Olimpiadi Letterarie

L'orologio fa tic tac

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  1. Flora*
     
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    L’OROLOGIO FA TIC TAC


    Il sole brillava caldo e radioso sulla piazza, gremita di gente vestita a festa. Bambine impacchettate in pizzo e nastri dalla testa ai piedi giocavano ai quattro cantoni con maschietti agghindati con panciotti e cravatte a farfallino, scorrazzando tra le romantiche composizioni floreali bianche e rosa che abbellivano e profumavano il sagrato. Gli adulti chiacchieravano allegramente, divisi in gruppetti omogenei per età o parentela.
    Quando arrivò lo sposo, sorridente ed elegantissimo nel suo completo grigio perlato e rosa bianca all'occhiello, accompagnato dal suo non meno elegante testimone ed autista, molti tra la folla tirarono un silenzioso sospiro di sollievo: cominciava a fare caldo sotto il sole, in particolar modo per i signori calvi sprovvisti di cappello e le seducenti signore che temevano di veder fondere il lavoro attento, ammirabile e non proprio a buon mercato delle proprie estetiste e parrucchiere.
    Andrea, lo sposo, tentava di nascondere l'agitazione e il, più che naturale, stato di emozione, scherzando e chiacchierando con un'attitudine fintamente rilassata, con amici e parenti. Di preferenza con quelli che stavano per diventare parenti acquisiti: forte della sua esperienza di abile commerciale, conosceva l'importanza di essere particolarmente affabile con i nuovi “clienti”.
    Con il passare inesorabile dei minuti, qualcuno, tra i più disinvolti, e forse meno beneducati, cominciò a domandarsi perché la sposa ci mettesse tanto, rimpiangendo ad alta voce di essersi affrettato per essere puntuale.
    Andrea, con il supporto e l'aiuto dei genitori, del fratello e del testimone, faceva del proprio meglio per conservare il sorriso e spiegare che era tutto normale.
    “Sapete come sono le donne”
    “Il giorno più bello”
    “Vuole farsi attendere”
    “Un arrivo da star”
    Queste e altre frasi simili rimbalzavano da un angolo all'altro della piazza, suonando più o meno amabili e benevole secondo il limite di sopportazione di chi le pronunciava.
    Cinquantasette minuti dopo l'orario previsto par la cerimonia, il parroco in persona uscì dalla chiesa per intrattenersi in privato con lo sposo: cosa stava succedendo?
    Andrea, che tentava coraggiosamente di mantenere la calma e di non farsi prendere dal panico, cercò, con sorrisi e ossequi, di tranquillizzare il prete: Arianna era sicuramente già per strada, forse l'emozione o la voglia di essere più che perfetta le avevano fatto perdere la cognizione del tempo, ma ora, di sicuro, stava per arrivare. Del resto, il fatto che né lei né il suo autista rispondessero significava sicuramente che erano in un qualche ingorgo stradale, in un tratto in cui i telefoni non avevano campo. Era senza dubbio un buon segno. Non avrebbero più tardato.

    Qualche metro più in là, anche nel gruppetto delle amiche fidate, tra cui Valentina, damigella d'onore e migliore amica di sempre, cominciava a serpeggiare la preoccupazione.
    – Ma che fa, Arianna? Va bene che gli uomini si devono sempre fare aspettare, ma qui esagera.
    –Ma dai, Cinzia, lo sai com'è fatta Ari, non è mai stata puntuale un solo giorno in vita sua.
    – Però, fare aspettare tutti così, anche il reverendo, mi sembra molto maleducato, anche se da lei non mi stupisce neanche.
    – Maria Pia, ma ti sembra il caso di parlare così della nostra amica, il giorno del suo matrimonio, poi.
    –Sono solo sincera, non sopporto l'ipocrisia, lo sapete benissimo. E Arianna non è mai stata un modello di virtù e rispetto per gli altri. Questo no – rispose stizzita Maria Pia.
    Valentina sospirò: un'ora in piedi sull'acciottolato della piazza, in equilibrio sui sottilissimi e vertiginosi tacchi delle sue nuovissime Repetto, cominciava a farla soffrire, senza contare che il ritardo di Arianna non le diceva nulla di buono.
    –Non capisco – disse, rivolta alle amiche – non risponde ai miei messaggi e quando ho provato a chiamarla, ogni volta, il telefono mi ha detto non raggiungibile. Inizio a preoccuparmi.

