Olimpiadi Letterarie

Pavida Paura

Gruppo FIORI Genere: intervista

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  1. MyaMcKenzie
     
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    Quando la lucetta della telecamera si accende, il frontman di BBC News indossa il suo sorriso migliore e dà il benvenuto agli ascoltatori che lo seguono da casa. Quella che si appresta a presentare è una delle serate più attese, una delle interviste più scottanti del secolo. L’ospite di questa sera è uno dei più sfuggenti che abbia mai corteggiato, quello che ogni altro giornalista vorrebbe avere nel proprio studio. E lui è pronto a giocarsela, è disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere uno scoop di proporzioni astronomiche.
    Quando la regia abbassa le luci e Rick si sporge sul tavolo sfoggiando l’espressione più drammatica del proprio repertorio, con lo sguardo fisso dinnanzi a sé, attacca la propria arringa.
    «Vi avevo promesso un’intervista unica nel suo genere, una di quelle che capita una sola volta nella vita, un’occasione d’oro, sia per me che per voi, cari telespettatori. Ebbene, il momento è giunto, il nostro ospite è arrivato. Per cui, come dico sempre, bando alle ciance e carpe diem.
    Signore e signori, diamo il benvenuto a una delle emozioni più irrazionali del panorama mondiale. Stasera è qui con noi… la Paura!»
    Un applauso scrosciante riempie lo studio, l’occhio di bue viene puntato sulla poltrona bianca riservata all’ospite, ma l’inquadratura mostra soltanto uno schienale vuoto. Basito, Rick si guarda intorno, alla ricerca di qualcuno che possa spiegargli cosa stia succedendo.
    «Scusatemi regia, mi confermate o meno che l’ospite si trova in studio?»
    Dall’altoparlante si diffonde una voce metallica che manifesta il proprio sconcerto per l’assenza del VIP che il regista in persona aveva accompagnato. Le luci si riaccendono, le telecamere si spostano per tutto lo spazio alla ricerca dell’ospite perduto.
    «Scusatemi un attimo», interviene il conduttore. «Se l’avete portata in studio dev’essere qui da qualche parte, per cui proviamo a fare tutti il più assoluto silenzio e restiamo in ascolto»
    Dopo qualche istante di attesa, ogni singola persona presente ammutolisce. Il silenzio è assoluto, irreale, non si sente nemmeno lo sfrigolio delle lampade.
    «Signorina Pavida Paura è qui con noi questa sera?» Chiede il giornalista.
    Per qualche secondo i presenti si guardando l’un l’atro, scocciati dal fatto che l’ospite se ne sbatta altamente di rispondere all’invito. Poi, una flebile vocina rompe il silenzio e, titubante, pronuncia un paio di parole incomprensibili.
    «Miss Paura, per cortesia, si manifesti o, perlomeno, ci dica dove si trova»
    «Sotto il tavolo» sussurra con un po’ più di verve.
    «E cosa ci fa lì? Venga qui accanto a me, le abbiamo riservato il posto d’onore»
    «Grazie, ma preferisco restare qui, nell’ombra, dove nessuno può trovarmi»
    «Ma i nostri telespettatori sono curiosi di vederla e di ammirare le sue sembianze, perciò esca di lì e prenda posto»
    «No, sulla quella sedia, in una stanza buia, da sola accanto a un uomo che non conosco… no, non ci sto»
    «Suvvia, faccia uno sforzo, in fondo siamo in mondovisione. Guardi, io non la sfiorerò nemmeno con un dito e poi ci sarà un’enorme luce puntata sul suo viso»
    «Non basta, voglio tutta la stanza illuminata a giorno e il pupazzo che l’uomo di prima mi ha rubato»
    Infastidito da quelle pretese, ma disposto a far qualsiasi cosa pur di ottenere l’intervista, Rick acconsente ad avvallare ogni richiesta. Nel tempo di una breve pubblicità, tutto viene perfettamente sistemato come da indicazioni e, non appena gli fanno cenno di essere in onda, annuncia ancora una volta l’identità della propria ospite.
    Questa volta, quando i riflettori si accendono, l’inquadratura mostra una giovane donna vestita di blu da capo a piedi. Indossa una felpa con il cappuccio così abbondante da coprirle quasi tutto il viso. I cameraman si avvicinano cercando di rubarle un primo piano, ma la ragazza è sfuggente, non si lascia riprendere. Tutto ciò che riescono a mostrare è un quadratino di pelle diafana e un paio di labbra sottili, tanto scure da sembrare violacee.
