Olimpiadi Letterarie

"Percorsi obbligati e percorsi interrotti."

Gruppo picche - genere Distopico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. *SHORY*
     
    .

    User deleted


    10777 caratteri.

    “Percorsi obbligati e percorsi interrotti.”

    Mi chiamo Mya e faccio parte dell’ottava generazione delle “apprendiste”, ovvero coloro che, una volta divenute “maestre”, sono destinate a occupare un posto di rilievo nel governo di Yυναίkα, la nostra città stato.
    Il gruppo più numeroso costituisce la “forza motrice”: è quello che porta avanti il lavoro pratico.
    Esistono poi la compagine delle “combattenti”, destinata anche a mantenere l’ordine e una Sezione Ombra, ovvero la polizia segreta, addetta alla sorveglianza interna ed esterna; quest’ultima si occupa altresì degli "interrogatori” di soggetti facinorosi o sospetti.
    Le maestre possono raggiungere i sessant’anni; per tutti gli altri, il limite è di cinquantacinque. Giunto il momento, il metodo applicato è quello della soppressione chimica indolore.
    La nostra è una società matriarcale, ispirata a quella delle api: esiste una Regina, figura dittatoriale che predispone le regole e apporta eventuali cambiamenti.
    Al suo fianco si trova un gruppo di collaboratrici, nominato tra le maestre che si rivelano più capaci.
    Intorno ai sei anni, tutte noi dobbiamo sostenere un test obbligatorio, volto a stabilire quali siano le caratteristiche precipue; chi dimostra di possedere un notevole livello di apprendimento, ha accesso a scuole specifiche che spalancano la possibilità di far parte dell’élite: io sono tra queste.
    Le altre vengono inserite in strutture minori, presso cui resteranno sino al raggiungimento della maggiore età, ovvero tre lustri; da lì in avanti, entreranno nel gruppo delle lavoratrici o nell’esercito.
    Un’altra attività per cui occorre predisposizione, è quella di “fattrice”: le ragazze che vi appartengono, scelte secondo criteri di salute e bellezza fisica, sono quelle destinate a procreare. Vivono in centri speciali dove vengono fecondate artificialmente in modo da concepire soltanto femmine.
    Una volta partorito, il ciclo ricomincia: il limite massimo è di dieci nuove nate, dopodiché la fattrice viene destinata a svolgere un’altra mansione.
    Le neonate passano subito in carico alle “surrogate”, che provvedono a crescerle sino a sei anni, data in cui vengono sottoposte al test.
    In questo tripudio di femminilità, gli uomini servono unicamente da “riproduttori”; gli spermatozoi arrivano tramite cliniche intermediarie, che li raccolgono da una città stato analoga alla nostra ma con modello speculare: Mänlich.
    In cambio, noi forniamo delle “fattrici”: in questo nuovo periodo storico, il baratto è tornato agli antichi splendori e i mercanti si arricchiscono.
    La gestione di Yυναίkα ha assunto detta connotazione a causa di quanto accaduto in precedenza: il genere umano, guidato in maggioranza da maschi, è giunto sull’orlo dell’estinzione causa lunghi periodi di guerra estrema, in cui le donne avevano perso tutti i privilegi che, nel corso dei secoli e con grandi sacrifici, erano riuscite a guadagnarsi.
    Per sopravvivere, si finisce spesso con lo sbagliare andando in direzione opposta: secondo il mio giudizio, i libri che parlano del passato, descrivendo l’accaduto in modo tanto discriminatorio e di un futuro in cui si arriverà all’assoluta purezza di razza attraverso sofisticate selezioni, sono poco credibili e troppo estremizzati.
    Tentativi simili sono sempre stati fatti e le cose non sono mai finite bene, né per chi deteneva il potere, né per chi, di detto potere, subiva le conseguenze.
