00 a.m. PRESIDIO 19
    Le telecamere controllavano l’ingresso della cabina e non ero sicura di riuscire a saltare il trattamento. Sono entrata e spogliata, come ogni mattina e poi ho mi sono introdotta nella teca di irradiazione. Niente telecamere qui, solo gli avvisi sulla necessità di sottoporsi al trattamento tre volte al giorno per evitare i danni delle radiazioni ionizzanti residue nell’aria, il bellissimo regalo dei nostri avi di quasi mille anni fa che è ancora una minaccia alla salute. Ho azionato il pulsante e sono sgattaiolata fuori prima che si chiudesse la vetrata. Ho aspettato che il fascio luminoso finisse di scandagliare la teca, mi sono rivestita e sono uscita dalla cabina come sempre. Ancora conservo ben saldi i ricordi della notte appena trascorsa. Continuerò ad appuntare tutto per individuare l’attimo in cui perderò la coscienza dei miei pensieri per capire la causa delle amnesie.

    Fuori, il distretto mi sembra tutto diverso da come lo ricordavo. Ci sono insegne a led ovunque che mandano messaggi continui a cui non avevo mai fatto caso. A ciclo continuo scorrono le scritte che danno delle vere e proprie istruzioni su cosa fare e cosa non fare. Il più ricorrente è quello che sconsiglia di uscire dal presidio perché fuori dalla volta sferica che lo ricopre, l’aria è altamente radioattiva e quindi mortale. La gente passa e sembra non leggere gli avvisi, ma nessuno si avvicina alle porte. Osservo, forse per la prima volta in vita mia, oltre il vetro della cupola: traspare appena un lieve grigiore di ciò che presumo sia al di sopra di essa. L’atmosfera qui dentro è illuminata e riscaldata da grosse lampade a luce gialla e mi chiedo cosa possa illuminare e scaldare lo spazio al di là del vetro: è la prima volta che mi pongo questa domanda e la cosa mi stupisce. Un altro avviso frequente è quello che sottolinea la bellezza e la felicità che si prova a vivere nel nostro distretto e ricorda la necessità di versare la Quota volontaria ogni giorno perché è l’unico modo per garantire la copertura delle spese necessarie alla purificazione ambientale che ci permette di vivere meglio. La Quota è pari all’ottanta per cento del reddito giornaliero. Devo annotarlo prima che mi resettino le idee.

    3 SETTEMBRE 3017 h 11.20 a.m. PRESIDIO 19
    Questa è la situazione: un’enorme fila di persone aspetta il proprio turno per versare la Quota davanti al totem di riscossione tributi. Ma perché dobbiamo pagare così tanto? Possibile che nessuno si renda conto di quanto sia assurda questa richiesta?
    Per tutto il giorno subisco un bombardamento da parte delle insegne luminose che dicono cosa fare, quando farlo e suggeriscono addirittura i nostri stati d’animo. Osservo la gente camminare accanto e fare esattamente quello che c’è scritto. Ridono quando i cartelli dicono che stare nel nostro presidio è divertente, si abbracciano tra loro quando un led dice che volersi bene è bello, e nessuno pensa con la propria testa, temo di essere l’unica a farlo, e credo che nessuno si accorga di quanto sia assurdo vivere così. Più ore passano dall’ultima decontaminazione, più sento le mie idee fluire in modo coerente e chiaro: non vorrei durasse poco, devo assolutamente scriverlo.

    3 SETTEMBRE 3017 h 18.00 P.M. PRESIDIO 19
    Ho saltato tutte e tre le decontaminazioni di oggi e mi sento la mente libera di vagare. Sto anche bene fisicamente e ritengo che il trattamento sia solo una scusa per annullare i nostri pensieri e le nostre idee, per poterci poi bombardare con le loro frasi e farci il lavaggio del cervello. Dopo l’ora del coprifuoco proverò a uscire, sperando che non ci siano guardie. Voglio arrivare alla porta del presidio, se hanno mentito sulla decontaminazione allora forse è una grossa bugia anche che fuori di qui l’aria sia mortale. Ho considerato la possibilità che potrei morire, ma sinceramente non potrei mai vivere in questo presidio con la consapevolezza assunta oggi, mai più.

    Dopo l’ora dello spegnimento dell’illuminazione mi avventuro fuori con l’aiuto di una torcia. È buio pesto, al di là del vetro non traspare nulla come se fosse stato oscurato con un telo. Non c’è nessuno in giro, nemmeno una guardia, solo le telecamere credo siano attive, ma non mi importa: stasera uscirò di qui e quello che sarà del mio destino andrà bene, tutto pur di non dover restare a vivere in un posto in cui cercano di uccidere le idee. Scriverò quello che succede mano a mano, così se morirò per le radiazioni, chi troverà il mio quaderno non farà la stessa sciocchezza che, forse, sto per fare io.

