Olimpiadi Letterarie

Posts written by Emy Ristovic

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    CITAZIONE (Achillu @ 21/12/2017, 19:08) 
    Grazie e brava tu che con pazienza mi hai ascoltato :B):

    Sarai il mio guru poetico a vita! Vedrai, vedrai quando comincerò a stressarti su SPS -_-
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    Che dire! Sono state le mie seconde OL. Nonostante la fatica, la stanchezza, mi sono divertita molto. La mia scrittura è migliorata molto, ho conosciuto delle persone speciali, per non parlare di aver affrontato i generi che credevo fuori dalla mia portata. :) Grazie immenso a Viola, in primis, per esserci stata sempre; grazie ai giudici; a Flora; e allo splendido gruppo di persone con cui ho condiviso questi intensi mesi di giochi. È stata una bellissima esperienza: felice di averla vissuta per il secondo anno consecutivo. Baci e abbracci a tutti!
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    Bravi gli amici poeti! Un bravo al mio capitano Achi per il risultato e la pazienza di insegnarmi come scrivere haisan. Complimenti vivissimi ai vincitori!!
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    Bravissime le mie compagne favolose! Complimenti! Per la cronaca, quella di Stefia era la mia preferita, nulla a togliere alle altre, ma aveva una marcia in più!
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    CITAZIONE
    Non mi sembra che sia stato poi così difficile scrivere un racconto di qualità con pochi caratteri, no?

    Quoto e straquoto!

    CITAZIONE
    La nostra armata Brancaleone è stata uno spasso da gestire, peccato che siano spariti tutti in malo modo e sarà difficile ritrovarli di nuovo insieme da qualche altra parte.

    Capitano, mio capitano... chi ti dice che non ci ritroveremo di nuovo insieme? Le vie dell'universo sono infinite -_-
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    Complimenti alle orche, straordinarie... per la vittoria e per il divertentissimo racconto che ho adorato! Complimenti ai Fammy per il secondo posto. Grazie ai giudici, a Viola, e soprattutto ai miei adorati compagni di squadra che mi hanno insegnato molto in queste settimane! È stato bello e divertente. La mia Lunella mi mancherà un po' ;)
  7. .
    Se ci sei, non ho paura

    Sdraiata sul prato, all'ombra di una quercia, Mara osserva le foglie secche volteggiare nell'aria prima di posarsi sul suo volto con estrema delicatezza.
    È una carezza lieve, ma basta per farle venire in mente un ricordo speciale. Chiude gli occhi, in sottofondo le note de Le quattro stagioni di Vivaldi.
    L'autunno ha l'odore d'infanzia e dei libri che rivestono le pareti della stanza proibita.
    «Perché Filippo sì e io no?»
    «Sei una ragazza. Non si può!»
    «Ma io voglio entrare!»
    Lacrime. Capricci. La risposta del padre sempre negativa.
    Un giorno Mara sgattaiola dalla sua stanza. Apre la porta vietata e va a nascondersi dietro la poltrona. Il fratello, immerso nella lettura di un libro, non si accorge di essere spiato.
    Gli occhi della bambina brillano curiosi: quanti volumi! Non solo sui ripiani, anche per terra. Lì in mezzo Mirtilla, la gatta di famiglia.
    «Perché lei sì? È una femmina!» Si copre subito la bocca con una mano. Guai se Filippo la scopre!
    Anche noi siamo femmine, cara.
    E ci hanno permesso di stare qui!
    E a te no!

    Delle voci. Mara si alza sulle punte e inclina la testa, gli occhi sgranati: non può essere stata quella pianta con due teste e l'aria minacciosa.
    Ophelia, fa' qualcosa!
    E cosa Clelia? Anche lei ci snobba, come il maschietto.
    Ho un'idea. Tu hai fame?
    Famissima!