    «Dunque, Miss Paura…»
    «Può chiamarmi Fifa» lo interrompe la donna in blu. «Cioè, sempre se le va» aggiunge timida.
    «Certo, d’accordo, evitiamo le formalità e diamoci del tu. Dunque, Fifa, cosa puoi dirmi di te?»
    La ragazza abbassa ancora di più il capo e resta in assoluto silenzio.
    «Qualcosa non va?» Domanda Rick sporgendosi verso di lei ma senza soffocarla.
    «No, niente, è che…»
    «Cosa?»
    «Non voglio sbagliare risposta»
    «Non siamo qui per giudicare, ma solo per ascoltare ciò che vuoi condividere con noi. Ok?»
    Il cappuccio blu oscilla avanti e indietro, ma Rick preferisce cambiare strategia. Se la lasciasse libera di vagare indisturbata la giovane si paralizzerebbe, perciò decide di cambiare strategia.
    «Dove vivi, Fifa?»
    «Beh, io non ho una casa vera e propria, vivo un po’ dappertutto: nei vicoli bui, nelle case abbandonate, nelle chiese sconsacrate. Però non ho molte pretese, sai, mi basta poco per stare bene»
    «Quindi ne deduco che ti piaccia il buio. Si può dire che tu sia un tipo notturno, allora»
    «Non necessariamente. Diciamo che trascorro la maggior parte del mio tempo al lavoro, in posti un po’ tetri e oscuri, freddi e disabitati, ma non faccio distinzione tra giorno e notte. Posso dare il meglio di me sia in pieno pomeriggio che nell’ora più buia, dipende dal committente»
    Rick è contento di come sta andando la conversazione: dopo un inizio un po’ incerto sembra che la tizia che ha davanti si sia un po’ presa. Sente di essere sulla buona strada per cui, mentre lei risponde, sfoglia gli appunti per prepararsi alle domande successive. Senza nemmeno accorgersene, urta la tazza che ha dinnanzi spingendola oltre il bordo della scrivania. La porcellana cade a terra con un tonfo improvviso e si rompe in mille pezzi. Abituato a restare impassibile anche di fronte alle sfide più dure, Rick non fa una piega e guarda la telecamera come se niente fosse successo. Al contrario, la sua ospite è sobbalza sulla sedia dalla sorpresa e schizza via.
    Mortificato per aver rischiato di rovinare tutto quanto, Rick si scusa pubblicamente con Fifa e la supplica di tornare al proprio posto. Impiega tantissimo a riconquistare la sua fiducia tanto che, per non annoiare i telespettatori, è costretto a mandare la pubblicità una seconda volta.
    Quando il programma riprende, Pavida Paura è lì accanto a lui, più piccola di prima e tutta raggomitolata su stessa.
    «Senti, Fifa, quando invece non lavori che fai?» Chiede cercando di farla sentire a proprio agio.
    «Ah, in quel caso, mi trasferisco in posti pieni di sole e di gente. Lì mi sento meglio. Riesco persino ad andare d’accordo con mia sorella Allegria. Lei comincia a canticchiare e io mi rilasso a tal punto da addormentarmi»
    «E sono in tanti a chiedere i tuoi servigi? Che tipo è colui che ti invoca?»
    «Ho un parco clienti piuttosto ampio. Vado dalla creatura più piccola e indifesa all’uomo più duro e meschino che sia mai esistito. I bambini sono quelli che mi danno più da fare, mi chiamano ogni 3x2, eppure sono gli adulti a regalarmi le soddisfazioni più grandi. Con loro lavoro poco, ma quando mi chiamano… beh, scateno la mia fantasia e li lascio senza parole, praticamente pietrificati, te lo giuro»
    «Dev’essere magnifico essere così richiesta. Sembra tu sia molto esperta per cui ti chiedo: da quanto tempo è che sei in giro? Quanti anni ha Pavida Paura?»
    «Ho perso il conto ormai, sono una delle prime apparse sulla terra. Io, mio fratello e le nostre sei sorelle siamo le originali, le emozioni primarie»
    «Questo significa che ci sono altre famiglie oltre la vostra»
    «Certo. I secondari, così li chiamiamo, sono arrivati dopo, come il risultato di una o più combinazioni dei rami della nostra famiglia»
    «Il parente che ti sta più a cuore?»
    «Preferirei non rispondere, non vorrei che qualcuno si offendesse»
