Olimpiadi Letterarie

Paladino di giustizia

Brano b+m

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  1. Flora*
     
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    PALADINO DI GIUSTIZIA


    Il corpo carbonizzato non è stato ancora identificato. La polizia sospetta si tratti di un regolamento di conti della malavita locale. Tutti i retroscena del delitto che ha sconvolto la nostra comunità nel TG delle 20:30.
    Un uomo di statura media, con addosso dei jeans slavati e una canotta bianca che non nasconde minimamente la sua pancia grossa, si alza con uno scatto dal divano e afferra il telecomando dal tavolino rettangolare di fronte a lui.
    «Non hanno capito niente, niente!» la voce è alterata, le gambe molli «Io, cittadino rispettabile, un malavitoso?» Il viso rotondo e brufoloso scoppietta dalla rabbia.
    «Non ci si può fidare più nemmeno dei poliziotti. Tutti stupidi e corrotti!» sbuffa e spegne subito il televisore in segno di protesta.
    Sono mesi che combatte inutilmente con le teste vuote al potere nella tranquilla cittadina di Insidia. Prima di passare dalle parole ai fatti, ha anche provato a conquistare l’appoggio dei suoi concittadini. Una domenica, dopo la messa mattutina, si è incoraggiato a prendere parola mentre si accomiatavano in piazzetta.
    «È arrivato il momento di agire e difendere ciò che è nostro. Quei pezzenti sporcano le nostre strade, abusano delle nostre donne, ci rubano il lavoro. Dobbiamo far capire loro chi è che comanda a Insidia! Non sono benvenuti qui, meglio che tornino da dove sono venuti!»
    Aveva alzato la voce per farsi sentire da tutti, specie da quegli intrusi colorati che si riunivano nei pressi della chiesetta per parlare delle azioni sovversive contro i governanti di Insidia. La sua era una provocazione in tutto e per tutto, espressa con la speranza di poter venire alle mani con gli aggressori e far vedere loro come picchiava un cittadino onesto ed esemplare.
    «Salvato’, sei il solito vecchio borbottone. Mo’ basta. Cambia la canzone, guaglio’!» ha esclamato una voce, a cui si sono poi aggiunte diverse altre, nessuna però in appoggio dell’oratore.
    Nulla da fare. A Insidia non lo prenderanno mai sul serio.
    Quando passa per strada gli sorridono sempre in faccia. Non perdono mai l’occasione di chiamarlo con quel nomignolo odioso: Brontolo.
    Non è però colpa loro per essere senza il sale nella zucca. Sono nati così, ignoranti e senza un briciolo di cervello. Non si sono mai mossi da Insidia. Non hanno visto il mondo. Non sorprende che bevano tutto quello che gli dice lo stato, ingenui fino al midollo, senza mai rendersi conto di nutrire una grande serpe in seno.
    Per fortuna che c’è lui, intelligente e integerrimo Salvatore Staccapalle, a portare l’ordine nella loro comunità allo sbaraglio.