    Li mangiamo?
    Mara trattiene il respiro. Non sente più nulla: né il suo cuore battere forte né il crepitio del fuoco nel camino. Il tempo si è fermato.
    E me lo chiedi pure? Divoriamoli!
    La ragazzina sussulta e si porta le mani sul volto sbiancato. Si alza di scatto, urtando contro il tavolino con sopra una tazza e una teiera, che cadono a terra in cocci.
    Agitata, Mara scappa in braccio al fratello e si aggrappa a lui.
    «Piccola, che succede?
    «Fili, ci vogliono mangiare!»
    «Chi?»
    «Quelle!»
    «Le piante non mangiano persone.»
    «Davvero?»
    Una carezza.
    «Davvero.»
    Mara sorride e guarda il fratello negli occhi.
    «Se sto con te, non ho paura di niente. Nemmeno di una pianta cannibale.»
  8. .
    I bastioni di Baglionar

    Lentamente il regno della Laguna di Nevazie affiora dalla nebbia brillando alla timida luce del mattino.
    Iflotsulik si sporge da una roccia guardando le torri di Baglionar che svettano laggiù tra i palazzi d’oro.
    Ce l’ho fatta! esulta dentro di sé, mentre qualcosa d’infinitamente avido si agita nella sua mente. Alocacoc si materializza al suo fianco fissando l’orizzonte.
    — E così siamo arrivati…
    — Già… — sorride il bardo, mentre alle loro spalle l’imponente Adicius si siede con un tonfo sull’erba.
    — Ho fame.
    Alocacoc gli si avvicina, guardandolo benevolo.
    — Hai ragione. Faremo una pausa e riprenderemo il cammino verso sera — poi si volta e si guarda intorno.
    — Dov’è Lunicius? — Iflotsulik alza appena lo sguardo a quella domanda, ancora incantato dal riverbero dorato delle torri che gli accarezza il viso, mentre Adicius continua a restare chiuso nel suo misterioso mondo interiore. Alocacoc allora agita il suo mantello scuro trasformandolo in un paio d’ali maestose e, con le sembianze di un’aquila, guadagna ben presto il cielo tinto di rosa dell’aurora.
    — Io mangio.
    Iflotsulik si volta appena verso Adicius.
    — Ottima idea, socio. Porta qualcosa anche a me! — Non appena il bestione si allontana, lascia che sul suo viso si dipinga un enorme sorriso soddisfatto. Finalmente arrivato! Il tesoro dei sotterranei di Baglionar sarebbe presto stato suo! Ma ecco che uno strano fruscio lo fa insospettire: si apposta dietro una roccia e con l’animo all’erta si concentra verso quel rumore. Dai cespugli poco distanti un’ombra emerge lentamente strusciando sul fogliame secco. L’ombra volteggia cercando di diventare qualcosa, ma presto si arrende e torna ad essere fumo sparso per terra.
    — Iflotsulik… — sussurra.
    — Ma cosa… — il bardo si fa più guardingo.
    — Iflotsulik… sono io, Lunicius… — e detto questo l’ombra rotola verso di lui.
    — Cosa ti sta succedendo? — il tono del bardo è allarmato: da giorni aveva notato il deperimento di Lunicius ma, non conoscendo bene la sua razza, non era riuscito a definirlo.
    — Iflotsulik… ho fame… — e l’ombra tenta ancora di darsi una forma.
    — Lunicius! Cosa posso fare per te?
    — Portami Adicius! Ho bisogno del suo sangue puro per nutrirmi! — Iflotsulik si allarma all’istante: preso com’era dall’ansia di arrivare a Baglionar, aveva perso il senso del tempo. Ma adesso le parole di Lunicius gli fanno ricordare che quella notte ci sarebbe stata la luna piena e con essa la sua terribile trasformazione in spietato vampiro assetato di sangue puro. E qualcosa d’inquietante inizia a serpeggiargli dentro.
    — Non… non puoi! Non adesso che siamo così vicini!
    — Vicini a cosa? — la voce di Adicius alle sue spalle lo fa trasalire. Il gigante sta arrivando da dietro la collina con un paio di lucertolalli morti buttati su una spalla. Iflotsulik sa che nonostante la prestanza fisica e l’aria burbera Adicius era un puro di cuore che non ha mai conosciuto una donna, e che mai avrebbe sospettato che qualcuno di loro volesse fargli del male.
    — Niente Adi, parlavo tra me e me…
    — Ah!
    Adicius lascia cadere al suolo le due bestie che ha appena catturato.
    — Una per me e una per te. Mangia, che sei piccolo.
    — Grazie Adi!