    Queste informazioni le ho ottenute di nascosto, attraverso una ricerca condotta al fine di risalire all’identità della mia madre naturale: trovarsi a un certo livello della piramide presenta dei vantaggi, per esempio avere accesso alla banca dati in cui si scheda e si conserva ogni minima cosa riguardo a ogni singola persona.
    È in questo modo che ho scoperto l’esistenza di Rebecca; successivamente, ho deciso di portare avanti un tentativo per conoscerla di persona.
    Poiché il suo periodo fecondo era ormai scaduto, l’ho cercata tra le appartenenti alla “forza motrice” e ho saputo che il suo lavoro consiste nel fare da intermediaria per i commerci esterni.
    L’ho trovata, mi ha raccontato della sua vita di un tempo, di quella attuale, del fatto che abbia messo da parte un po’ di denaro e che, a breve, abbandonerà tutto per unirsi a un gruppo chiamato “i riformisti”.
    Ho sentito parlare di loro: contestano il sistema, o meglio, i sistemi, sia quello di Yυναίkα che quello di Mänlich.
    Il diktat di obbedienza assoluta che contraddistingue le due linee politiche ufficiali, si scontra in modo intollerabile con il concetto di libero arbitrio che detta compagine considera un valore assoluto.
    Il gruppo è composto principalmente da fuggitivi, persone che sono riuscite a scappare grazie a lavori svolti fuori dalle mura, come nel caso di Rebecca.
    Tra gli uomini, molti sono disertori; le società maschili hanno continuato a fare della guerra una costante e l’esercito di Mänlich subisce perdite continue, da cui le defezioni.
    Rebecca si esalta parlando della forza delle idee, della possibilità di esprimerle, di decidere il da farsi attraverso votazioni a maggioranza, in cui entrambi i sessi sono coinvolti in modo paritetico.
    Mi parla altresì della divisione dei compiti in funzione dei desideri delle persone: ognuno offre il suo contributo ma, considerato che la Resistenza è solo agli esordi, la parola d’ordine, liberamente accettata, è “adattamento”.
    Tutti hanno un ruolo e non esiste questione che non possa essere risolta attraverso il confronto.
    Quello che più mi intriga è il suo dipingere l’amore; su questo non ho trovato nessun libro o dato: tutto è stato abilmente nascosto, oserei dire cancellato.
    Rebecca sostiene che si tratta della forza più potente, quella che ci permette di sviluppare al massimo il nostro sentire, nonché l’unica in grado di donare la completa felicità.
    Ho deciso di seguirla: l’esistenza che descrive sembra infinitamente migliore di quella che mi attende.
    Sono diventata brava a eludere la sorveglianza e pienamente convinta che nessuno penserebbe mai a una fuga verso l’ignoto da parte di una futura “maestra”: tutto va come previsto.
    Raggiungo mia madre col favore delle tenebre; il suo carro è colmo di tessuti da mettere in vendita: mi nascondo, sperando che le perquisizioni siano condotte in modo approssimativo.
    Così avviene; le soldatesse sono stanche a causa dei turni di guardia massacranti: in questo periodo, le addette al servizio in Yυναίkα sono sottonumero.
    Attraversiamo la zona pianeggiante di fronte alle mura e ci inoltriamo in quella boscosa: Rebecca si ferma, scende dal carro e si inoltra tra le piante.
    Segue un cammino tracciato che porta a un accampamento dove sono riunite una ventina di persone.
    Alcune ci vengono incontro, salutano in modo cordiale la mia accompagnatrice, chiedono chi io sia: lei evita di dirlo e si limita a definirmi una fattrice mancata.
    Dal folto del bosco esce una sorta di gigante: ha lunghi capelli biondo cenere e parte del viso è nascosta dalla barba, il che fa spiccare maggiormente gli occhi chiari pieni di intelligenza. Accanto a lui cammina un ragazzo che reca il frutto della caccia: sembra il suo ritratto da giovane.
    L’uomo si avvicina sorridendo e mi dà il benvenuto presentandosi come Peter; poi si volge verso Rebecca che scompare nell’abbraccio del compagno.
