Olimpiadi Letterarie

Confessione

Dialogo tra Lunella e Iflotsulik

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Achillu
     
    .

    User deleted


    È l’alba della Luna nuova. La fata falena apre gli occhi e si gira inquieta nel letto di paglia. Non è riuscita ad acchiappare il sonno. Pessimo segno, si dice affranta. Le manca l’aria, deve uscire dalla grotta prima che sia tardi e il gruppo scopra il suo segreto.
    Si alza piano sbattendo la testa contro il soffitto basso. Odia le caverne, specie quella in cui si sono nascosti dopo tante ore di cammino: “grotta del Diavolo”. È lunga e stretta come un corridoio; ci si sposta con difficoltà quando uno è solo, figuriamoci in gruppo. Solo a un umano stupido come Iflotsulik poteva venire in mente un’idea simile. Lunella si pente di avergli dato retta.
    Le sue ali stanno vibrando. Un altro cattivo segno. Come ha potuto dimenticare che giorno fosse? Ora deve sbrigarsi a raggiungere l’uscita ed evitare a ogni costo di svegliare i compagni d’avventura. Non è pronta a dare spiegazioni, tantomeno a quell’Iflotsulik che non si fida ancora di lei. Meno cose sa della sua vita meglio è. Non osa pensare a come potrebbe reagire se scoprisse la verità.
    Lunella si sposta con prudenza strisciando, attenta a non urtare contro qualcuno. L’oscurità non le facilita il compito. Non può nemmeno contare sulla sua magia per non compromettere la vera identità. Il silenzio assordante, interrotto a tratti dal suono delle gocce che cadono in una piccola pozza d’acqua stagnante, la innervosisce. Una luce tenue e rossiccia illumina per qualche istante l’interno della grotta del Diavolo. Devono essere i pipistrelli dai grandi occhi rossi. Quell’umano diffidente la sera prima le aveva detto che si nascondevano nei fori rocciosi. Decide di ignorarli e proseguire più spedita verso la porta di foglie e rami. Sente che l'ora della verità è vicina, il suo cuore di fata falena non mente mai.
    Lunella raggiunge l’esterno appena in tempo, ignara dei rumori alle sue spalle. La sua figura trasparente vira a un colore latteo e una forma indefinita, simile a un’enorme bolla di sapone bianco che fluttua nell’aria. Dopo alcuni tentativi falliti di prendere il controllo delle proprie sembianze, la fata falena riesce a trasformarsi in modo stabile in una donna dalla carnagione pallida.
    Iflotsulik si sveglia per il troppo silenzio. Adicius non russa e non mangia; il riverbero rossastro che emana dalla sua pelle accresce l’effetto infernale della grotta del Diavolo. Alocacoc è un’ombra silenziosa sulla parete. Un letto di paglia conserva le forme di un’elfa alata; l’aria sovrastante è troppo tersa per essere ancora occupata da quell’ingenua di Lunella.
    I pipistrelli dai grandi occhi rossi tacciono. Il loro richiamo è udibile solo dal suo orecchio di bardo e non sente nulla; qualcuno sta attraversando l’ingresso della grotta. Strano che il gigante ottuso non si sia allarmato, significa che non è qualcosa di preoccupante o commestibile, però l’assenza di Lunella non è confortante.
    Controvoglia si alza e percorre il lungo corridoio roccioso che porta all’esterno. Attraversa la porta di foglie e rami e appare alle spalle di una donna dal colorito pallido. Con la voce assonnata e leggermente agitata le chiede: «Chi sei?» Appoggia il palmo della mano sull’elsa del pugnale che porta sempre con sé.
    «Non temere, sono Lunella.»
    «Non mi pare proprio.»
    «Non riconosci la mia voce?»
    «Potresti essere un’imitatrice. Anzi, lo sei di sicuro. Lunella ha l’aspetto di un’elfa alata e ci posso vedere attraverso. Tu chi sei, donna?»
    «Te l’ho detto: sono Lunella. Solo che… senti, bello: devo dirti una cosa importante. Sono sicura che non la gradirai però visto che mi hai beccata non posso più mentire. Oggi è la Luna nuova e questo è il mio aspetto durante la Luna crescente.»
    «Mi prendi in giro?»