    «Suvvia, sbilanciati, siamo tutti adulti, nessuno se la prenderà per questo»
    «Beh, allora, se proprio devo sceglierne uno, direi Rassegnazione»
    «Come mai?»
    «Beh, stiamo sempre vicine, ci spostiamo a braccetto, ci sosteniamo a vicenda»
    «Uhm. E chi è invece quello che proprio non riesci a sopportare?»
    «Devo dirlo davvero?» Domanda spostando il viso a destra e sinistra, come se volesse sincerarsi di non ferire nessuno.
    «Ma certo, siamo tra amici, vogliamo sapere tutto di te»
    La ragazza si prende qualche attimo per riflettere sulla risposta più appropriata, un cambio repentino rispetto alla disinvoltura con cui aveva parlato della propria vita. Temendo di veder sfumare la propria carriera dinnanzi a quella inutile e pavida emozione, Rick cerca di correre ai ripari offrendo all’ospite un bel bicchiere d’acqua fresca.
    Non appena la mano sguscia fuori dalla tunica, le telecamere si accaniscono su di lei cercando di soddisfare la morbosa curiosità di chi non si è mai trovato faccia a faccia con una creatura così effimera. Le dita sono lunghe e scheletriche, le unghie sono colorate di un blu così scuro da sembrare nero, ma il fatto più impressionante è che trema come una dentiera il giorno di Halloween. Rick sa che non è un buon segno e che se le concede troppo spazio la perderà, per cui decide di insistere con le domande.
    «Dunque, Fifa, vuoi finalmente dirmi chi temi di più della tua famiglia?»
    «La rabbia», bisbiglia appena. «È la più suscettibile di tutte e quando si scatena non ce n’è per nessuno. A calmarla ci vogliono secoli e poi rompe ogni cosa, ci tocca ricomprare sempre tutto»
    «Sì, dev’essere una vera seccatura. Invece dimmi, Fifa, c’è qualcuno per cui il tuo cuore batte forte forte?»
    «Batte fortissimo per chiunque, ogni volta che mi chiamano. Credo di essere la migliore in questo campo»
    «Certo, è logico, ma io intendevo un’altra cosa. Volevo sapere se c’è qualcuno che ti interessa, qualcuno che ti fa sentire speciale, con cui vorresti fare coppia fissa»
    Le guance della ragazza s’imporporano d’imbarazzo e Rick non riesce a trattenere un sorriso di tenerezza.
    «In effetti, uno ci sarebbe», sussurra abbassando il capo. «È il più affascinante di tutti, è coraggioso, forte, sanguigno. Il problema è che siamo creature molto diverse e non so se sono il suo tipo»
    «Dai, dicci chi è, così ti diciamo le nostre impressioni»
    «Pericolo», confessa sorridendo. «Anche lui ne fa di cotte e di crude»
    «Già, è proprio un bel tipo. Pericolo e Paura: sono certo sareste una coppia invincibile.
    Ora però dimmi: l’impresa di cui vai più fiera?»
    «Francia, 1789. Dopo la presa della Bastiglia i contadini sono come impazziti, mi chiavano in continuazione. Pensa che mi hanno affibbiato il nomignolo di Grande Paura.»
    «Ma dai, davvero? Beh, complimenti! Ora però, visto che abbiamo solo il tempo per un’ultima domanda, vuoi dirci come vedi il tuo futuro?»
    «Non lo so esattamente, spero di restare con voi ancora per un bel po’. A tal proposito, volevo dire una cosa a coloro che tentano di tenermi a distanza: smettetela di sbarrare porte e finestre, è solo fatica sprecata, prima o poi io arrivo sempre»
     
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    Ottima prova! Un'intervista (una vera intervista :'D) sfiziosa e simpatica. Ho adorato la frase finale:
    CITAZIONE
    smettetela di sbarrare porte e finestre, è solo fatica sprecata, prima o poi io arrivo sempre

    Stai facendo un ottimo decathlon e questo è un altro bersaglio centrato. Brava!
     
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  4. MyaMcKenzie
     
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    CITAZIONE (Giovievan @ 12/10/2017, 00:20) 
    Stai facendo un ottimo decathlon e questo è un altro bersaglio centrato. Brava!

    Grazie. Stavolta abbiamo fatto tutte tre un ottimo lavoro, siamo tutte lì lì, non vorrei essere nei panni dei giudici.
     
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3 replies since 11/10/2017, 21:36   29 views
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