    – Forse dovremmo andare a vedere se le è successo qualcosa – disse Asia, scuotendo la testa, ma non troppo forte per paura di rovinarsi la complicata acconciatura.
    – Forse hai ragione – aggiunse Cinzia con uno sguardo serio – perché non vedo nessuna spiegazione ragionevole a un ritardo simile.
    Tutte le amiche annuirono: l'assenza di Arianna era inspiegabile e a maggior ragione inquietante. Erano tutte d'accordo, tranne Maria Pia, che si schiarì la voce, come faceva sempre prima di dire qualcosa, per essere sicura di avere l'attenzione di tutti.
    – Proprio inspiegabile no, dopo quello che le ho rivelato ieri sera.
    Le tre amiche si voltarono a guardarla all'unisono.
    – Ieri sera? – domandò Asia – cosa le avresti detto ieri sera? Eravamo tutte insieme al ristorante e non mi pare che tu le abbia fatto rivelazioni epocali, a parte quella, già nota, che l'agrodolce ti provoca il bruciore di stomaco.
    – È inutile che tu faccia sarcasmi, Asia, non parlo del ristorante, ma di dopo. Quando siete andate via, ho riaccompagnato Arianna a casa e ne ho approfittato per parlarle. Non potevo tacere una tale ignominia, non sarebbe stato giusto.
    Valentina sentì i peli rizzarsi sulle braccia, anzi, anche i peli che la ceretta aveva generosamente estirpato dal resto del suo corpo, pur nella loro elegante assenza, si stavano sicuramente rizzando spaventati, ovunque fossero finiti.
    – E quale ignominia hai dovuto rivelarle? – chiese con una voce così tesa da sembrare quasi metallica.
    – Che Andrea ha fatto sesso con la sua ex, Alessia, durante il weekend al mare del suo addio al celibato. È una cosa imperdonabile, Arianna doveva saperlo.
    – Ma tu, come facevi a saperlo? – chiese Cinzia, quasi urlando.
    – Ho letto la conversazione tra Andrea e Davide su Whatsapp.
    – Tuo marito ti ha lasciato leggere una conversazione privata con il suo migliore amico?– chiese Cinzia sempre più agitata.
    – Certo che no – sogghignò Maria-Pia – ho dato un'occhiata al suo cellulare mentre era sotto la doccia. Lo faccio regolarmente, per essere sicura che non mi nasconde niente.
    Le tre amiche la guardarono scandalizzate.
    – Non conosci il senso della parola privacy?
    Maria Pia scosse la testa divertita e rispose con il tono della maestra che spiega un'evidenza a degli allievi un po' tonti.
    – Siamo sposati, ho tutto il diritto di sapere se mi nasconde qualcosa, il matrimonio è sacro e conto far durare il mio finché morte non ci separi. Per questo devo sapere tutto e sorveglio Davide: gli uomini hanno la carne debole, si sa.
    – E ti sembrava un tuo diritto e una buona idea dire ad Arianna di Andrea proprio alla vigilia del loro matrimonio?
    – Certo, anzi, era un mio dovere, non avevo trovato l'occasione prima, è per il suo bene che l'ho fatto. E per essere in pace con la mia coscienza, non sopporto le menzogne, lo sapete bene. Infatti, credo sia doveroso, da parte mia, andare a informare Andrea.
    Su queste parole girò i tacchi e si incamminò alla ricerca del forse non più futuro sposo.

