Olimpiadi Letterarie

Amore meccanico

Girone CUORI - Genere steampunk

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  1. Fabrizia
     
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    AMORE MECCANICO


    Romeo era un altolocato studioso che si dilettava con la scienza e la meccanica. Aveva una grande abilità e speciale potere, sapeva creare macchine potenti ed ingegnose alimentate da un vapore misterioso. Romeo era esclusivamente dedito alla conoscenza e al lavoro finché una donna gli fece perdere la testa.
    Una sera Romeo vide per la prima volta Juliet a passeggio per le vie di Londra. La giovane e bellissima ragazza era vestita di abiti che non valorizzavano affatto il suo angelico aspetto, era come un diamante grezzo che doveva solo essere levigato per diventare uno splendente gioiello. Romeo fu subito rapito dai suoi grossi occhi color dell’ambra, e le fossette che le si formavano sulle guance quando sorrideva lo facevano ammattire. Era per lui un angelo dai capelli color del grano e doveva assolutamente conoscerla.
    Presto egli scoprì quale fosse il lavoro della ragazza e si dispiacque; però non si rassegnò, non poteva farsi abbattere da ciò che Juliet era costretta a fare per vivere, non la giudicava, le avrebbe voluto tanto donare una vita migliore degna di una creatura angelica come lei.
    Romeo fece delle ricerche e venne a conoscenza che il padre di Juliet per sanare dei debiti di gioco l’aveva venduta a Walter Jones, un ruffiano a capo di un bordello che fiutando l’affare mise la ragazza tra le ambite vergini prostitute pronte per essere offerte al miglior cliente.
    Romeo che aveva nobili origini ed era piuttosto benestante riuscì a combinare e pagò il ruffiano per avere la vergine donna. Ella era impaurita dal ragazzo, non sapeva che egli al contrario di ciò che lei pensava non le avrebbe preteso quel genere di cose in cambio.
    «Perché avete pagato tanto solo per parlarmi? Le donne che lavorano qui han detto che gli uomini ambiscono a violare le vergini più di qualsiasi altra cosa perché è eccitante ed è sicuro, senza il pericolo di contrarre malattie. Vogliono solo delle bambole pure che non hanno il diritto di parlare. Le usano e le gettono via. Si sbagliavano forse?» Chiese la ragazza fissando Romeo con determinazione ed allo stesso tempo timore.
    «Io non sono come gli altri, non vi voglio male. Sono rimasto abbagliato da voi e dai vostri occhi ancor prima di sapere chi foste. Siete un angelo e non posso tollerare la vostra situazione, vi voglio portar via da qui Juliet.» Disse il ragazzo prendendole la mano ed accarezzandola lievemente. Juliet che fino a quel momento era tesa si sciolse e si sentì più tranquilla, fece un grosso sospiro consapevole che quella notte non avrebbe perso la sua virtù. I due ragazzi parlarono a lungo e si conobbero, si scambiarono più volte sorrisi e Romeo scoprì che lei non solo era bella fuori, ma lo era pure dentro e sebbene sembrasse un fiore delicato, era forte e determinata. Egli non ebbe più dubbi, Juliet era la donna giusta per lui e col tempo l’avrebbe fatta sua.
    Romeo riuscì a combinare altri incontri con lei pagando sempre profumatamente. Nei loro appuntamenti al bordello parlavano, si raccontavano storie, si baciavano e lui le dedicava dolci canzoni.
    Al sesto giorno Juliet implorò il ragazzo. «Non so per quanto tempo ancora mi faranno incontrare solo te, ho sentito che c’è un Lord interessato a me, è disposto a pagare molto per avermi, non voglio che la mia prima volta sia con lui. Voglio che sia con te.» Le sue gote divennero rosse come le rose in primavera.
    «Non posso accettare che altri ti tocchino! Devo provare a riscattarti.» Disse lui adirato stringendo i pugni.
    «Non succederà, Walter Jones non permette mai a nessuno di portargli via una delle sue ragazze. Non fa eccezioni. So che in passato hanno tentato di farlo ed è finita male, è estremamente possessivo e pericoloso.»
    Romeo non aveva intenzione di lasciar correre ma non insistette per non preoccupare la ragazza. Aveva creato un grazioso carillon che riproduceva la canzone che le cantava spesso e lo regalò a Juliet. Ella se lo portò al cuore e lo trattò come se fosse il tesoro più importante al mondo e quella sera fecero l’amore per la prima volta.
    Il comportamento dei due ragazzi cominciò a insospettire il ruffiano; egli accortosi che tra i due stava nascendo l’amore e dopo le continue richieste da parte di altri uomini nei confronti di Juliet decise di mettere fine alla loro storia e si rifiutò di farli incontrare ancora.
    Romeo si ribellò, ma le guardie di Walter lo allontanarono e abbattuto dovette momentaneamente arrendersi.