    4 SETTEMBRE 3017 h 2.30 a.m. PRESIDIO 19
    Sono davanti alla porta del distretto, forzo la serratura e provo gioia e paura nello stesso momento. Se questa sarà la mia ultima nota vorrà dire che loro avevano ragione e io torto.
    Attraverso la soglia dopo aver messo il quaderno nello zaino. Mi investe un’aria fresca e profumata e trovo un’oscurità molto meno opprimente. Alzo lo sguardo e mi incanto a guardare la miriade di lucine che brillano e tremolano in alto, sembra quasi che io possa toccarle. C’è anche un disco luminoso nel cielo che sembra avere occhi, naso e bocca. Per terra c’è una pavimentazione strana, è verde, fresca e formata da un’infinità di fili che si piegano al mio passaggio e poi tornano ad alzarsi. Non ho idea di che genere di abitanti possa avere questo luogo, ma credo lo scoprirò presto perché sento dei rumori. Non vedo e non sento altro, ma mi ritrovo con una mano sulla bocca e un coltello puntato al collo.
    - Dove credi di andare, ragazzina?
    Mugolo, mi divincolo, ma lui ha la presa salda. Mi calmo e allenta la stretta.
    - Mi chiamo Dolores, abitavo nel presidio 19. Ora non più, sono scappata.
    - Anche noi siamo fuggitivi dai vari presidi – dice indicando una decina di persone dietro di lui.
    - Voi avete capito cosa ci hanno fatto?
    - No, noi siamo usciti dalle porte per curiosità e poi abbiamo preferito restare fuori. Se vuoi, puoi unirti a noi.
    - No, voglio salvare gli abitanti del mio distretto.
    - Hai un piano?
    - Se volete aiutarmi, so come fare.
    Gli mostro i miei appunti e illustro il piano. Dopo aver dormito nel loro accampamento mi rendo conto della meraviglia del il mondo al di fuori della cupola: mai viste tanta luce e tanti colori in vita mia. C’è una sfera luminosa che si sposta dall’orizzonte e che rischiara tutto intorno con delle tinte indescrivibili. Quella vista mi toglie il fiato.
    Decidiamo di agire. Entriamo e ci dirigiamo verso il cuore della cupola. Nella piazza centrale c’è una torre altissima, presumiamo che il quartier generale sia lì. Saliamo indisturbati fino all’ultimo piano. Sono talmente sicuri che nessuno abbia idee proprie che non c’è nemmeno una guardia, cerchiamo in ogni ufficio e in ogni stanza finché non troviamo uno studio pieno di computer e di monitor che inquadrano tutte le parti della città. Immobilizziamo gli impiegati imbavagliandoli e ci mettiamo ai loro posti.
    Voglio spegnere quegli assurdi messaggi, trovo il comando e spingo “CLEAR”. Dai monitor vedo che la gente si ferma, si guarda intorno come stordita.
    - Ma certo - dico più a me stessa che ai miei compagni di avventura - senza istruzioni non sanno che fare!
    Comincio a digitare il mio messaggio: “State sereni, il giorno della liberazione è arrivato. Sono sospesi tutti i trattamenti di decontaminazione: l’aria è pulita, potete gioire!” nelle strade scatta il delirio della gente che festeggia. Ancora non sono consapevoli di nulla, ma appena trascorreranno abbastanza ore dalla decontaminazione allora prenderanno coscienza. Ma non mi basta, voglio di più. Credo che approfitterò della loro completa sudditanza ai messaggi per distruggere la volta, così potremo vivere tutti in quel meraviglioso posto che c’è fuori da qui. Ricomincio a digitare: “l’aria al di fuori della cupola non è affatto radioattiva, anzi, è migliore di quella che stiamo respirando ora. distruggiamo la cupola, non serve più”. Scendiamo anche noi, e aiutiamo gli altri nell’opera di smantellamento. Nel giro di qualche ora, la cupola è solo un ricordo. La gioia più grande è notare lo stupore della gente nel vedere lo spettacolo che offre il nuovo mondo, ma la soddisfazione più grossa è vedere che, gradualmente, le persone cominciano a ragionare con la loro testa e a fare domande, a mettere in dubbio quanto vissuto finora. La schiavitù dal regime corrotto che teneva tutti prigionieri per arricchirsi è terminata: ci aspetta ancora un lungo lavoro. Magari ci sarà anche da combattere per mantenere quanto raggiunto oggi, ma una cosa è certa: nessuno potrà più levarci la libertà di pensare autonomamente.
     
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