    Lunicius, sotto forma di leggera nebbiolina, alleggia sulla testa di Adicius. Il gigante prova a cacciarla un paio di volte con la sua mano poderosa, poi fa finta di niente e inizia a banchettare con il suo lucertolallo. Iflotsulik guarda la scena senza sapere cosa fare: Lunicius rotea sempre più con frenesia intorno al gigante, con la sua immensa bramosia e la sua insaziabile fame. Prova ad alzarsi e a cacciarla via, ma questa dopo pochi secondi torna a roteare sulla testa dell’ignaro Adicius. Il bardo in preda all’agitazione non sa più cosa fare: per il momento Lunicius è troppo debole per carpire il gigante, ma una volta sopraggiunta la notte si trasformerà, diventando incontenibile. E a quel punto nessuno avrebbe potuto salvare Adicius. E il suo piano per appropriarsi del tesoro di Baglionar sarebbe sfumato…
    Improvvisamente un inaspettato vortice dovuto a un paio d’ali che battono veloci spazza il prato dove si sono fermati a banchettare. Alocacoc prende subito la sua forma tornando a celarsi dietro il mantello, mentre Lunicius viene disperso nell’aria.
    — Appena in tempo — sospira Iflotsulik.
    — In tempo per cosa? — chiede Alocacoc avvicinandosi.
    — Lunicius era qui e ha detto di essere affamato…
    — Il cibo c’è anche per lui — bofonchia Adicius addentando un cosciotto di lucertolallo, completamente all’oscuro di essere lui stesso il lauto banchetto di Lunicius. Alocacoc invece ha ben capito a cosa si riferisce Iflotsulik.
    — Cosa suggerisci di fare?
    Avevano corso un grosso rischio nell’includere Lunicius per il colpo ai sotterranei di Baglionar, ma la sua elevata conoscenza delle arti magiche era indispensabile per poter oltrepassare gli scudi difensivi della città. Peccato però che il loro viaggio si era protratto troppo a lungo, facendoli purtroppo incappare nella luna piena.
    Il bardo per tutta risposta volge lo sguardo verso Adicius.
    — Guardalo. È praticamente un bambino. Noi abbiamo bisogno della sua mente semplice e intuitiva per superare gli enigmi dei sotterranei di Baglionar: nessuno di noi riesce ad avere le deduzioni che lui ha. Ma la sua purezza è un piatto succulento per Lunicius che stanotte si trasformerà nella sua parte più malvagia e crudele.
    Alocacoc scuote la testa lentamente: sa già dove il bardo vuole andare a parare.
    — Lo dobbiamo proteggere, Alocacoc! Baglionar è lì, appena oltre la pianura. Se va tutto per il verso giusto, domani stesso saremo dentro le sue mura, e nella notte sguazzeremo nelle immense ricchezze dei suoi sotterranei: io avrò il mio oro, tu il pezzo mancante del tuo amuleto che ti renderà invincibile contro il potente Orue, Lunicius troverà finalmente l’elisir che lo libererà dal suo destino di mutaforma crudele, Adicius troverà nei sotterranei la scintilla dell’intelligenza che da tempo brama di avere. Ma, per ottenere tutto ciò, dobbiamo entrare in Baglionar tutti e quattro. E questo non accadrà se stanotte Lunicius spolperà Adi!
    Alocacoc continua a scuotere debolmente la testa.
    — L’unico modo per salvarlo è quello di fargli perdere la sua innocenza… — la voce del bardo si è fatta via via più mielosa e persuasiva. Baglionar è lì, davanti a lui: non può rischiare che tutto vada a monte!
    — Non posso… — sussurra lo stregone.
    — Certo che puoi! So benissimo della tua parte femminile! Si raccontano storie interessanti su di lei…
    — Lasciala stare! — urla Alocacoc. La rabbia che sale dentro di lui si sta manifestando in un vortice di nubi nere cariche di cattive intenzioni, che si materializza sopra di loro, oscurando il sole. Adicius, ignaro di essere al centro della questione, si sposta sotto un albero per ripararsi dalla pioggia imminente e continua a mangiare il lucertolallo mentre canticchia qualcosa.
    — Ascoltami Alocacoc! — la voce del bardo si fa insistente – Non sarai tu a… a… Sarà lei! E in questo non ci vedo niente di male!
    — Tu non la conosci! È una pazza! È instabile! Non riesco a gestirla!
    Iflotsulik si alza di scatto cercando di guardarlo negli occhi.
    — E allora troviamo subito un’altra soluzione, altrimenti stanotte Adicius morirà!
    — Non posso!
    Ma c’è un’incrinatura nell’opposizione dello stregone.
    — Guardalo! Ha soltanto noi…
