Olimpiadi Letterarie

FELPA ROSSA

Gruppo Fiori - FIABA (traccia di Sissi) Come se la caverebbe Cappuccetto Rosso nel 2017? E la nonna? E soprattutto il lupo da chi verrebbe impersonato? Riscrivete la celebre fiaba adattandola ai giorn

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  1. Angy C.
     
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    Gruppo FIORI -> genere: FIABA (traccia di Sissi)
    Come se la caverebbe Cappuccetto Rosso nel 2017? E la nonna? E soprattutto il lupo da chi verrebbe impersonato? Riscrivete la celebre fiaba adattandola ai giorni nostri.

    7712 incluso titolo


    FELPA ROSSA

    Cera una volta, una città con tanti palazzi, strade, negozi, una stazione e giardini magnifici.
    Una bambina, di nome Anna, viveva in un bel appartamento con i suoi genitori. Lei, tutti i giorni, non voleva uscire senza indossare la sua adorata felpa rossa e non se ne separava nemmeno di notte. Questa abitudine era motivo di discussioni perenni con la sua mamma che le chiedeva di togliersela per poterla lavare. Per questo motivo si guadagnò il soprannome di Felpa Rossa. Anna era una bambina intelligente, determinata, quasi ostinata quando voleva ottenere qualcosa, e molto indipendente.
    Frequentava la scuola del suo rione e quando usciva doveva aspettare Matilda, una signora che si era assunta l’incarico di accompagnarla dalla nonna, perché i suoi genitori lavoravano fino a sera. Ma, un giorno, la donna non si presentò.
    Felpa rossa sapeva che doveva dire all’insegnante di telefonare alla madre che, approfittando della pausa pranzo, sarebbe passata a prenderla, ma volle aspettare un po’. Attese per un tempo che le sembrò eterno. Quando si decise, la scuola aveva già chiuso le porte.
    Si convinse che, a nove anni, era abbastanza grande per andare a casa da sola.
    Abitava vicino, in fondo alla strada principale si girava a destra ed era arrivata. Al rientro avrebbe avvisato la mamma e l’avrebbe fatta sentire in colpa per non averle comprato un cellulare. Molte sue compagne lo avevano già. La mamma, di sicuro, si sarebbe arrabbiata. Le diceva sempre che il mondo è pieno di pericoli, che bisogna stare attenti e non si deve parlare con gli sconosciuti. Si guardò attorno: quali pericoli vedeva?
    C’erano, al suolo, tappeti di foglie rossastre, un sole pallido e persone che passeggiavano; ah, sì! le automobili, a quelle doveva prestare attenzione. Si incamminò tranquilla, sentendosi adulta.
    Passò davanti alla gelateria e le venne voglia di un cono alla crema. Aveva i soldini con sé, perciò entrò a comprarlo.
    Si sedette su una panchina a osservare la via e una signora che dava da mangiare ai piccioni. Era una bella strada quella, con tanti alberi ai lati, il marciapiede largo e dei magnifici negozi, soprattutto quello di giocattoli di fronte a lei. Era immersa nei suoi sogni a occhi aperti e non si accorse che il tempo stava cambiando. Il sole si oscurò e si alzò il vento. Felpa rossa calò il cappuccio della giacca sui bellissimi capelli neri e si diresse verso la sua abitazione lentamente, per osservare ancora un po’ il via vai della gente. Era sempre stata una bambina molto curiosa.
    Arrivata davanti al portone si ricordò che, nello zaino, aveva le medicine per la nonna che soffriva di cuore. Oggi avrebbe dovuto portargliele perché le aveva finite. Come aveva potuto dimenticarsene? Ora il danno era fatto, se chiamava sua madre si prendeva una bella lavata di capo e la nonna poteva avere un attacco di cuore senza le sue pillole. Inoltre, lo stomaco le brontolava per la fame. Doveva essere coraggiosa e andare da sola dalla nonna! La palazzina dove viveva non era molto distante e lei, quando prendeva l’autobus con Matilda, aveva memorizzato il percorso.
    Però, non aveva mai utilizzato i mezzi pubblici da sola. E se si fosse sbagliata fermata? Poteva perdersi. Allora decise di chiedere all’autista di farla scendere nel posto giusto. Che sciocca! Non poteva, i soldi del biglietto li aveva spesi per il gelato.
    “Va bene, andrò a piedi.” Pensò.
    Dopo un po’ cominciò a piovere e la bimba era stanca. Riconobbe il negozio del fornaio. I grattacieli e i campi da calcio le confermarono che si trovava sulla strada giusta. Fra poco avrebbe visto il Parco, doveva attraversarlo ed era arrivata. Il cielo scuro e la pioggia battente avevano fatto fuggire i pochi passanti, Felpa Rossa si sentì spaventata.