    Le altre tre restarono alcuni istanti in silenzio, totalmente sbalordite e senza parole davanti alle rivelazioni dell'amica.
    In realtà, Valentina, per quanto senza parole, non poteva dire di essere totalmente sorpresa dalla cosa: Marialuridaspia, come era stata soprannominata fin dai primissimi giorni di scuola, tanti anni fa, si era sempre comportata così; la sua personalissima concezione dell'onestà e della morale la portava a fare quello che riteneva giusto e eticamente ineccepibile, senza preoccuparsi delle conseguenze per chi le stava intorno.
    Quanti compagni di scuola si erano visti appioppare severe punizioni perché Maria Pia aveva spifferato agli insegnanti le loro marachelle o i compiti copiati? Al liceo, una coppia di innamorati aveva subito una sospensione di una settimana dopo che Maria Pia li aveva sorpresi a pomiciare nei bagni ed era corsa ad informarne il preside perché “immagini se li avesse sorpresi un ragazzino del primo anno, così giovane, come sarebbe stato turbato e poi è una cosa indecente e intollerabile, alla loro età, fare certe cose. E se restasse incinta?”
    Valentina ripercorreva con il pensiero tutte le crociate per la morale e l'onestà di Maria Pia, la quale, anche il giorno in cui aveva fatto perdere il lavoro ad un caro amico, rivelando al suo titolare che si divertiva ad imitarlo davanti ai colleghi scimmiottando la sua leggera balbuzie, aveva scosso le spalle dicendo “non ho fatto niente di male, io, lui lo faceva, e la sua vittima doveva saperlo, era un mio dovere morale”.
    No, Valentina non era davvero sorpresa che Maria Pia avesse fatto quello che aveva fatto, ma ora bisognava trovare Arianna, capire come stesse e cercare di aggiustare le cose.
    –Ragazze, forza – disse, con il tono più deciso che poté, rivolta alle due amiche – muoviamoci, Arianna ha bisogno di noi.
    In quello stesso istante, delle urla risuonarono all'altro capo della piazza. Si voltarono all’unisono verso il sagrato, con i colli tirati per vedere cosa fosse accaduto. Immobile dinanzi al portale, con le mani davanti alla bocca per trattenere un secondo grido, la madre dello sposo sembrava sconvolta.

    Maria Pia fu la prima ad accorrere e ciò che vide la lasciò di stucco: le composizioni sui banchi erano state strappate e calpestate, i foglietti per seguire la cerimonia gettati a terra, le seggiole degli sposi girate a dare le spalle all’altare. Ma l’atto più spregevole era stato riservato all’acquasantiera. Maria Pia guardava la scena con occhi sbarrati, mentre il suono dell’acqua benedetta che scivolava verso l’esterno le rimbombava nel cervello: plink plonk faceva, mentre scendeva i gradini, plink plonk, come se volesse prendere le distanze da quello scempio.
    – Chi può esser stato? – domandò Valentina accorsa accanto alla donna – Chi mai avrebbe potuto compiere un atto così deplorevole?
    – Io non ho dubbi – rispose Maria Pia ricomponendosi – È stata per forza di cose Alessia.
    – Ma se non è nemmeno stata invitata!
    – Appunto, questa dev’essere la sua vendetta. Devo correre da Andrea per avvertirlo che quella pazza scatenata vuole mandare a monte il matrimonio.
    – Ehi, aspetta un attimo, tu non…
    Ma Maria Pia non le diede retta: aveva un compito da assolvere, la sua missione era chiara, non avrebbe permesso a nessuno di farla franca.
    I colpevoli andavano puniti.
    Sempre.
    E con ogni mezzo.
    Valentina non ebbe bisogno di rincorrere l’amica per fermarla: fu l’arrivo della sposa a bloccare Marialuridaspia. Sulla piazzetta scese un silenzio imbarazzato: gli invitati, ancora sconvolti dal macello perpetrato in chiesa, non sapevano se piangere o gioire per l’arrivo, ormai insperato, di Arianna.