    La polizia non ha dubbi. Il corpo carbonizzato, trovato giovedì mattina nel parcheggio deserto di via Guido Mezzatesta 118 b nella periferia di Insidia, appartiene a un extracomunitario africano. La pista più seguita resta quella della malavita locale, però gli inquirenti non escludono altre ipotesi.
    «Ecco, che cosa vi dicevo? Questi colorati sono molto pericolosi. Ha avuto quello che si meritava.» commenta Salvatò Staccapalle tra una boccata di fumo e altra. Come ogni domenica all’ora di pranzo si trova nella locanda “Mai una gioia” della signorina Simonetta Tavolacalda, l’unica zitella di Insidia che si è data all’arte culinaria dopo essere stata lasciata all’altare dall’uomo che amava.
    «Come osa? La nostra cittadina pacifica è aperta a tutti, indipendentemente dalle loro origini. Noi non siamo degli assassini! Si vergogni!» replica indignata la locandiera arrivata al momento meno opportuno, le guanciotte pienotte si colorano di rosso, gli occhi azzurri escono dall’orbita.
    «Cara signorina mia, non siate ipocrita. Quella gente ci ha portato solo dei guai, null’altro! Propongo un brindisi all’uomo santo che ha appiccato il fuoco sacro!» Staccapalle alza il calice ghignando e strizzando un occhio.
    La donna inorridisce, ma rimane zitta. È stufa delle stupidaggini di quell’uomo. Non lo sopporta. Lo considera un estremista, è una di quelle persone folli con cui non si sa mai cosa ti aspetta. Per questo evita di esporsi. Non può dirlo, però è da tempo che in città corrono delle voci. Salvatore Staccapalle non piace a nessuno per il suo atteggiamento arrogante e molto sopra le righe. Si divertono a prenderlo in giro e a bisticciarci, sperando che lui reagisca e gli dia qualche pretesto per allontanarlo dalla città.
    Simonetta non è il tipo da sfidare la sorte in quel modo. Non sa spiegare bene cos’è che la spaventa di quell’uomo. Semplicemente non si fida di lui. Così, per il quieto vivere, decide di non rispondere alla sua provocazione e torna in cucina salutandolo con un semplice cenno del capo.
    Nel frattempo, la locanda si è riempita di gente. Tutti, nessuno escluso, parlano del delitto che ha sconvolto Insidia. Mentre attendono che i camerieri portino i piatti con delle prelibatezze o i menù del giorno, gli uomini ipotizzano su chi potrebbe essere la vittima. Il più quotato è Abu, il venditore ambulante di piazza Sancho Panza.
    «Un ragazzo così a modo!» esclama il sindaco di Insidia Giovanni Malammorte seduto al tavolo cinque insieme all’assessore per lo sport Marco Tagliateste.
    «Ogni mattina lo vedo correre lungo il fiume, a volte gioca a calcio con i bambini dell’oratorio. Una persona deliziosa!» conviene il suo amico.
    «A modo? Persona deliziosa? Non scherziamo, vi prego!» replica prontamente Salvatore dall’altro lato della sala.
    «Salvatò, lo sappiamo che non ti vanno a genio gli extracomunitari…»
    «Sporchi colorati, chiamiamoli con il loro vero nome!» sbuffa Staccapalle e si gratta la panza rotonda al di fuori della camicia giallo canarino, gli ultimi due bottoni sono staccati e probabilmente si sono persi per strada.
    La sala pranzo rimbomba dalle voci discordanti. Le facce dei commensali sprizzano di disprezzo. Qualcuno si alza infastidito e se ne va. Qualcun altro scatena la polemica che fra non molto si trasformerà in una vera rissa.
    Alla sera, quando rientra a casa, il cittadino illustre e rispettabile di Insidia è ben conciato per le feste. Il viso rotondo e brufoloso è pieno di graffi, sotto l’occhio destro ha una grossa macchia viola. Dopo essersi lavato e messo in pigiama si infila sotto le coperte e alza lo sguardo al soffitto. Mormora qualcosa di incomprensibile. Prima di addormentarsi regola la sveglia per le 3 del mattino e spegne la luce ghignando.

