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NB: la sceneggiatura per fumetto presenta qualche difficoltà anche per i giudici, quindi Eudes si è prestato a sostituire Sissi ed ecco la sua valutazione...
Anche se nel 2010 ho fatto un corso di sceneggiatura per fumetti suddiviso in 14 lezioni e li leggo dall’età di sei anni, non posso certo considerarmi un esperto del settore. Il corso mi avrà forse fornito qualche elemento per saperne un po’ più delle media, ma non credo basti per una valutazione il più possibile oggettiva sui pregi e difetti dei vostri elaborati. Insomma, dovrete accontentarvi di quello che so, ovvero poco.
In genere, il principiante che si affaccia per la prima volta a scrivere un fumetto fa tre errori: 1) Racconta troppe azioni all’interno della stessa vignetta. Senza considerare che in realtà una vignetta è un fermo immagine, insomma è statica (e non è che le linee cinetiche aiutino più di tanto, se non bene elaborate possono solo rendere tutto più confuso). Il “movimento” in realtà è nello spazio bianco: insomma, tra un fermo immagine e l’altro il lettore immagina cosa ha potuto portare dal punto A al punto B. 2) La parte scritta, ovvero didascalie e balloon, non aggiungono niente di nuovo che il disegno non dica già da solo.
3) Descrive una situazione troppo complessa da disegnare.
Bisognerebbe inoltre ricordare che queste sceneggiature vengono create per un unico lettore: colui che le disegnerà (tralasciando editor, letteristi e collaboratori vari). Il fine di una sceneggiatura è appunto l’essere disegnata. Una sceneggiatura “bella da leggere”, che sembra quasi un racconto, ma la cui resa grafica non renda molto di più, a mio avviso resta una sceneggiatura che non funziona.
Poi ovviamente ci sono gli errori tecnici, di chi non conosce le convenzioni che si usano quando si presenta una sceneggiatura a fumetti. In quest’ultimo punto le due sceneggiature si equivalgono, nel senso che hanno le stesse imperfezioni, quindi per decidere quale delle due mi sembrasse migliore, mi sono basato principalmente sugli valutazione degli altri punti. Ma giusto per fare un esempio, la prima vignetta di ZERØ IDEE forse sarebbe più giusto scriverla così:
1. Esterno, giorno Immagine, campo totale – Un volatile si libra contro il cielo scuro, nuvoloso. Ha qualcosa di indefinito tra gli artigli. Didascalia in verticale a sinistra – “Ansia, amarezza, noia, dubbio: sono come un grosso e oscuro rapace che ti porta via”.
Giorno, alba, tramonto, notte sono tra le prime cose che è opportuno specificare, altrimenti, per esempio, quell’aggettivo “scuro” può portare il disegnatore a equivocare il lasso di tempo da prendere in considerazione.
Aggiungo, visto che nella seconda vignette viene data al ragazzo “l’espressione atona” che conviene sempre ricordarsi che nel fumetto, sia sempre meglio evitare le sfumature. “viso triste”, “sorriso raggiante” sono espressioni nette che qualsiasi disegnatore è in grado di comprendere in maniera inequivocabile. L’espressione atona invece potrebbe prestarsi a mille interpretazioni (il più delle volte, lontana da quella che lo sceneggiatore aveva in mente) L’immagine 7 poi credo sia la tipica vignetta che “racconta troppo” di cui parlavo prima: 7) Immagine, figura intera – Il rapace si arresta di colpo, un proiettile lo attraversa da parte a parte, in diagonale, dal basso: K-POW! Gli artigli si aprono, il ragazzo cade verso il basso.
Pur essendo breve ci sono diverse “azioni” (azioni appunto, non scene statiche): in questo caso o il disegnatore opera un discreto lavoro di sintesi o impazzisce.
Pur avendo apprezzato la storia e penso che con gli opportuni accorgimenti protrebbe diventare una breve storia a fumetti piacevole da leggere, tuttavia mi sembra che come sceneggiatura BLEAH… VERMI! faccia meglio il suo lavoro e conservi un maggiore equilibrio.
Per cui: Dalcapa: punti 4 Fante scelto: 3
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