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stefia.
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Che odore ha l’autunno?
Ha l’odore del muschio e dell’umidità che impregna ogni fibra del sottobosco.
Amo questa stagione: mi corico a occhi chiusi su un mucchio di foglie secche, metto le cuffiette e mi rilasso.
Un raggio di sole si fa largo tra le nubi e lo sento, caldo, su una mano mentre una musica dolce guida i miei pensieri verso un ricordo lontano.
Il calore è quello del camino di un autunno di tanti anni fa quando mio padre, nel suo studio, lavorava.
Lo studio era una stanza proibita ai bambini e quando mio padre vi entrava, scompariva per ore.
In quei momenti mi assaliva il dubbio: mio papà era ancora lì dentro o mi aveva abbandonato? Sarebbe tornato come tutte le sere o se n’era andato senza dire niente a nessuno?
Ricordo la prima volta che mi azzardai a entrare in quella stanza per placare la mia ansia: in punta di piedi, il rumore dei passi attutito dal tappeto, arrivai alle spalle della poltrona su cui era seduto e lì mi accoccolai. Avrei voluto arrampicarmi sulle sue ginocchia e farmi leggere una favola, ma temevo che non avesse tempo per me.
Rimasi così, accucciata in silenzio, indecisa sul da farsi, quando udii la sua voce pacata e profonda pronunciare parole conosciute: “Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, c’era un bellissima principessa con i capelli neri...”
Io sorrisi accarezzando le ciocche scure che mi scendevano sul petto: le nostre principesse avevano sempre i capelli neri. Mi sedetti più comoda e mi godetti quel momento strano, con mio padre che narrava e il camino che scaldava, sperando che la favola non finisse mai e che quell’ attimo durasse per sempre.
“… e vissero tutti felici e contenti.”
Il silenzio che seguì a quelle parole era fragile come cristallo.
Mi sporsi da dietro la poltrona, gli toccai il braccio e la sua mano, calda, rassicurante e grondante muto affetto, ricoprì la mia per un attimo infinito.
Poi mi alzai e, in punta di piedi come ero venuta, uscii dalla stanza chiudendo piano la porta, senza fare rumore.
Mio padre c’era.
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C'E' PAPA'? |