    Il ragazzo, Alex, ha la mia stessa età; non riesce a staccarmi lo sguardo di dosso: a me succede lo stesso.
    Quello che avviene tra noi è facilmente intuibile: Rebecca lo chiama “colpo di fulmine”.
    Scopro cosa significa avere la mente completamente colma di un’altra persona, tornare costantemente a lei col pensiero, ripercorrere quanto detto e fatto in sua compagnia, cercare di anticipare il futuro immaginando altri dialoghi e gesti che assumono una connotazione reale. Scopro il desiderio fisico che diviene vieppiù dirompente con l’aumentare dell’intimità.
    Diventiamo amanti e capisco ciò che Rebecca intende riguardo al concetto di felicità estrema.
    Ho notizia di gruppi simili al nostro: ne esistono altri, nascosti nell’ampia zona boschiva che circonda entrambe le città stato.
    Infiltrati agiscono dall’interno: sono i mercanti che, grazie al commercio e alla possibilità di muoversi, possono procurarsi quanto necessario a scatenare la rivolta.
    I piani a riguardo sono ancora confusi: dopo che ho reso nota la difficile situazione militare, l’idea dominante diventa quella di attaccare Yυναίkα per prima.
    Non è facile trasformare dei pacifisti in combattenti, anche se lo si fa per una buona causa: un ottimo incentivo è costituito dallo spettro di morte certa nel caso si venisse scoperti.
    Due mesi dopo viene predisposto un ricongiungimento generale, volto a fare il punto della situazione: il luogo scelto è lo slargo dove, due volte a settimana, si tiene il mercato.
    Le “cellule” giungono a destinazione, consegnano le armi per fare un inventario, prendono posto; i responsabili come Peter appaiono sin da subito parecchio insoddisfatti: il numero dei presenti è basso, le donne rappresentano di gran lunga la maggioranza, gli ex soldati sono meno di quanto sperato.
    Quello stato di debolezza trova nell’immediato un’orribile conferma; le truppe congiunte di Yυναίkα e di Mänlich appaiono all’improvviso e caricano, travolgendoci come un fiume in piena: l’accanimento che dimostrano nell'eliminare “i riformisti”, impossibilitati a difendersi, ha dell’inumano.
    Un urlo potente sovrasta la confusione: “Libertà... libertà!”
    La parola viene ripetuta all’infinito; i sopravvissuti rispondono in questo modo alla richiesta di resa: preferiscono morire che tradire il loro credo.
    La confusione seguita all’attacco mi ha allontanata; vedo Rebecca finire a terra: sul suo petto si allarga un’ampia macchia rossa.
    Peter si è lanciato per proteggerla e ha assorbito la maggior parte dei colpi: adesso le loro anime sono unite per sempre.
    Alex è in prima fila, grida più forte di tutti: cade anche lui. I suoi occhi azzurri sembrano sorridermi prima di fissarsi spalancati a riflettere il cielo.
    Voglio raggiungerli, condividere la loro sorte, ma non faccio in tempo: una donna a cavallo si fa largo, mi solleva e mi porta via.
    Vengo condotta al cospetto della Regina e scopro di essere stata soltanto uno strumento: mi hanno spiato e volutamente lasciata libera di continuare con le ricerche.
    La mia successiva fuga e il mio unirmi al Movimento hanno rappresentato un’occasione d’oro, che ha reso possibile spazzare via la Resistenza.
    Ho un chip impiantato sotto pelle: rappresenta il test definitivo, quello che permette di tenere sotto controllo le future “maestre”; viene inserito a tutte le “apprendiste”, unitamente all’inoculazione di un vaccino.
    Scopro che esiste un altro gruppo di cui farò parte per sempre: quello delle "cospiratrici".
    Prima di finire in isolamento a vita, partorisco un maschio: non me lo fanno neppure vedere e non avrò mai la possibilità di conoscere il suo destino.
     
    Top
    .
0 replies since 11/10/2017, 16:15   17 views
  Share  
.