    «Ti sembro una che scherza? Perché sei sempre così diffidente? Questa è la mia natura. Anzi, ti dirò di più: adesso, per due settimane, non sarò più obbligata a guarire nessuno. Ti va bene? Se no, fattene una ragione.»
    «Non so chi tu sia né cosa voglia da me. Adesso, per favore, sparisci.»
    «Certo che sei testardo!»
    «Con me non attacca. Dimmi chi sei e cosa vuoi, oppure muoviti e non farti vedere mai più.»
    «Oh, santi numi! Sono Lunella. Cosa posso fare per convincerti?»
    Iflotsulik estrae il pugnale e si procura un taglio al palmo della mano sinistra; la tende in direzione di Lunella. «Guariscimi, se sei capace.»
    «Ma ti ho appena detto che non sono più obbligata a…»
    «Non ti sto obbligando. Se vuoi che ti creda, guariscimi. Altrimenti vattene.»
    La fata falena, esprimendo il proprio disappunto con un grugnito, si avvicina all’uomo e impone la propria mano destra sulla sua sinistra. Poi recita:
    «Madre celeste, Dea dai mille nomi,
    in questo luogo giungano i tuoi Doni
    e, per tua Volontà, questo mortale
    ottenga guarigione dal suo male.»
    Iflotsulik osserva la mano con attenzione. «Mi hai quasi convinto.»
    «Che c’è, ancora?»
    «Puoi fare in modo che non si veda la cicatrice?»
    Lunella alza gli occhi al cielo: «Ma dai, Iflotsulik, non star mica a lamentarti. Non scomodiamo le divinità per delle stupide considerazioni estetiche.»
    «Ma è gialla fosforescente!»
    «Sì, è una cosa temporanea. Domani all’alba tornerà di un colorito normale.»
    L’uomo rinfodera il pugnale. «Quindi sei proprio tu, Lunella?»
    «In carne e ossa; anzi: in aria e spirito.» L’uomo allunga la mano sul corpo della fata falena, che si deforma in modo plastico. «Ehi! Giù le zampe, porco!»
    «Sei così… opaca!»
    «Senti chi parla, bello di mamma.»
    «Non è un’offesa; in realtà non riesco più a vedere attraverso di te.»
    «Sono così brutta?»
    «Ma no; anzi, sei una bella donna.»
    «Grazie. Mi fa piacere, ma non ci provare.»
    «Con me sta’ tranquilla; piuttosto, fa’ attenzione al gigante!»
    La figura plastica di Lunella perde il controllo e assume un contorno indefinito; questione di un attimo, poi riprende la forma umana. «Cercherò di non farmi trovare con un aspetto invitante.»
    «Cosa intendi dire?»
    «Devi proprio sapere tutto e subito?»
    «Visto che sei riuscita a nascondermi questo,» infila il pugno destro nello stomaco di Lunella, che immediatamente si deforma per poi tornare a dimensioni normali, «mi farebbe piacere conoscere tutta la verità. Anzi, non capisco la tua reticenza; cosa pensavi di fare? Come avresti voluto giustificare la tua trasformazione?»
    «Voi uomini volete sempre capire; ma staccate la spina ogni tanto! Sempre lì a pensare… le cose, semplicemente, accadono. La ragione non può spiegare tutto.»
    «Bene. E allora dimmi: che cos’altro può accadere?»
    «Per esempio che piova.»
    «Ma no, intendevo: che cosa può succedere a te?»
    Lunella perde nuovamente il controllo della propria forma umana e questa volta in modo più grave. Per un attimo a Iflotsulik sembra di scorgere la figura di un lupo, ma dà la responsabilità al riverbero del sole appena sorto all’orizzonte. Quando l’uomo riesce a rimettere a fuoco le immagini, la fata falena ha di nuovo le sembianze di una donna ma con il volto impensierito. «Nulla di preoccupante; non per te, almeno.»
    «Cosa intendi dire?»
    «Ancora? Te l’ho detto. Le cose accadono. Tu e quell’ombra di Alocacoc non avete nulla da temere.»
    «E Adicius?»
    «Farò in modo che non abbia nulla da temere nemmeno lui.»
    «Spiegati.»
    «Non ricevo ordini da nessuno.»
    «In realtà io sono il capo di questa spedizione ma non voglio farti pesare il fatto che ti pago per fare squadra. Ti chiedo di spiegare, per cortesia, per onestà intellettuale.»
    «Le cose accadono, tutto qui. Voi non avete nulla da temere. Quando mi allontanerò, lasciatemi andare al mio destino; tornerò presto. Prometto che starò lontana da Adicius. Non chiedermi altro.»
     
    Top
    .
0 replies since 31/10/2017, 23:37   11 views
  Share  
.