    Questa mattina, alle 8:35, sulla strada che porta a Insidia è stato trovato il corpo nudo di una giovane donna. È stata picchiata e probabilmente violentata prima che il suo assassino decidesse di strangolarla. Forse il suo ex amante. I dettagli nel TG delle 12.
    «Stupidi poliziotti! Stupidi e corrotti! Vi sembro forse un ex amante io? Sono un cittadino esemplare io! Non frequento le puttane, io!» esclama infastidito Salvatore Staccapalle e spegne il televisore per protesta.
    Non hanno capito proprio niente. Niente. La gente di Insidia ha delle teste vuote, l’ha sempre detto e ripetuto. Soprattutto le forze dell’ordine. E anche il sindaco. Cosa deve fare un cittadino intelligente e integerrimo come lui per proteggersi da chi porta le malattie e la sporcizia come quei colorati schifosi o le signorine immagine come quella scema di Valeria, la romena. È naturale che uno come lui debba intervenire per preservare la purezza della sua città.
    Due interventi e non hanno capito niente. Scemuniti che non sono altro. Cosa deve fare un eroe come lui in questo caso? Aspettare che gli diano il riconoscimento che lo aspetta e continuare a liberare la città dalla feccia umana che la popola purtroppo? Oppure farsi annunciare, come vero salvatore di Insidia qual è scrivendo una lettera ai media?
    È un grosso dilemma quello che affligge Salvatore Staccapalle un lunedì di fine estate.
    Doveva cambiare strategia. Prima il regolamento di conti e poi l’ex amante. Così non andava bene. Non doveva colpire così a caso e in modi così diversi. Doveva creare un modus operandi. Per ora aveva dato fuoco allo sporco colorato e poi violentato e strangolato la puttanella. Ecco. Se avesse agito utilizzando sempre queste tecniche, alternandole così come aveva iniziato, allora avrebbero di sicuro capito. Dapprima avrebbero parlato di un serial killer, sì, il serial killer della tanica di benzina e dello strangolamento, ma poi, certo, avrebbero capito, in base alle vittime, che lui in realtà era il vendicatore, il salvatore e protettore dell’ordine e del decoro della città. Avrebbe cominciato a lasciare lettere dove giustificava le sue azioni. Gliela avrebbe fatta vedere a tutti. Maledetti cafoni e ignoranti di merda.
    Così Salvatore cominciò la sua opera in modo sistematico. Al terzo giorno della settimana, di mercoledì, il bel fuocherello, e la domenica le puttanelle.
    Al settimo delitto la paura cominciò a serpeggiare fra gli abitanti di Insidia. Si cominciarono a organizzare ronde di cittadini, mentre la polizia pattugliava strade e periferia. I controlli si fecero sempre più asfissianti. Salvatore doveva stare attento. Cominciò a cercare le sue vittime in luoghi sempre più isolati, fuori dal controllo delle forze dell’ordine e dove le ronde cittadine non osavano avvicinarsi. Malgrado questo, una notte per un pelo non lo beccarono e nella fretta di dar fuoco alla benzina non si allontanò a sufficienza e il ritorno di fiamma lo colpì di striscio.
    Merda, non poteva nemmeno andare al pronto soccorso. Sì arrangiò così con unguenti fatti in casa e intrugli che la memoria collegava ai vecchi rimedi di sua nonna. Le ustioni non erano gravi e ben presto si rimise del tutto. Con le puttanelle era più facile, ma i controlli sulle strade che frequentavano solitamente lo portò ad addentrarsi nelle viuzze in mezzo alla campagna dove le prostitute straniere vendevano il loro corpo per pochi euro e la loro bellezza era direttamente proporzionale al prezzo: mostri. La tecnica sempre la stessa: violenza e strangolamento.
    Poi, una notte, alzandosi presto per andare a compiere il suo solito atto di giustizia, mentre era in bagno a prepararsi, Salvatore si accorse che c’era qualcosa che non andava. Il pene. Il pene era gonfio e di colore scuro, quasi viola, quasi nero. Rimase a fissarlo esterrefatto.
    Merda. Lo sapevo. Una di quelle puttanelle mi avrà di sicuro attaccato qualche brutta infezione.
    Prese una pomata da sotto lo specchio e fu così che si accorse che anche sul corpo erano comparse delle strane macchie scure. Le ustioni. Pensavo fossero guarite. Si cosparse tutto il corpo di creme e unguenti e poi uscì. Faceva freddo. Merda. Fosse stato Mercoledì si sarebbe scaldato dando fuoco a uno di quegli sporchi colorati, ma era domenica. Era il giorno delle puttanelle. Beh, con il pene così gonfio, magari si sarebbe divertito di più. Avrebbe sventrato la puttanella di turno e poi l’avrebbe strangolata.
    Imboccò la stradina di campagna alle tre e tre quarti di notte. Alla luce dei fari intravide l’ombra di una donna sul ciglio della strada. Era seduta su un copertone. Un piccolo fuocherello. Si scaldava le mani e intanto parlava al cellulare. Accostò la macchina.
    «Ehi, io non me la faccio con i negri. Poi magari non hai neanche da pagare. »
    «Che cazzo stai dicendo? »
    «Dico che la gentaglia come te mi fa schifo. Io sono italiana e vado solo con italiani.»
    «Ehi, ma io… Come italiana?»
    Si guardò un attimo allo specchio. Era buio e non ci vedeva bene. Accese la lucina del cruscotto e rimase senza parole. Merda, Il volto gonfio, gli occhi sporgenti e la pelle… la pelle nera, nerissima.
    «Oh merda, ma che cazzo mi è successo? Che cavolo di intruglio preparava la nonna?»
    «Senti, negro, vedi di andartene, che se no chiamo i miei amici»
    «Brutta stronza, ora ti faccio vedere io chi è negro!»
    Ma mentre scendeva dalla macchina, un gruppo di uomini uscì dai cespugli. Non fece nemmeno in tempo a vederli che una bastonata lo colpì in pieno volto. Cadde a terra a faccia in giù e poi calci, pugni e legnate, tante legnate.
    «Brutto negraccio bastardo, cosa credevi di fare? Vuoi che chiamiamo il vendicatore così ti concia lui per le feste o ti accontenti di noi poveri comuni mortali?»
    «Ma si, dai, pensiamoci noi. Diamogli una mano a ‘sto vendicatore. Del resto non può mica arrivare dappertutto. Questo lo sistemiamo noi e poi glielo lasciamo in piazza come regalino per il gran lavoro che sta facendo.»
    Dei fans, non ci poteva credere. Occristo, finalmente qualcuno aveva capito il senso del suo lavoro, della sua missione. Cercò di dire qualcosa. Voleva alzarsi, abbracciarli, farsi riconoscere. Sono io, il Vendicatore. Possiamo unire le forze. Aspettate, vi prego, fermatevi, lasciatemi parlare… Vi prego. Quello fu il suo ultimo pensiero. Un sorriso illuminò per un attimo il suo viso, prima della mazzata finale.
    All’alba di stamane, nella piazza centrale di Insidia, è stato trovato il corpo martoriato di Salvatore Staccapalle. Il volto sfigurato, l’uomo doveva essere morto ormai da qualche ora. Gli inquirenti pensano che si tratti di un regolamento di conti.
    Lo trovarono in piazza, nudo, la testa fracassata e un palo ficcato nel culo. E la pelle, la pelle era tornata bianca.
    Tutti si chiesero chi poteva aver conciato così il povero Salvatore. Povero… in fondo nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
    In pochi giorni la vita della città di Insidia tornò alla normalità. Nessuno parlò più del vendicatore, del killer e nemmeno di Salvatore. Rimase solo, nel bel mezzo della piazza centrale, una strana macchia scura. Sembrava la sagoma di un corpo, o forse la memoria di un’ossessione.