    Dalla sua postazione al riparo sotto l’albero Adicius guarda i due che stanno confabulando con nervosismo e indirizza loro uno dei suoi rutti poderosi, poi si sistema meglio ai piedi della pianta con l’intenzione di schiacciare un pisolino. Alocacoc guardandolo è preso da una stretta al cuore: fin dalla sua strana nascita è sempre stato al fianco di quel gigante, legato a lui da uno strano sentimento che non ha mai provato e che non può ignorare. E se l’unica alternativa è quella di farlo unire carnalmente con Alokka, non si sarebbe opposto.
    — E sia!
    Iflotsulik spalanca la bocca dalla sorpresa: — Davvero?
    — Sì, ragazzo. Se questa è l’unica soluzione non posso tirarmi indietro. Ma sappi che lo faccio solo per lui — e indica Adicius che dorme profondamente sotto l’albero.
    — Bene, bene! — Iflotsulik si sfrega le mani. Non tutto è ancora perduto!
    — Ascoltami con attenzione. Ci vuole un po' di tempo per evocare Alokka e per questo starò via qualche ora. Tu controlla che Lunicius non si faccia vivo e stai pronto a intervenire.
    — Sì — risponde pronto il bardo.
    Lo stregone si appresta a dileguarsi avvolto nella sua nuvola scura.
    — Ma stai all’erta — riesce a dire ancora prima di scomparire del tutto — Alokka è instabile, pericolosa. Quando s’innamora non capisce più niente e può provocare danni seri! Mi raccomando!
    — Stai tranquillo, Alocacoc! — gli urla dietro Iflotsulik e poi, sottovoce — Ah, le donne!
    Iflotsulik va a sdraiarsi sotto una quercia poco distante da dove Adicius si sta riposando canticchiando qualcosa sottovoce. Prende un cosciotto di lucertolallo e inizia a mangiarlo sovrappensiero. Con lo sguardo attento tiene sott’occhio la leggera nebbiolina nera che continua a incastrarsi tra i cespugli.
    — Lunicius! — chiama dopo un po' – Lunicius, stai bene?
    — No… — un sospiro.
    — Resisti ancora un po', amico: domani saremo nei sotterranei di…
    — Non ce la farò ad arrivare a domani…
    — Devi farcela!
    Silenzio. Solo un refolo di vento caldo.
    — Lunicius? — Iflotsulik si alza: una lingua di panico inizia ad insinuarsi dentro di lui.
    — Lunicius? C’è ancora un po' di Lunella in te? Fatti aiutare da lei!
    — No… — appena udibile – Lunella non c’è più…
    Cavolo! Il bardo a quelle parole inizia a innervosirsi vistosamente. La nebbiolina si sta concentrando intorno ad Adicius.
    — Resisti Lunicius! Tra poco Alocacoc risolverà tutto!
    — Non arriverà mai in tempo…
    — Certo che sì! Arriverà prima di buio e…
    — È già buio… — Iflotsulik si guarda intorno allarmato: il sole che fino a pochi attimi prima era ben alto nel cielo sta precipitando velocemente verso l’orizzonte, a ovest: questa era opera dell’immenso potere magico di Lunicius.
    — Non puoi farlo! Siamo così vicini alla salvezza! Non puoi rovinare tutto così!
    — Certo che posso! Ho troppa fame! — e con lo sguardo atterrito il bardo osserva la nube nera che incombe sul gigante prendere finalmente forma. La forma di qualcosa di orribile.
    — Nooo! — urla Iflotsulik.
    Adicius lo guarda alzando un sopracciglio.
    — Che ho fatto?
    — Scappa Adicius! Lunicius sta per… — ma le sue parole vengono interrotte da qualcuno che si materializza tra il gigante e il vampiro: una donna scura, imponente, vestita solo dei suoi lunghi capelli corvini che le danzano addosso animati da vita propria. La donna avanza verso i due con decisione facendo sobbalzare il turgido seno che s’innalza dal suo petto a sfidare ogni legge di gravità. Con una mossa veloce e aggraziata fa dissolvere la nube nera guadagnando un po' di tempo, poi con decisione si avvicina ad Adicius che istintivamente si tira indietro. La donna nel vedere quel gesto sorride, passandosi la lingua sulle labbra rosse e carnose, mentre i suoi capelli aleggiano intorno lasciandola completamente nuda di fronte al gigante.
    — Ciao — le parole soffiano verso di lui, calde e intrepide, solleticandogli l’orecchio. Adicius si ritrae ancora di più e lei si avvicina posandogli la mano sul torace, accarezzandolo delicatamente.
    Alle sue spalle Iflotsulik colpito da così tanta bellezza si lascia scappare un fischio d’approvazione.