    Andrea raggiunse l’amata, salutò l’autista e aspettò trepidante che la portiera venisse aperta. Non fece caso ai capelli arruffati, al primo bottone della camicia slacciato o al nodo allentato della cravatta. Lui aveva occhi soltanto per la sua Arianna, così bella e dolce che la macchia di rossetto sulla spallina sinistra passava del tutto inosservata: una piccola sbavatura su una donna praticamente perfetta.
    Le porse la mano, l’aiutò a scendere, le posò un bacio sulla guancia senza notare lo sguardo fuggente della donna. Non le domandò il motivo di tanto ritardo, a quel punto non gli interessava più, ciò che voleva era soltanto averla per sempre al proprio fianco. Le porse il braccio e, quando Arianna lo circondò con la mano, avanzò verso la chiesa.

    Maria Pia non credeva ai propri occhi. Il motivo per cui la sposa era arrivata con tanto ritardo era evidente e le prove di ciò che aveva fatto erano impresse sia sul suo abito che su quello dell’autista. Erano stati abili a camuffarle, tanto che nessuno se n’era accorto, ma quei due non potevano di certo darla a bere a una come lei. Erano stati scaltri, ma non abbastanza, e ora le toccava sistemare le cose.
    Mentre alcuni invitati cercavano di rimediare allo sfacelo compiuto da Alessia, si avviò di gran carriera verso la coppia.
    – Non starete facendo sul serio voi due, vero? Non potete sposarvi così, come se niente fosse.
    – Perché? – chiese Andrea sorpreso
    – E me lo domandi pure? Dopo quello che hai fatto?
    – Ma…
    – E tu, Arianna, mi stupisco di te.
    – Che succede? – domandò lo sposo sorpreso.
    – Niente, tesoro, non ti preoccupare. Chiedi a Valentina di invitare tutti quanti ad accomodarsi dentro e poi, per favore, vai da Don Franco e convincilo a prepararsi, ok? Io scambio due parole con Maria Pia e vi raggiungo.

    Rimasta sola con la sposa, Maria Pia perse le staffe. Conosceva Arianna, sapeva quanto poco rispetto avesse per le persone, però tradire il proprio uomo il giorno del matrimonio era un atto deplorevole persino per una come lei. Era pronta a fare il diavolo a quattro pur di far trionfare la verità.
    – Ma non ti vergogni a…
    – Ti aspettavi che sposassi quello stronzo senza prendermi neanche una rivincita? – le ringhiò contro interrompendo sul nascere la paternale – Mi ha tradito e per questo deve essere punito.
    – Sì, però…
    – Niente ma e niente se, me l’hai insegnato tu stessa in tutti questi anni: chi sbaglia deve pagare, Mi ha messo le corna? Ebbene, ora le ha pure lui. Occhio per occhio.
    – Ma ora, mia cara fornicatrice, sono costretta ad andare da Andrea e raccontargli tutto. E non importa cosa dirai, non riuscirai a farmi cambiare idea! – gracchiò andandosene come una furia diretta verso la chiesa.
    Era così presa dall’assolvere la propria missione che non salutò nemmeno il testimone che usciva per sincerarsi che tutto stesse andando per il meglio. Avrebbe avuto tempo più tardi di salutare suo marito Davide, dopo aver messo a posto le cose, dopo aver fatto in modo che la verità regnasse sovrana.
    Nella testa di Maria Pia, gli ingranaggi giravano così veloci che rischiavano di ingripparsi. Non aveva tempo da perdere con lui, né con quella sgualdrina in abito bianco. Eppure, nella sua folle corsa verso la giustizia, un piccolo dettaglio si fece strada tra i suoi pensieri. Un particolare sui pantaloni di suo marito che la lasciò senza fiato e le impedì di compiere un altro passo.