    C’erano strani scricchiolii e fruscii che, prima, non aveva sentito. L’entrata del parco le appariva minacciosa. Si stava pentendo della scelta fatta. Deglutì e, facendosi coraggio, si addentrò tra i vialetti ben curati del giardino. Affrettò il passo. Le sembrò di udire dei rumori dietro di lei. Il cuore prese a martellarle forte in petto. Stava quasi correndo quando un ragazzo le si parò davanti.
    “Dove corri bambina? Ti sei persa?”
    Felpa rossa osservò l’uomo. Era tutto vestito di nero. Anche lui aveva una felpa e da sotto il cappuccio si vedevano due enormi e sporgenti occhi, simili a quelli di un rospo.
    “No, Signore. Sto andando dalla mia nonna. Mi sta aspettando.”
    “Vieni, ti accompagno. Ho un ombrello, così ti riparerai dalla pioggia.”
    La bambina pensò che era davvero simile a una rana, con quella bocca larga. Ma non le venne da ridere, anzi era intirizzita dal freddo e aveva paura.
    “No, grazie, Signore. Sono già arrivata.”
    E, detto questo, scattò come un velocista verso l’uscita lasciando il Rospo Nero, sbigottito, a guardarla.
    Felpa Rossa corse senza mai voltarsi indietro, arrivò sotto l’abitazione della nonna senza fiato e, per fortuna, il portone non era chiuso. S’infilò dentro e, sempre correndo, salì le scale due a due. Si fermò, l’uscio era semi aperto. Non sapeva se aveva più paura a entrare o a voltarsi e tornare in strada. Desiderava tanto che la sua mamma fosse lì, con lei. Cos’era successo? Spinse piano la porta ma, senza riflettere, urlò chiamando la nonna. Mise un piede nel lungo ingresso, nessuno rispose. Si diresse verso la cucina. Quando si trovò vicina alla camera da letto della nonna, sulla parete del muro apparve un’enorme ombra. Senza pensarci aprì la stanza e andò a rifugiarsi sotto al letto.
    Volle chiudere gli occhi ma non ci riuscì, l’ombra si mosse verso di lei.
    All’improvviso, ci furono dei colpi sordi, rumori di oggetti che cadevano a terra e poi vide l’ombra afflosciarsi al suolo.
    Sulla soglia della stanza apparve Rospo Nero.
    “Bambina? Dove sei? Puoi uscire, ora non c’è più pericolo.”
    Il ragazzo si avvicinò al letto, Felpa Rossa chiuse gli occhi e strinse i denti per non urlare. Era terrorizzata. Ma, Rospo Nero, non parlava più con lei, stava cercando di rianimare la nonna che era stesa sul letto ed era svenuta. Quando era entrata, Anna, non l’aveva vista, troppo occupata a cercare un nascondiglio. Rospo Nero aveva legato l’ombra, che era un ladro, chiamato la Polizia e l’ambulanza per la nonna.
    Poco dopo arrivarono i suoi genitori, trafelati e in lacrime. Felpa Rossa si aspettava delle urla e dei rimproveri, invece l’abbracciarono così forte da farle mancare il respiro.
    Più tardi, dopo una lauta cena, Felpa Rossa e la mamma erano accoccolate sul divano. Avevano parlato a lungo.
    La bambina capì che aveva sbagliato. Seppur animata da buone intenzioni, come portare le medicine alla nonna, l’errore lo aveva commesso non telefonando alla mamma. Era stata fortunata che non le fosse accaduto nulla di grave; ancor di più che il ragazzo l’avesse seguita preoccupandosi per lei e che non fosse un malintenzionato! Sotto al portone aveva udito la piccola chiamare la nonna con voce alterata, era salito e aveva affrontato il ladro.
    Felpa Rossa scoprì che Rospo Nero era un maestro di arti marziali e insegnava ai giovani nella palestra del quartiere. Matilde era stata investita da un’auto e a causa di un trauma cranico non aveva potuto avvertire della sua assenza. Adesso era fuori pericolo e domani sarebbero andate a trovarla. La nonna si riprese presto dal malore e le fece promettere di non fare mai più una cosa tanto sciocca: lei, aveva sempre una piccola scorta di medicine per le emergenze. La mamma accondiscese a comprarle, finalmente, un piccolo cellulare.
    “Però, ti avverto! La prima volta che non ubbidirai te lo sequestro. Intesi?”
    “Va bene, mamma. Intesi.” Rispose Felpa Rossa, senza trattenere uno sbadiglio.
    “Perfetto. Adesso mi dai la felpa, Anna? Ha bisogno di una bella lavata.”
     
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