    Alokka si gira all’istante e tutto precipita.
    — Ma tu sei… meraviglioso!
    — Io c… cosa? – balbetta il bardo, poi vedendo che la donna viene verso di lui inizia a scuotere la testa.
    — No, no, no! Cara, hai frainteso! Non sono io che… È lui quello che… — ma nemmeno riesce a continuare che Alokka gli è addosso incollando le labbra turgide alle sue.
    — No, io… ferma! — ma lei si avvinghia sempre di più al bardo guardandolo fisso nel viso con i suoi occhi neri dove brillano i sorrisi di mille sirene.
    — Amore mio… — sussurra con la sua voce calda, mentre il suo corpo nudo e sodo non accenna la minima resa.
    Adicius guarda la scena vagamente turbato e non si accorge della forma scura alle sue spalle che sta prendendo rapidamente una forma inquietante.
    — Amore mio… — continua a sussurrare la donna, mentre il bardo si trova abbracciato a quella furia focosa, e nell’intento di respingerla è costretto a toccare, strizzare, palpare, finché anche per lui non è impossibile staccarsi da lei, e in un attimo si confondono le grida di piacere con quelle dello sconforto.
    — Adicius! Attento! No, no… nooo! – e nell’attimo esatto in cui l’impetuoso amplesso viene consumato, l’agghiacciante forma scura avvolge Adicius facendolo sparire nelle tenebre.
    Per alcuni è lì che ebbe origine il mondo, il famoso Big Bang, il buco nero per eccellenza.
    Adicius, concepito in uno stomaco, cresciuto a latte acido e bile, divorato e divoratore, nello stesso momento in cui Lunicius lo avvolge per cibarsi di lui, nello stesso attimo in cui le tenebre lo coprono, spalanca la sua enorme bocca, inghiotte e viene inghiottito. In quel momento un vortice nero avvolge i quattro avventurieri, strappa Alokka dall’abbraccio di Iflotsulik, la trascina a sé, l’amplesso si trasforma in orgia, Adicius perde purezza e verginità, Lucinius si abbandona all’antro che quella bocca è diventato, ne viene risucchiato, Iflotsulik urla, Baglionar così vicina, e il vortice li porta in alto, un esplosione, succhi gastrici e sangue e poi, tutto si quieta. L’antro, la bocca, la caverna, il buio li avvolge e poi la luce, lieve, che si sprigiona dalla pelle bruciata del gigante.
    — Non posso crederci, siamo nei sotterranei… Ma come hai fatto?
    La risposta un rutto, una parete cede e il tesoro è lì, davanti ai loro occhi.
    Adicius urla: — Dai, rifacciamolo! — e si avvicina a Lunicius, che non ha alcuna intenzione di accondiscendere alle sue brame; l’ombra del vampiro si trasforma in fumo nero e si disperde tra le meraviglie di quel sotterraneo.
    Alokka si tuffa nel settore degli scrigni. Apre tutte le serrature e prova uno ad uno i gioielli che vi erano nascosti: anelli, cavigliere, collane, orecchini, piercing, diademi, bracciali… continua a ripetere disperata: — Non ho niente da mettermi! Non ho niente da mettermi!
    Iflotsulik ha occhi solo per le monete d’oro. Sa anche di non poter sollevare da solo un carico così imponente e, guardandosi attorno, si rivolge all’unico socio che potrebbe aiutarlo: — Adi?
    — Dai, rifacciamolo!
    Il gigante guerriero, non avendo acquisito piena consapevolezza della reale origine dell’orgasmo appena consumato, si avventa sul gracile bardo con la bocca spalancata, sperando che l’orgia possa riprendere lì dov’era iniziata.
    — Alokka, aiutami!
    — Non ho niente da mettermi!
    — Lunicius!
    Nessuna risposta.
    Non avendo altro a portata di mano, Iflotsulik lancia una manciata di monete nella bocca di Adicius, che il gigante prontamente inghiotte.
    Lunicius si materializza intorno a un diamante grezzo della dimensione di un seme di carrubo. — Alokka, stavi cercando questo?
    La donna solleva lo sguardo. È il pezzo mancante all’amuleto che la riporterà nel suo universo. Non lo può toccare. — Iflotsulik, amore mio! Portami quel diamante. Fallo per nostra figlia — e si accarezza il ventre, appena pronunciato.
    Il bardo ha fatto ingoiare una dozzina di manciate di monete d’oro a Adicius; si sente abbastanza sicuro e corre verso il vampiro. Ma, una volta afferrato il diamante, Lunicius lo blocca: — Adesso verrai con me dalla regina del Goriv, lurido traditore!