    Nella piazzetta, al sicuro dagli occhi indiscreti degli invitati, Arianna accolse Davide con un sorriso diabolico. Entusiasta di come si erano messe le cose, non avrebbe potuto chiedere di meglio per il giorno del proprio matrimonio.
    – Come sta Andrea? – Sussurrò la sposa
    – Confuso. Maria Pia, invece?
    – Come il solito: deve sempre fare la paladina della giustizia, fregandosene di tutti e di tutto.
    – Non me ne parlare, non la sopporto più. Quando poi mi controlla il cellulare la strozzerei!
    – Già. Mi verrebbe voglia di spifferare tutto soltanto per vedere la sua faccia di fronte alla nostra verità. A tal proposito, prendere il telefono di Andrea e usarlo per farle credere di avermi tradito è stato geniale.
    – Anche fingere di esserti fatta l’autista è stato un bel colpo. Hai visto com’era sconvolta? Stavo per farmela sotto dalle risate.
    – Pure io.
    – Già. Però ora basta, dai, avremo tempo domani per ridere alle loro spalle, ora dobbiamo andare. Credo che Marialuridaspia stia già spifferando ogni cosa e non possiamo di certo perderci il momento della sua rovina. E poi abbiamo un matrimonio da mandare a monte, no?
    – Eh no, caro. Non scordare che i matrimoni da distruggere quest’oggi sono due– sussurrò baciandolo – sono stufa di dividerti con quella bigotta, ti voglio tutto per me.

    Appostata dietro il portale della chiesa, Maria Pia aveva assistito allibita allo scambio di battute tra suo marito e la perfida Arianna. Le parole che aveva udito le avevano inflitto più danni che una pugnalata al cuore. Già, perché, anche se non si fidava troppo di Davide quando si parlava di donne e preferiva tenerlo comunque sotto controllo, non aveva mai messo in dubbio la sua onestà. Come una stupida aveva creduto di avere al fianco un grande uomo, mai avrebbe immaginato potesse essere tanto abbietto.
    Quel soprannome, poi, erano secoli che non lo udiva. La prima volta le aveva fatto male, ma il dolore era stato infinitesimale in confronto a quello che aveva avvertito mentre l’epiteto usciva dalla bocca di suo marito.
    Il suo primo istinto fu raggiungere l’altare, prendere il microfono e smascherare quei traditori di fronte a tutti ma, per una volta nella vita, furono altri sentimenti a prevalere. La gelosia e la rabbia l’accecarono a tal punto da spingerla a rimandare il pubblico ludibrio di qualche secondo, in modo da avere la possibilità di affrontare quei due a viso aperto.
    Era così furiosa e determinata che avanzò a testa alta, guardandoli negli occhi, prima uno, poi l’altra. Il cuore batteva nel petto come una locomotiva, il respiro usciva bollente dalle sue narici dilatate e i piedi, ansiosi di raggiungere la coppia, si muovevano veloci. Troppo veloci nelle sue Repetto nuove, comprate soltanto per poter assomigliare alla grande Valentina. Un paio di scarpe nuove di zecca che aveva acquistato di nascosto su Amazon, perché si vergognava troppo per chiederle a Davide. Quelle Repetto rosse che l’avevano costretta a omettere, per la prima volta in vita sua, una scomoda verità: non aveva mentito, no, non avrebbe mai potuto farlo, aveva semplicemente eluso le domande di Davide riguardo a quei 700€ di ammanco.
    Tic tac facevano i tacchi, ricordandole ciò che aveva fatto.
    Tic tac facevano le punte, chiedendole se ne fosse davvero valsa la pena.
    Tic tac facevano le scarpe, prendendosi gioco di lei e della sua vanità.
    Tic tac facevano le Repetto, quelle dalla suola liscia che, a contatto con l’acqua benedetta sparsa ovunque, scivolarono come se avessero calpestato una pozza d’olio, mandandola con le gambe all’aria, il sedere a terra e la testa contro lo spigolo acuminato del primo gradino.
    Maria Pia morì sul colpo, ma durante la caduta ebbe tutto il tempo per riflettere su quanto fosse beffardo il destino: lei, paladina della verità, sarebbe morta con ai piedi il simbolo scarlatto di quell’unico neo che aveva macchiato in modo indelebile la sua candida anima.