    Gli si spezzava il cuore al solo pensiero che delle dita e lingue viscide di altri uomini potessero lambire la sua amata Juliet. Si sentiva come se stesse per impazzire e qualche giorno dopo, quando le acque si furono calmate, con l’aiuto del buio della notte riuscì a scalare le mura del bordello e raggiungere Juliet. I due si abbracciarono ed unirono. Quando Romeo vide dei segni di violenza sulla pelle della ragazza si sentì ribollire il sangue. Non doveva succedere più, qualcuno aveva osato profanare il suo angelo, dovevano tentare di fuggire insieme.
    Il ruffiano e le sue guardie li scoprirono e fermarono, Walter infuriato sentendosi preso in giro li divise e trovò un modo di farla pagare al ragazzo che seppure di nobili origini fu picchiato pesantemente.
    Juliet scomparve misteriosamente e dopo qualche giorno Romeo la trovò morta avvelenata nel bosco accanto alla sua tenuta. Dissero che si era suicidata, ma lui non ci credeva. Lei amava la vita sebbene fosse stata sempre ingiusta e spesso piena di dolore.
    Romeo fece celebrare per lei un funerale di tutto rispetto e la fece seppellire nella cripta dove un giorno sarebbe stato collocato anche lui.
    I giorni passarono ed era come se un pezzo di Romeo fosse morto con lei, non dormiva e si cibava a malapena. Il ragazzo trovò conforto solo continuando lo studio della scienza e la meccanica. Ben presto scoprì non solo di avere la capacità di costruire complesse macchine, ma pure di rianimare le cose.
    Romeo era accecato dalla rabbia e affamato di vendetta prese delle bambole e le modificò, vi inserì dei piccoli cuori meccanici e tramite degli ingranaggi e delle leve azionati con un vapore speciale e misterioso creato dal ragazzo, le scagliò contro i suoi nemici. Il ruffiano Walter Jones e le sue guardie dormivano ignari di ciò che gli sarebbe successo, le bambole assassine armate di coltello li sgozzarono nel sonno senza pietà.
    Romeo provò somma soddisfazione, stava diventando come loro, senza remora alcuna.
    Disperato e attanagliato dalla follia arrivò a sperimentare le sue tecniche anche su dei piccoli esseri viventi e dopo sei mesi dalla morte di Juliet decise che era giunta l’ora di testarle anche sull'uomo.
    La sua era un’abilità fuori dal normale, nessuno oltre a lui poteva riuscire in imprese simili. Col suo potere ed intelligenza era determinato a riavere la sua amata Juliet e non aveva paura di oltrepassare limiti etici.
    Riesumò il cadavere della ragazza e rimase scioccato trovandola ancora così bella e quasi minimamente intaccata dalla morte.
    Sostituì il suo cuore e organi vitali con dei componenti meccanici e infine vi iniettò il misterioso vapore che attivò il corpo. Quando il ragazzo vide gli occhi di Juliet aprirsi non poteva crederci, ce l’aveva fatta, il suo amore era tornato e non esistevano parole per esprimere la sua contentezza. Strinse forte a sé la ragazza piangendo.
    «Amore mio! Mio angelo! Sei tornata! Te lo prometto, non ci lasceremo mai più!» Disse singhiozzando ed attendendo una risposta che non arrivò.
    La allontanò da sé e la guardò, i suoi occhi erano grigi e vitrei, la sua espressione vuota. Tentò di nuovo mostrandole il carillon che le aveva regalato e lo azionò, la canzone risuonava nella stanza ed era come un pugnale che uccideva la speranza del ragazzo. A nulla valsero i suoi tentativi, Juliet sbatteva le palpebre ma non reagiva.
    Solo quando Romeo le diede degli ordini si mosse, ma non parlava e non faceva nulla di sua iniziativa. Era una macchina, non poteva essere questa la sua Juliet. Il suo corpo era vivo, ma la sua anima non era presente, aveva davanti a sé un involucro di pelle contenente solo degli ingranaggi, dei meccanismi di ferro e del vapore. Romeo aveva perso la sua amata e le sue grandissime abilità non erano servite a renderlo felice.
    Non riuscì a dormire quella notte, Juliet giaceva accanto a lui inerme ed era come un fantasma che premeva sul cuore del ragazzo.
    Non c’erano alternative. Romeo rassegnato e distrutto disattivò Juliet rimuovendole il cuore meccanico, fu per lui come perderla una seconda volta.
    Egli creò una speciale bara di metallo e la introdusse nella sua cripta mortuaria privata, vi ripose dentro il corpo della sua amata e vi si sdraiò anche lui. Azionò il meccanismo di chiusura ed un carillon risuonò la loro canzone, prese una boccetta di arsenico e se la versò in bocca.
    La bara era progettata in modo che se qualcuno avesse provato a scassinarla ed aprirla sarebbe morto avvelenato dal vapore mortale che vi sarebbe fuoriuscito. Nessuno li avrebbe potuti separare. Romeo si girò su un fianco, prese la mano della sua cara Juliet e contemplò la sua figura finché la morte se lo portò via.
    Fu allora che una lacrima sgorgò dagli occhi della ragazza e scese fino alle sue ancora rosee labbra.
     
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