    Edited by Flora* - 2/11/2017, 20:01
     
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  2. Flora*
     
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    Autori Emy e Dalcapa
    Voto 9
    La coerenza di stile 4
    Uso dei tropi 4 e 3 Emy ha creato un riprovevole templare, Dalcapa lo ha karmicamente soppresso. Il 3 è per gli eventi sovrannaturali che riducono un po' il fattore karmico.
     
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  3. MyaMcKenzie
     
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    CITAZIONE (Flora* @ 2/11/2017, 20:06) 
    Autori Emy e Dalcapa
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    Uso dei tropi 4 e 3 Emy ha creato un riprovevole templare, Dalcapa lo ha karmicamente soppresso. Il 3 è per gli eventi sovrannaturali che riducono un po' il fattore karmico.

    Emi, non ti avevo proprio riconosciuta!
    Dalcapa, ti sei limitato tantissimo, ti ho scovato per un minuscolo dettaglio.
    Bravi entrambi
     
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    Che sorpresone! Ero convinta che fosse stata una femminuccia a continuare la storia di Salvatò. Dalcapa, poi facciamo conti perché sei passato dalla mia narrazione in presente a quella in passato! :emoticons%20sfida%20%284%29: p.s. Niente male il seguito!

    CITAZIONE (MyaMcKenzie @ 2/11/2017, 20:23) 
    CITAZIONE (Flora* @ 2/11/2017, 20:06) 
    Autori Emy e Dalcapa
    Voto 9
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    Uso dei tropi 4 e 3 Emy ha creato un riprovevole templare, Dalcapa lo ha karmicamente soppresso. Il 3 è per gli eventi sovrannaturali che riducono un po' il fattore karmico.

    Emi, non ti avevo proprio riconosciuta!
    Dalcapa, ti sei limitato tantissimo, ti ho scovato per un minuscolo dettaglio.
    Bravi entrambi

    Grazie Mya! Infatti si era nascosto benissimo, non l’avevo riconosciuto proprio!
     
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  5. Befana Profana
     
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    Io ti avevo riconosciuta, Emi, stavolta e avevo avuto il dubbio su Dalcapa... avrei dovuto ascoltare quel dubbio :lol:
     
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  6. Achillu
     
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    Mi vergogno di non aver riconosciuto i miei due compagni di squadra nella multisfida... Emy proprio non l'avrei mai detto! Infatti avevo pensato a Caipiroska, l'altra compagna di squadra.

    Anche a me non è piaciuto l'elemento sovrannaturale, ma si vede che il racconto è stato scritto da due belle penne.
     
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    Achi, mi sono mimetizzata bene :D Grazie!
     
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6 replies since 1/11/2017, 18:58   54 views
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