    Edited by violaliena - 2/11/2017, 13:28
     
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  2. Flora*
     
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    Uso tropi punteggio massimo 4 e 4
    Riusciti il templare tautologico che maltratta il prossimo in nome della verità e la morte karmica per evento casuale legato anche all'unica infrazione delle regole.
    Voto globale 9,5
    Coerenza di stile 4 assegnato a c e k
    c e k hanno entrambi bonus consegna veloce

    c è Befana Profana
    k Mya Mc Kenzie
     
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  3. MyaMcKenzie
     
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    CITAZIONE (Flora* @ 2/11/2017, 19:32) 
    Uso tropi punteggio massimo 4 e 4
    Riusciti il templare tautologico che maltratta il prossimo in nome della verità e la morte karmica per evento casuale legato anche all'unica infrazione delle regole.
    Voto globale 9,5
    Coerenza di stile 4 assegnato a c e k
    c e k hanno entrambi bonus consegna veloce

    c è Befana Profana
    k Mya Mc Kenzie

    Evvai, @Bef ti ho beccata! Ma non ero affatto sicura.
    Bravissima, ottima idea la tua... e non sai quanto ho riso con Marialuridaspia.
     
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  4. Befana Profana
     
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    Ho adorato il tuo finale, Mia. Ma mi hai fregato, con le tue onomatopee ti ho preso per Dalcapa!
    All'inizio aveva un altro nome, poi mi è venuta in mente la lurida spia e sac, l'ho ribattezzata. Secondo me è un racconto molto riuscito, con le Repetto assassine :lol:
     
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  5. MyaMcKenzie
     
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    CITAZIONE (Befana Profana @ 2/11/2017, 20:10) 
    Ho adorato il tuo finale, Mia. Ma mi hai fregato, con le tue onomatopee ti ho preso per Dalcapa!
    All'inizio aveva un altro nome, poi mi è venuta in mente la lurida spia e sac, l'ho ribattezzata. Secondo me è un racconto molto riuscito, con le Repetto assassine :lol:

    Sì, non me ne voglia Dalcapa, ho provato a imitarlo per portarvi fuori strada... non so quanti i siano cascati, però.
    Le Repetto mi hanno ispirato tantissimo ;)
     
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  6. Befana Profana
     
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    Infatti mi hai fregata, pensa che avevo anche riconosciuto il suo "occristo" nel pezzo che ha effettivamente scritto, ho avuto il dubbio e poi ho tirato la monetine e hanno vinto le onomatopee... ;)
     
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  7. stefia
     
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    Hai fregato anche me, Mya: le onomatopee hanno funzionato perfettamente. Cascata in pieno.
     
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  8. Achillu
     
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    Befana beccata, Mya no; ma non avevo pensato a Dalcapa.

    Meritatissimo il 4 in coerenza e meraviglioso il templare, davvero!
     
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  9. Befana Profana
     
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    CITAZIONE (Achillu @ 2/11/2017, 22:58) 
    Befana beccata, Mya no; ma non avevo pensato a Dalcapa.

    Meritatissimo il 4 in coerenza e meraviglioso il templare, davvero!

    Grazie, Achille, ti confesso che Marialuridaspia piaceva molto anche a me, avevo quasi pensato di dedicarle forse in futuro una storia più lunga. Purtroppo, però, Mya e le Repetto l'hanno seccata e ci devo mettere una pietra sopra! :lol:
    Ma ho scritto in francese anche stavolta? :o:
     
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  10. Achillu
     
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    No, questa volta ho riconosciuto lo stile. Ero indeciso tra questo e un altro per te, ho azzeccato la scelta :)
     
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  11. caipiroska
     
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    Brave ragazze!
    Accoppiata perfetta!
     
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10 replies since 1/11/2017, 19:13   72 views
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