    — Lunicius, sei tu il lurido traditore! — grida Alokka. E con un urlo mai udito prima scatena un cataclisma immenso che solleva l’intero castello di Baglionar. — Lascia che Iflotsulik mi porti quel diamante, adesso!
    Senza attendere risposta, con la sola forza della propria magia, attira a sé il bardo con tutto lo scomodo bagaglio vampiresco che si porta sulle spalle, mentre il castello ruota lentamente su sé stesso in preda alla furia dei venti.
    — Adesso appoggia il diamante su questo amuleto!
    Alokka si trasfigura nell’istante in cui Iflotsulik esegue il comando. — Adesso finalmente tornerò da Orue! Nessuno mi potrà più fermare! — E si lascia andare a una fragorosa quanto inquietante risata.
    — E di noi che cosa sarà? — le chiede il bardo.
    La risata di Alokka si trasforma in grida di dolore. Il ventre è gonfio e si muove visibilmente. In un’esplosione di sangue e liquido amniotico la donna partorisce una bambina, direttamente tra le braccia di Iflotsulik. — Ecco cosa resterà del nostro amore. Addio! A mai più!
    La furia degli elementi cessa nell’istante in cui Alokka scompare da questo mondo. Il castello precipita nella laguna, ma Lunicius strappa anima e sangue al bardo traditore e si avvia, rapido come il vento, verso la capitale del Goriv con il suo macabro trofeo.
    — Che bello! So volare!
    — Stupido guerriero! — sentenzia la bambina, che ha già raggiunto l’età apparente di dieci anni. — Se non ci inventiamo qualcosa ci spiattelleremo al suolo!
    — Davvero! So volare! — Adicius afferra la bambina e aspira tutta l’aria che può; il suo ventre si gonfia come un pallone aerostatico e già questo rallenta la caduta. A pochi metri dal suolo Adicius lascia uscire l’aria, si esibisce in un enorme peto che porta con se qualunque cosa contenesse nell’intestino: feci, rocce, muschio, resti di lucertolallo e un discreto quantitativo di monete d’oro. Il materiale espulso non fa che rallentare ulteriormente la caduta e i due superstiti giungono sani e salvi sulla terraferma.
    La ragazzina si guarda un po' intorno confusa.
    — Wow! — esclama – Non ho ben capito cosa sia successo, ma è stato fortissimo! Lo rifacciamo?
    Adicius si guarda intorno leggermente perplesso: anche per lui la dinamica dei fatti resta un mistero, ma la ragazzina lo sta fissando con lo sguardo pieno d’ammirazione e lui, vinto l’iniziale imbarazzo, si sente in dovere di dire qualcosa.
    — Sì, è stato… strano. Magari dopo lo rifacciamo. Che ne dici di mangiare qualcosa prima?
    — Mangiare? — la ragazzina disorientata non sa cosa rispondere, ma titubante accetta.
    — Tieni. Il gigante afferra al volo uno stornodonte che passa di lì e lo offre alla piccola. Avvicinandosi nota qualcosa brillare tra i capelli di lei.
    — Ma cosa…? — E nel dire questo allunga la mano verso quello strano luccichio: sono Scintille d’Intelligenza che nell’esplosione sono rimaste impigliate nei capelli della ragazzina, che nel mentre è cresciuta fino a diventare una procace sedicenne. Appena Adicius tocca i Frammenti d’Intelligenza, una luce dorata lo avvolge e il velo opaco dell’ottusità, che velava il suo sguardo fino a un attimo prima, si dissolve all’istante. La ragazza lo osserva curiosa mangiando il suo cosciotto di stornodonte.
    — Stai bene? — gli chiede.
    Il nuovo Adicius solleva lo sguardo verso di lei e sorride.
    — Mai stato meglio… Com’è che ti chiami?
    Lei sorride facendo apparire sul visetto grazioso due fossette maliziose.
    — Mi sa che in tutta quella confusione si sono dimenticati di darmelo!
    — Allora ti chiamerò Gioia. Vuoi essere la mia Gioia?
    — Perché no? esclama lei pulendosi con il dorso della mano la bocca sporca dei rimasugli dello stornodonte: è bella e avvenente come sua madre, scaltra e perspicace come il padre.
    — Ricordati che mi hai promesso di farmi volare di nuovo!
    — Certo! — Adicius sorride e si avvicina mettendole una mano sui fianchi nudi: la pelle scura della ragazza manda strani bagliori sotto la luce bianca della luna piena.
    — Ci sono tanti modi per volare…

    Ho allegato il file per il discorso di corsivi.
  9. .
    La mia paura di haiku derivava dal fatto che non sono madrelingua italiana, e le sillabazioni mi mettevano in ansia, non conoscendo bene le regole. Però Achi mi ha spiegato bene così ho deciso di buttarmi :)
  10. .
    CITAZIONE (*SHORY* @ 8/12/2017, 20:55) 
    Se è il tuo secondo componimento c'è da :Emoticons%20(167):

    Scrivo di solito poesie in versi liberi :)
  11. .
    CITAZIONE (*SHORY* @ 8/12/2017, 20:24) 
    CITAZIONE
    Cuore muore
    di notte -
    con l’alba rinasce

    Ne abbiamo parlato poco fa: le interpretazioni che si possono dare sono molteplici.
    Quella letterale: la notte ci rallenta, ci blocca, elimina la nostra capacità di provare sentimenti attraverso il sonno, non soffriamo, non gioiamo (salvo che nei sogni, ma lì trattasi di cervello): il cuore è morto. All'alba ci si risveglia (in senso reale) e si rinasce.

    Ma andiamo più in profondità:
    Nel buio dato dalla sofferenza il cuore muore, nella luce donata dalla gioia risorge. La notte è il buio, l'alba il ritorno della luce. Messa in questo modo, la composizione si eleva e va ben oltre la prima, semplicistica e molto scientifica elaborazione: diventa poesia.

    Analisi tecnica:
    metrica ok;
    cesura ok;
    la maiuscola a capoverso non ci vuole mai a meno che non si inizi con un nome proprio.

    Tema: centratissimo.

    Nei primi due ku (versi) domina il buio e il senso di morte (Shori); il terzo apre ala speranza, al palpito delll'amore e dell'energia (Yugen).

    Piaciutissimo :Emoticons%20(276): :Emoticons%20(276): :Emoticons%20(276):

    Lo stampo e lo incornicio <3 Era il mio primo componimento orientale serio (in passato avevo scritto un solo haiku). Sono felicissima del tuo giudizio. Non sapevo della regola della maiuscola, farò attenzione in futuro. Grazie di cuore, Shory :elton:
  12. .
    CITAZIONE
    Su SXS esiste già una sezione con un tutorial molto ben fatto e che credo sia stata una delle prime nata in un forum letterario non specifico: purtroppo adesso è andata in disarmo come il porto di Achi o quasi. Se riuscissimo a farla rivivere sarebbe splendido.

    L'ho visitata, quando Achi gentilmente ci ha spiegato come approcciare l'haiku. Ammetto, di poesia orientale sapevo poco e ti ringrazio Shory per il tempo e la passione che hai dedicato per farci capire meglio le regole e il resto.

    CITAZIONE
    Quindi venite quando volete e fate passaparola: più siamo e più ci divertiamo. E magari, tra un pochino, organizziamo anche un contest di genere con ricchi premi e cotillons ;)
    Vi aspetto, :elton:

    Io ci sono già, torno ogni tanto per l'ink. Amo poesia e vorrei esercitarmi di più, specie con l'haiku che è stata una vera scoperta. :elton:
  13. .
    CITAZIONE (*SHORY* @ 8/12/2017, 15:59) 
    Grazie a te per aver letto. Finisco di commentare qui come promesso e poi torno di là: ti aspetto nella sezione haiku, mi piacerebbe tantissimo riuscire a farla ripartire e, se ci stai tu, magari arrivano anche altri ;)

    Sarò lieta di frequentare la sezione haiku di là, ammesso di aver capito come si fa :)
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    CITAZIONE
    ei può testimoniare la crisi che mi è presa nei primi giorni.

    Confermo. In realtà, eravamo entrambe in crisi. Tu all'inizio, io dopo. Ci siamo sostenute a vicenda. Mi piace tanto il metaracconto, però scrivere costantemente in italiano è stancante. Ero abbastanza esaurita e questo si è visto anche dagli errori, e per questo motivo ho fatto fatica a mettere per iscritto la storia che avevo in testa. Mi sono divertita veramente solo a metà stesura. Sono dell'avviso che bisogna cimentarsi anche con cose che non ci piacciono. Mettersi alla prova è sempre gratificante. :) Se vorrei che sparisse qualche genere, eleggo piuttosto la fanfiction che mi aveva messo in una crisi tremenda :D
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    Mi unisco ai ringraziamenti. Grazie per il vostro tempo, in primis, e poi, soprattutto, per i consigli che ci permetteranno di migliorare. Se abbiamo scritto delle storie appassionanti il merito è anche delle vostre tracce. :)
201 replies since 29/7/2017
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